ecoinformazioni

Il mercato del lavoro comasco cresce

Aumentano il numero degli avviamenti e i contratti a tempo determinato, divenuti però sempre più brevi. Presentati i dati dell’Ust Cisl sull’occupazione in provincia nel 2007.

«Il mercato del lavoro a Como fa registrare un saldo positivo ma assorbe manodopera a due precise condizioni: che sia nel settore terziario e con contratti a tempo determinato» questo il commento di Mario Piccinelli, segretario territoriale della Cisl – Mercato del Lavoro sui dati raccolti nel 2007 nei centri per l’impiego.

Nonostante i 25 mila avviamenti in più rispetto a al 2006 l’offerta di lavoro in provincia rimane precaria, con un contratto su due stipulato a tempo determinato. Se poi ai 36 mila contratti a tempo stipulati si aggiungono gli 11 mila interinali e le 2 mila collaborazioni, solo un contratto su tre prevede la formula indeterminata. «È un cambio epocale per il mercato del lavoro – ha continuato Piccinelli – che riflette il trend lombardo. Come sindacato dovremo proporre al nuovo governo un cambiamento nel sistema previdenziale, per assicurare continuità di reddito ai giovani tra un contratto e il successivo. La situazione di precarietà impedisce progetti a lungo termine e un intervento a difesa di chi lavora a tempo determinato avrebbe importanti ricadute sociali. Per questo consiglio ai giovani che hanno che fare con i primi contratti a tempo la previdenza integrativa».

La flessibilità non è però un affare solo per giovani. Gli avviamenti si fanno consistenti anche tra i lavoratori ultraquarantenni, per i quali crescono sia le opportunità che la flessibilità lavorativa.

Ma oltre all’aumento (+ 50 per cento rispetto al 2006) dei contratti a tempo determinato, si allarga anche la differenza tra numero di contratti stipulati e persone avviate, che ha raggiunto nel 2007 quota 16 mila, in costante crescita dal 2004 quando il saldo ammontava a 5 mila. Ciò significa la diminuzione della durata media di un contratto a tempo, che costringe i lavoratori a stipularne più di uno all’anno.

Dal punto di vista della parità dei generi arriva invece qualche buon notizia: le donne guadagnano punti percentuali sul totale degli avviamenti tendendo alla parità con il mercato maschile, ma ancora una volta i dati migliori si registrano sotto la voce dei contratti a tempo determinato, in cui il pareggio è stato quasi raggiunto.

Il settore che traina la crescita del mercato lavorativo è quello terziario, l’unico che fa registrare un significativo aumento degli avviamenti salendo dai 33 mila registrati nel 2006 ai 59 mila dell’anno passato, mentre industria e primario rimangono stabili rispetto agli scorsi anni. La valutazione del mercato è complessivamente positiva, ed è confermata dal saldo fra cessazioni e avviamenti salito a quota 19 mila.

Cresce infine, in linea con i dati generali, l’offerta di lavoro a cittadini extracomunitari, che coprono un settimo del totale degli avviamenti. Ben lontana in questo segmento la parità dei generi, il principale problema rimane comunque il mondo del lavoro sommerso, che falsa – a parere di Piccinelli – i dati sull’occupazione straniera. «Purtroppo il lavoro nero coinvolge più facilmente lavoratori extracomunitari. Anche qui occorrerà un’azione a livello nazionale. In edilizia per esempio nonostante l’approvazione del Documento unico di regolarità contributiva, si stipulano sempre più contratti a tempo parziale. Ed è molto strano trovare un muratore che lavora solo 4 ore al giorno». [Francesco Colombo, ecoinformazioni]


Necessità di una visione laica per la conoscenza e il confronto di diverse culture

La riflessione emersa dalla presentazione del libro di Giuliana Sgrena alla Feltrinelli venerdì 18 aprile.

Una quarantina di persone ha assistito all’incontro organizzato dalle Donne in nero per la pubblicazione de Il prezzo del velo. La guerra dell’Islam contro le donne di Giuliana Sgrena [Feltrinelli editore, 2008, 13 euro, 160 pagg.], nonostante l’allestimento infelice dello spazio tra gli espositori dei libri, con pochi posti a sedere.

Laura Quagliuolo delle Donne in nero ha aperto l’incontro: «Questo libro mette in evidenza una situazione che si verifica anche in Italia, a cui si può dare una soluzione, stimolando una riflessione sulla laicità».

Giuliana Sgrena ha sottolineato il tentativo di «dare voce a chi non ha voce», in questo caso molte donne dei paesi musulmani, dove in alcune realtà si vive in situazioni di conflitto e povertà.

«Solitamente ci sono due atteggiamenti possibili nei confronti della popolazione musulmana» ha spiegato l’autrice «uno è di considerarla un pericolo, l’altro di difenderla. Entrambi, però, la considerano diversa». Invece l’unico modo costruttivo per rapportarsi a questa realtà è considerare semplicemente uguali a noi.

Le donne immigrate dal mondo musulmano sono doppiamente discriminate, in quanto donne e in quanto straniere. Sono loro a trovarsi nella situazione peggiore, perché la comunità di appartenenza impone loro regole rigide e per questo sono isolate dal mondo che le sta intorno, avendo poche possibilità di conoscerlo. «Sono delle grandi escluse» ha chiarito Giuliana Sgrena. E raccontare le loro storie è come avere la possibilità di vedere attraverso i loro occhi.

Aprendo le porte di quest’universo si scopre infatti la realtà di donne che hanno combattuto e combattono quotidianamente nei loro paesi per la democrazia e nel passato hanno ottenuto notevoli risultati ancora prima che in Italia. «Noi non dobbiamo esportare niente, né la democrazia, né la tradizione femminista occidentale» ha puntualizzato l’autrice. Le donne, ad esempio in Egitto, sono riuscite in passato a partecipare alla vita politica e sociale del paese, ma sono state, in un processo lento e inesorabile, demonizzate dal mondo politico e religioso con campagne forti e persistenti, che hanno portato all’interiorizzazione di questa immagine negativa della donna. «Tutte le libertà sono state perse nonostante le donne abbiano anche avuto un ruolo importante durante la lotta per l’indipendenza nazionale» ha chiarito l’autrice.

In alcune circostanze si adduce questa mancanza di libertà a un fattore di cultura tradizionale proprio di alcune nazioni e quindi insormontabile per un popolo, ma un’analisi approfondita rivela come le tradizioni, che nel caso del velo sono comunque relativamente recenti e fuorvianti (infatti nel Corano non è menzionato il velo come obbligo), si possano rielaborare con il passare del tempo e delle generazioni. «Anche loro, come le donne italiane hanno diritto a non rimanere legate alle tradizioni» ha spiegato Giuliana Sgrena.

A volte ciò che sta celato dietro a certe scelte condizionate, come la copertura totale del corpo e del volto della donna è un raccapricciante tentativo di controllo della possibilità riproduttiva della donna da parte dell’uomo. In questo libro viene evidenziato ciò che si nasconde dietro il velo è il controllo incondizionato della sessualità femminile, del libero uso che la donna può fare del proprio corpo. Infatti la parola velo, in arabo hijiab, significa anche imene.

La donna dunque si è battuta per scegliere e per evitare in alcuni casi di indossare il velo. In certi paesi associazioni fondamentaliste pagano le donne per portarlo, per cui, in situazioni disagiate, queste accettano soldi per sopravvivere e nutrire i figli.

La visione integralista dell’Islam, in molti casi si sviluppa a causa della guerra e la radicalizzazione della religione è la risposta all’attacco alla propria civiltà. Purtroppo chi ne paga maggiormente le conseguenze è la donna.

Il primo punto che è emerso dal dibattito è che non solo la guerra ha portato in periodi vari diverse ondate di re-islamizzazione.

Di sicuro la vittoria di Komehini in Iran ha avuto un suo peso, ponendo fine ai movimenti di sinistra e diventando un punto di riferimento per diversi movimenti islamismi. La radicalizzazione della religione si è diffusa anche come collante identitario extra-nazionale, costituendo un forte legame tra popoli che rischiano di perdere la propria cultura nel confronto con l’occidente.

Anche se il percorso non è semplice bisogna fare in modo che anche le comunità straniere accettino un confronto e scambio di culture. Questa conoscenza e iterazione con l’altro è fondamentale perché evita pregiudizi, che a volte passano senza difficoltà dai media, su temi capitali che non possono essere certo generalizzati. Ad esempio, se una donna musulmana pensa, guardando la televisione, che la libertà che cerca un’italiana sia quella di mercificare il proprio corpo, è logico che preferirà portare il velo. Ma se le viene spiegato che anche quello è un uso strumentale del corpo femminile la sua conclusione sarà ben diversa.

Se però ci si continua a confrontare sulle differenze e non sulle uguaglianze non si arriverà mai a capirsi reciprocamente. Affidando il compito del confronto a una visione laica del fenomeno del confronto fra culture non si creeranno divisioni religiose insanabili. [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

Laicità e diritti universali temi centrali dell’intervista con Giuliana Sgrena

L’autrice a Como venerdì 18 aprile per la presentazione del suo ultimo libro Il prezzo del velo. La guerra dell’Islam contro le donne.

Dopo il risultato elettorale non c’è più una forza laica in Parlamento. Qual è l’importanza delle laicità mentre è in continua crescita il fondamentalismo?

Già durante campagna elettorale si è visto come la laicità sia stato un tema trattato in maniera marginale. In un contesto più ampio, non solo in Italia, la caduta delle ideologie si risolve con il recupero di una visione del mondo che si rifà alle religioni. Anche la sinistra italiana appoggia il papa quando si scaglia contro il consumismo, rimanendo isolata quando tutti si alleano contro i diritti delle donne. I laici non hanno la capacità di tessere una rete di rapporti per poter far passare dei messaggi, vanno in ordine sparso. Si è persino persa la parola laico ormai è si usa il termine laicista. io non penso di essere laicista sono laica e lo difendo.

giuliana sgrena

L’integralismo nasce dal cosiddetto crollo delle ideologie e dalla crisi economica una situazione che si può rintracciare anche nel recente risultato elettorale italiano?

Gli integralismi musulmani sono sostenuti da un voto di protesta, così come in Italia i voti di protesta si riversano sulla Lega, non tutti quelli che l’hanno votata vi si rispecchiano completamente. La destra italiana e la Lega hanno affinità con movimenti come Hamas ed il Fis algerino le cui parole d’ordine sono le stesse: diminuzione delle tasse e liberalismo economico. Oltre alla battaglia contro la corruzione di cui in Italia hanno beneficiato Lega e Di Pietro. Gli immigrati in Italia votano la destra. Una donna marocchina che conosco è stata eletta per Alleanza nazionale, suo padre socialista non le parla più, lei non è stata ascoltata dalla sinistra e per una provocazione ha aderito al partito della Bossi-Fini, una provocazione che pesa. Per la destra gli immigrati sono un potenziale pericolo e quando non servono più come manodopera vanno rimandati a casa loro. La sinistra al contrario ha un atteggiamento perbenista che non li garantisce veramente, una sorta di discriminazione di segno opposto. Non si sa come vivono le comunità immigrate. Anche la scelta o imposizione di portare il velo o le violenze in famiglia non escono allo scoperto e quando lo fanno non si dà un aiuto concreto.

Si può dire che vi sia in atto un tentativo di islamizzazione dell’Europa?

Un processo di reislamizzazione è attivo in Bosnia con il recupero di forme più arretrate di religiosità, anche tra le comunità d’immigrati poi c’è una reazione, un tentativo di non farsi contaminare da una cultura diversa con una visione più rigida della pratica religiosa. Così le donne marocchine che non portano il velo in Marocco qui lo indossano. Un tentativo evidente di islamizzazione è quello di Tariq Ramadan, un predicatore che molti spacciano come moderato, ma che è invece tutt’altro. Come lo si può definire democratico nel momento in cui discetta sulla possibilità della lapidazione delle adultere quando la lapidazione stessa va contro i diritti umani?

Come si può fare a superare la crisi della laicità a livello educativo?

Non ho una ricetta. La visione laica della società, anche nella scuola, sta venendo meno. Non intendo cercare uno spirito antireligioso ma al di sopra delle parti. In Italia abbiamo l’ora di religione che non è mai un’ora sulle religioni. La scuola pubblica poi continua a perdere impulsi e finanziamenti in favore di quella privata religiosa. In Francia hanno trovato una soluzione con la legge contro l’ostentazione di simboli religiosi nelle scuole. Un provvedimento che avrebbe potuto avere degli effetti negativi, portando ad una reazione contraria allo spirito che l’aveva animata, magari con un maggiore abbandono scolastico. Ma ho visto, nel dicembre 2005, che già dopo due mesi di applicazione non c’erano problemi e le ragazze che non portavo più il velo si sentivano più libere senza il controllo opprimente dei leader religiosi della comunità. In Italia partiamo comunque da una situazione molo diversa basti vedere il problema per i crocifissi nei luoghi pubblici.

Cosa possono fare associazionismo e volontariato per i diritti delle donne?

Il ruolo delle associazioni è fondamentale. Soprattutto creando rapporti fra le associazioni di immigrate e quelle delle donne italiane, anche se nel nostro paese scontiamo una forte impreparazione per affrontare un fenomeno migratorio che è ancora molto recente.

Come possono i media arabi veicolare messaggi diversi e di apertura?

Al Jazeera è pagata dai Fratelli musulmani non potrà mai indicare dei percorsi differenti. La modernizzazione dei media arabi ha portato alla nascita di telepredicatori seguitissimi come Khaled, che narra la storia del profeta come in una telenovela, ci sono poi situazioni molto difficili come quella delle giornaliste della televisione palestinese minacciate di morte perché non portano il velo. Bisogna aiutare le forze democratiche nei paesi musulmani. Associazioni di donne che si battono per l’affermazione di diritti universali già operano in tutti i paesi dalla Somalia all’Afghanistan, dal Marocco all’Iraq. I media occidentali però non danno spazio al lavoro che svolgono perché le situazioni estremizzate fanno più notizia. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Elezioni e nuovo ospedale Sant’Anna i temi del settimo appuntamento con la Piazza virtuale

Cresce l’interesse per la Piazza virtuale organizzata da AltraComo, 53 i partecipanti alla serata di giovedì 17 aprile durante la quale sono stati analizzati i risultati elettorali e si è parlato delle problematiche connesse alla realizzazione del nuovo ospedale Sant’Anna.

La Piazza virtuale è comiciata con qualche minuto di ritardo, protagonista della prima parte della serata è stato Riccardo Lisi, laureato in statistica, che ha analizzato per mezzo di tabelle e grafici i risultati delle elezioni.
«Ci sono delle cose sorprendenti – ha esordito Lisi, facendo riferimento ai dati da lui elaborati – Veltroni, ad esempio, ha guadagnato circa un milione e mezzo di voti rispetto al 2006, lo stesso dicasi di Berlusconi. Sono i fenomeni di cannibalizzazione degli altri partiti che in buona parte hanno funzionato. Se si considerano i voti relativi al Senato, in termini di voti veri e non di percentuali, Veltroni è salito di un milione e seicento mila e Berlusconi di un milione e seicentotrentuno mila». Lisi ha chiarito che i dati sono complicati da ricavare perché il nostro sistema elettorale «è come il vestito di Arlecchino», bisogna sommare al totale dell’Italia i dati relativi alla Val d’Aosta e al Trentino Alto Adige, che hanno sistemi basati sulle «beneamate preferenze» e i seggi all’estero, di prevalenza del centrosinistra.
«Queste elezioni hanno mostrato che l’Italia ha ormai, come del resto già avveniva in Lombardia, un elettorato poco fedele, molto fluido, tranne con un partito, il cui leader è mitizzato dai suoi, la Lega appunto. I partiti sono strutture rigide per natura, ma nelle schede forse proprio la Lega è l’unico simbolo costante». Alcuni partecipanti alla chat hanno fatto notare a Lisi che anche il «fattore Grillo» ha avuto la sua importanza «ha fatto presa su una parte dell’elettorato della Sinistra l’Arcobaleno inducendolo all’astensione». Lisi si è trovato d’accordo con questa considerazione e ha aggiunto che le proposte di Grillo hanno convinto soprattutto gli elettori di sinistra perché più autocritici e che un altro aspetto da non sottovalutare è stato il ruolo dei media e degli opinion leader che hanno spinto verso un sistema di tipo americano.
Il problema principale è il sistema di voto – ha continuato Lisi – che in Italia prevede sia il premio di maggioranza che alte soglie di ingresso. «Una certa carenza matematica c’è sempre stata tra i politici e in genere tra i cittadini italiani – ha sottolineato il relatore – ma stavolta davvero si è giocato senza badare alle regole, che sono strane ed eterogenee. È come se una partita di calcio avesse regole differenti se si svolge ad Aosta o se due squadre italiane giocano in Germania. Le regole sono uguali per tutti, io sono contro il maggioritario da sempre, mi sembra poco democratico». Dopo varie riflessioni dei partecipanti alla chat sul possibile futuro della Sinistra l’Arcobaleno, gli organizzatori hanno chiuso la prima parte della serata ringraziando Riccardo Lisi per la disponibilità.
Antonio Muscolino di Medicina democratica, è stato invitato per illustrare le problematiche connesse alla realizzazione del nuovo ospedale Sant’Anna, che sta per sorgere fuori dalla città di Como. Muscolino ha spiegato che i fondi per la costruzione della struttura si stanno reperendo tramite un sistema di project financing, che prevede il coinvolgimento di soggetti privati, in questo caso una cordata guidata da Pirelli real estate, nella realizzazione, nella gestione e soprattutto nell’accollo totale o parziale dei costi di questa opera in vista di guadagni futuri. «Ovviamente Pirelli e Telecom non lo fanno per il loro buon cuore – ha sottolineato Muscolino – e neanche per migliorare le condizioni sanitarie della provincia di Como. La cordata avrà in gestione tutti i servizi cosiddetti no-core, non strettamente sanitari, per 25 anni e 8 mesi».

Questa esternalizzazione, controllata dalla cordata – ha continuato il relatore – metterà a rischio i posti di lavoro di 118 lavoratori e di 108 ausiliari che prestano oggi servizio al Sant’Anna e avrà notevoli conseguenze sul futuro della sanità a Como. «Si lascerà “campo libero” in città – ha continuato Muscolino – all’ospedale Valduce e il Sant’Anna sarà ancora più spinto ad entrare in concorrenza con le altre strutture regionali, dimenticandosi ancora di più dei bisogni sanitari del territorio».
Durante le varie fasi del progetto – ha spiegato il relatore – non sono stati mai coinvolti né i dipendenti, né la popolazione, né tanto meno le organizzazioni sindacali, nonostante le continue richieste. «In questi anni sono state organizzate manifestazioni, scritti documenti e un “libro bianco”, – ha concluso Muscolino – ma il tutto è stato sopito poiché troppo “politico”. Credo sia opportuno invece cercare di “uscire dall’ospedale”. All’interno vige un forte corporativismo, per cui le professionalità non toccate difficilmente si mobiliteranno per le altre figure e cercare un coinvolgimento della società civile e credo che questa Piazza virtuale sia una buona occasione per far conoscere queste problematiche». [Greta Pini, ecoinformazioni]

“Diamo gambe ai nostri sogni”

Il 5×1000 donato all’Arci per sostenere chi ogni giorno si batte per i diritti, la Pace e la cultura contro ogni discriminazione.

Donare il 5×1000 all’Arci significa sostenere un’associazione che con i suoi circoli promuove giornalmente la socialità e lo svago, la formazione e la cultura per uso intelligente e creativo del tempo libero. Ogni giorno gli uomini e le donne dell’Arci fanno qualcosa di concreto per rendere migliori le nostre comunità, battendosi per la Pace ed i diritti contro ogni discriminazione.
Donare il 5×1000 non costa nulla, dato che il contributo viene prelevato dall’Irpef. Per devolverlo all’Arci è sufficiente inserire il codice fiscale dell’associazione 97054400581 nella sezione del Cud, del 730 e del modello Unico dedicata al “Sostegno del volontariato”. E metterci la firma.

Il 5×1000 per i paesi in via di sviluppo

Sostenendo con la donazione l’Ovci La nostra Famiglia si può contribuire concretamente ai progetti in Sudan, Marocco, Ecuador, Cina e Brasile a favore dei bambini disabili.

Anche quest’anno l’Ovci La Nostra Famiglia rinnova l’appello a donare il 5×1000 per i progetti che da 25 anni svolge nei paesi in via di sviluppo. L’associazione di volontariato opera in Sudan, Marocco, Ecuador, Cina e Brasile a favore dei bambini disabili, attraverso progetti mirati allo sviluppo delle popolazioni locali.
Donare il 5×1000 non costa nulla, dato che il contributo viene prelevato dall’Irpef. Per devolverlo all’Ovci è sufficiente inserire il codice fiscale dell’associazione 91001170132 nella sezione del Cud, del 730 e del modello Unico dedicata al “Sostegno del volontariato”. E metterci la firma.

Per diventare buoni cittadini cosa c’è di meglio di una bella esercitazione militare?

La realizza l’esercito italiano a Como d’intesa con il Comune ed il provveditorato agli studi. Già scelto nelle scuole superiori della città un manipolo di ottanta giovani che venerdì 18 aprile si cimenteranno in una gara. Come a Sanremo non ci sarà solo il corpo, ma anche la mente: previste prove di carattere sportivo, tecnico militare e di cultura.

Presentata, mercoledì 16 aprile alla caserma De Cristoforis, alla stampa la giornata finale del Training day 2008. Venerdì 18 al campo Coni il progetto si concluderà con la gara tra gli ottanta studenti che hanno partecipato all’iniziativa. Le prove che le diverse pattuglie, composte ognuna da quattro alunni delle scuole superiori, dovranno affrontare saranno di carattere sportivo, tecnico militare e di cultura. I ragazzi hanno inoltre seguito un corso di circa 36 ore nel quale sono state trattate diverse materie tecniche operative.
Il progetto si inserisce in un più ampio disegno teso ad avvicinare i giovani al servizio militare volontario. Si cerca di inserire così il militarismo nelle scuole. Il concetto che hanno sottolineato sia il vicesindaco di Como Paolo Mascetti, che il provveditore agli studi che il colonnello Giuseppe D’Errico, comando militare esercito Lombardia, è stato che queste giornate sono un’occasione di festa ed entusiasmo.
Gli altri progetti, che il protocollo d’intesa tra Ufficio scolastico regionale per la Lombardia e il Comando militare esercito Lombardia ha permesso, sono quattro. Solidarietà è un progetto che prevede che studenti italiani aiutino economicamente studenti di paesi in guerra. Salute e benessere con il quale si vorrebbero prevenire e curare nelle scuole i dismetabolismi, l’obesità, la bulimia e l’anoressia. Civico-culturale prevede concorsi di scrittura, come quello che chiede ai ragazzi di scrivere una lettera alla famiglia di un caduto in missione di Pace. Orientamento è un vero e proprio tentativo di fare avvicinare i ragazzi all’esercito.

Il colonnello Giuseppe D’Errico ha dichiarato che Training day 2008 è molto importante perché si basa su una scommessa tra mondo della scuola e mondo militare. Lo stesso concetto è stato sottolineato da Paolo Mascetti che ha ribadito che questa iniziativa è molto importante sia per l’assessorato allo sport, sia per quello della protezione civile. Inoltre il vicesindaco ha affermato che per i giovani il servizio militare volontario potrebbe essere una buona occasione di lavoro. Anche Benedetto Scaglione ha accentuato l’importanza dell’esercito, dicendo che in uno Stato non può assolutamente mancare, come non può mancare la scuola.
È stata quindi la volta del capo staff del Training day 2008, Stefano Colombo, che ha presentato le diverse discipline, ha ringraziato i ragazzi che hanno partecipato all’iniziativa e le associazioni che ne hanno curato le diverse discipline tecniche e sportive. Dopo due brevi interventi dei rappresentanti degli studenti, il capo staff ha dichiarato che i partecipanti al progetto hanno ora tutte le carte per diventare ottimi cittadini, avendo assimilato l’amor patrio e il senso del dovere. Per informazioni Internet www.trainingday.it. [Francesco Vanotti, ecoinformazioni]

Il consiglio comunale di martedì 15 aprile 2008

Arrivano in Consiglio comunale le dimissioni di Giorgio Carcano già candidato sindaco di Area 2010. Terminata la discussione generale sul Bilancio nella seduta del 15 aprile è incominciato il dibattito sugli emendamenti. La Giunta è intenzionata a riqualificare i bagni pubblici di piazza Vittoria e a attrezzare un campo da rugby in via Belevedere.

Le elezioni entrano anche in consiglio comunale e dopo le dichiarazioni di appeasement del leader del Pd Walter Veltroni persino Roberto Rallo, Fi, ha auspicato per il futuro «la possibilità di un lavoro diverso con le opposizioni», mentre per Emanuele Lionetti, capogruppo Lega Nord, i risultati elettorali non modificano i rapporti all’interno della maggioranza comunale.
Una disfunzione della macchina elettorale è stata invece segnalata da Marcello Iantorno, Pd, che ha denunciato come un’elettrice comasca abbia incontrato serie difficoltà per poter votare. Una segnalazione a cui ha prontamente risposto l’assessore Cenetiempo che non potendo al questione essere esaurientemente trattata in aula si è reso disponibile per ogni chiarimento da parte dei consiglieri.
Alla fine delle preliminari Giorgio Carcano ha confermato il passaggio di testimone ad Alessandro Rapinese spiegando che la sua scelta è dovuta al «trasferimento ad un incarico più operativo, di vertice, nella società che si occuperà del polo tecnologico di Lomazzo», una nuova mansione «più utile all’interesse pubblico con un incarico più operativo e meno politico».
Sono quindi ripresi i quesiti all’assessore Colombo sul Bilancio e Silvia Magni, Pd, si è chiesta come si possa parlare di Como città turistica quando nel documento di bilancio solo lo 0,54 per cento è destinato alla promozione della città. La consigliera ha definito poi «molto vaghe e indefinite» le proposte della maggioranza per combattere l’inquinamento, così come quelle sulla raccolta dei rifiuti, soprattutto dell’umido. L’esponente Pd ha chiesto anche «come si possa già progettare una società di gestione del servizio idrico quando la Corte costituzionale non si è ancora espressa sulla legge regionale che permetterebbe la vendita degli acquedotti comunali».
Roberto Rallo ha proposto un piano di case popolari «per il futuro delle nostre genti, come lo fu il Piano Fanfani» e ha sottolineato le «eccedenze di materiale umano del nostro ente locale».
Francesco Pettignano, An, ha difeso il «nido pubblico come sinonimo di qualità, efficienza e buon servizio» riconoscendo la possibilità di rivedere i criteri per il calcolo delle tariffe. Per il suo capogruppo Marco Butti «può esserci la disponibilità al dialogo con le minoranze» e, dopo un certo scetticismo iniziale, ha sostenuto l’utilità del Progetto comunic@.
Lassessore Colombo replicando alle domande degli ultimi consigli ha ribadito più volte, a chi aveva chiesto chiarezza sulla vendita della ex Ticosa, la veridicità contabile del bilancio e a proposito della revisione delle tariffe ha espresso la filosofia della Giunta: «Non far pagare a tutti ciò di cui usufruiscono pochi». L’assessore ha cercato di fugare i dubbi sul Progetto comunic@ che «sarà istituzionale e il consiglio dovrà controllarlo». Anche le osservazioni sul rispetto pedissequo di riferimenti normativi di indirizzo di spesa, per oneri di urbanizzazione e tariffe dei servizi a domanda individuale, rientrano nel solco di una «sana e buona amministrazione». Colombo ha concluso ribaltando l’affermazione di chi ha definito il Bilancio “senz’anima” ritenendolo invece «con un’anima pragmatica».
È quindi incominciata la discussione del primo dei 28 emendamenti, con 9 ordini del giorno, che saranno al centro del dibattito comunale nelle prossime sedute. Sempre l’assessore al bilancio ha spiegato questo emendamento presentato dalla maggioranza che prevede una ridistribuzione di fondi dalla sistemazione dell’impianto sportivo di via Spartaco al campo sportivo di rugby in via Belvedere, all’acquisizione delle quote non comunali dell’ex Cinema Politeama e ad altri interventi minori tra cui la sistemazione dei bagni di piazza Vittoria e un incarico per calcolare l’indotto delle mostre a Villa Olmo. Dopo un inizio di discussione, data l’ora tarda, i lavori sono stati spostati al consiglio di lunedì 21 aprile. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Le iniziative della Sinistra comasca

Dopo la débacle elettorale della sinistra su cui AltraComo organizza la piazza virtuale giovedì 17 aprile, riparte la mobilitazione dal basso di pacifisti e movimenti attivi per la costruzione di un nuovo mondo possibile.

Venerdì 18 aprile incontro organizzato dalle Donne in nero di Como dalle 17.15 alla Libreria Feltrinelli in via Cesare Cantù 17. Giuliana Sgrena parlerà del suo nuovo libro, Il prezzo del velo. La guerra dell’Islam contro le donne [Feltrinelli, 2008], con Laura Quagliuolo del Coordinamento italiano sostegno donne afgane. «L’obiettivo di questo libro – scrive l’autrice – non è tanto la denuncia delle violazioni dei diritti delle donne nel mondo islamico (…) bensì far luce su una realtà poco nota e poco raccontata: la presenza nei paesi musulmani di donne (ma anche di uomini) che si battono per i loro diritti…».
Sabato 19 aprile dalle 15 presidio alla palizzata del cantiere delle paratie al Lungolago Trento organizzato da Territorio precario. «Come reagiranno le sponde del lago all’aggressione del sistema di paratie artificiali? Quali conseguenze per i paesi rivieraschi e per la navigazione? Quali modifiche alle falde e all’equilibrio idrogeologico? Quali costi per la collettività? Quale impatto visivo? Chi risponde a queste domande? Chi ha discusso questo progetto con i cittadini?» queste le domande che si pongono i promotori della manifestazione per bloccare la nascita del piccolo mose comasco.
L’analisi del voto delle ultime elezioni politiche sarà al centro del dibattito della settima piazza virtuale organizzata da l’AltraComo (www.altracomo.it) giovedì 17 aprile a partire dalle 21.30, dove si parlerà anche del futuro dell’ospedale Sant’Anna, la nuova struttura e il polo sanitario a Camerlata.

Il Circolo Rosa Luxemburg a Firenze

Prima assemblea nazionale dopo la sconfitta elettorale de la Sinistra l’Arcobaleno. L’ha indetta Sinistra unita e plurale di Firenze. Aderisce e partecipa anche il Circolo Rosa Luxemburg della Sinistra europea di Como. Appuntamento a Firenze sabato 19 aprile.

Il Circolo Rosa Luxemburg della Sinistra europea di Como ha aderito e manderà una propria delegazione all’assemblea di sabato 19 aprile a Firenze, per una Sinistra unita e plurale. Una riunione che gli organizzatori vogliono: «grande e aperta, di discussione collettiva sull’esito elettorale ma soprattutto sulla Sinistra l’Arcobaleno che vogliamo essere dal 13 aprile in poi».

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