BiciAmo, in bicicletta per le vie di Como

Cinquanta persone si sono date appuntamento a Porta Torre per percorrere poi in bicicletta le vie di Como sabato 15 marzo per BiciAmo, una pedalata a sostegno dell’uso urbano della bicicletta.

Dopo la raccolta di quasi duemila firme per richiedere lo studio di un Piano della mobilità ciclabile all’amministrazione comunale, i comaschi amanti della bicicletta si sono ritrovati a Porta torre sabato 15 marzo alle 15 per una nuova pedalata di BiciAmo, il progetto dell’associazione La città possibile di Como per la promozione dell’uso della bicicletta in città.
Erano circa cinquanta, biciclette al seguito e campanacci in mano, pronti a percorrere i dieci chilometri del tragitto lungo le principali vie della città, per testimoniare concretamente la scelta di molti cittadini del mezzo di trasporto più ecologico e invitare gli stupiti passanti ad unirsi al festoso gruppo.

Morire per lavoro: è possibile ridurre infortuni e malattie professionali?

Per Lamberto Settimi, medico del lavoro, la via per evitare la tragedia delle morti sul lavoro è aumentare i controlli, non tagliare la spesa pubblica nel settore della sicurezza, contrastare la contraffazione di documenti essenziali per la sicurezza per ottenere sensibili risparmi delle aziende. Se ne è parlato nell’incontro Morire per lavoro: è possibile ridurre infortuni e malattie professionali? organizzato dal circolo locale del Partito democratico.

«I morti – ha esordito Lamberto Settimi – fanno sempre notizia, perché viene violata la sacralità del lavoro. I media ne ritraggono però solo il lato umano e non aiutano a inquadrare oggettivamente il fenomeno, né tanto meno a evidenziarne le criticità, perciò vorrei partire dai numeri. Il picco del numero di morti sul lavoro si è registrato negli anni ’60, quando con il boom economico aumentarono le persone impiegate. Da allora fino a qualche anno fa il fenomeno è andato costantemente decrescendo, per stabilizzarsi nei primi anni del nuovo millennio a quota 1200 morti l’anno. Negli ultimi quattro anni invece c’è stato un lieve peggioramento, con più di 1300 persone che ogni anno perdono la vita lavorando».
Da dove cominciare? Non certo dalle leggi, che per il relatore non sono il punto debole: «Abbiamo ottime e numerose leggi in materia di sicurezza sul lavoro. A partire dalla n. 833 del ’78, rivoluzionaria per l’epoca tanto da essere poi copiata da diversi paesi europei, passando per la n. 626, normativa europea ma non per questo meno importante, per arrivare alle leggi degli anni ’90 che regolamentano i cantieri edili rendendo impossibile il lavoro senza contratto, mentre prima era previsto un periodo di prova, nel quale era frequente il verificarsi di incidenti».
«Una delle criticità è sicuramente quella dei controlli. Con le forze in campo ad oggi si riescono a controllare il 3-4 per cento delle aziende. Se si vogliono applicare le leggi e renderle un efficace strumento di prevenzione occorre aumentare il numero degli ispettori del lavoro. E c’è da preoccuparsi quando i due maggiori partiti propongono il taglio della spesa pubblica».
Ma il vero problema è il dilagare dei “falsi”. Le leggi prevedono una serie di strumenti per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, come la valutazione dei rischi di un cantiere e le riunioni di analisi del problema fra sindacalisti e dirigenti d’azienda. Spesso certificati e verbali si rivelano prestampati, documenti fasulli che vengono prodotti per l’esigenza di abbassare i costi per le imprese.
Gli ambiti in cui è più frequente il verificarsi di incidenti rimangono quelli del lavoro nero e precario: il fenomeno del lavoro irregolare è ancora forte nel mondo dell’edilizia, nonostante le recenti leggi più restrittive in materia, e ai lavoratori in nero, spesso immigrati, non vengono assicurate le giuste misure di sicurezza. Ai lavoratori a termine semplicemente non conviene, per la mentalità imprenditoriale, offrire la giusta formazione al compito che andranno a svolgere. A questo si aggiunge che chi lavora con contratti a termine cambia ogni mese o settimana luogo di lavoro e macchinari di produzione, e non riesce ad acquisire quella consapevolezza che potrebbe salvargli la vita.
Dal pubblico un ispettore del lavoro ha fatto notare che «gli incidenti non capitano mai per caso. La mentalità imprenditoriale del fare fa spesso dimenticare il ruolo fondamentale dalla progettazione. E se il risultato è un prodotto malfunzionante si sono solo sprecati dei soldi, se invece per mancanza di progettualità una vita viene stroncata il dramma va oltre il lato economico. Dall’altra parte viene invocata una costante informazione verso i lavoratori, ma sono spesso questi ultimi a non rispettare le più banali regole di sicurezza».
Un altro partecipante alla serata ha ricordato la proposta del magistrato torinese Raffale Guariniello di istituire una procura nazionale per gli infortuni sul lavoro, così da evitare che per lungaggini giudiziarie i processi cadano in prescrizione. Proposta giudicata positivamente anche da Lamberto Settimi, che ha sottolineato come «con un buon avvocato ogni datore di lavoro riesce a non rispondere al crimine». [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

Il consiglio comunale di giovedì 13 marzo 2008

Approvato il nuovo Villaggio dello sport a Muggiò in consiglio comunale. Sono stati accolti quasi tutti gli emendamenti proposti dalle opposizioni.

Molte le preliminari nel consiglio comunale di giovedì 13 marzo: Giampiero Ajani, Lega Nord, ha invitato il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale a controllare le assenze dei professori a cavallo fra le varie festività da qui al primo maggio, Gianni Imperiali, Partito democratico, ha suggerito il posizionamento di vigili urbani in via Santo Garovaglio fra le otto e le nove del mattino, per garantire il deflusso automobilistico ed evitare ritardi all’ingresso delle autoambulanze al pronto soccorso del Valduce, Pasquale Buono, Forza Italia, si è espresso contro la proposta di rimborso delle spese di trasporto per i consiglieri comunali proposta da Gianmaria Quagelli del suo stesso partito, Emanuele Lionetti, Lega, ha espresso la sua «totale e completa contrarietà» alla nuova “occupazione” di piazza Cavour con le bancarelle del mercatino di prodotti tipici e, dopo la votazione sul palazzetto dello sport, ha dichiarato che non parteciperà al voto delle delibere finanziarie, Roberto Rallo, Fi, ha chiesto e prontamente ottenuto un minuto di silenzio per la morte del vescovo caldeo di Mosul. Iniziata la discussione sulla nuova struttura sportiva di Muggiò Donato supino, Rifondazione comunista, ha chiesto chiarimenti per quanto apparso sulla stampa locale a proposito del ricorso al Tar da parte della ditta che non ha vinto la gara per la sua edificazione. Per la Giunta ha risposto l’assessore Fulvio Caradonna «noi siamo tranquilli». I nove emendamenti proposti dalle minoranze e il progetto preliminare del nuovo Villaggio dello sport sono stati quindi discussi e approvati. Solo uno, proposto da Mario Lucini, Pd, che voleva rendere più stringente la definizione delle metrature della zona commerciale, è stato bocciato di misura, per un solo voto, dopo aver trovato l’appoggio di due esponenti di Forza Italia ma l’astensione di Area 2010.
Un altro emendamento, proposto da Giorgio Carcano, Area 2010, è invece passato con l’aggiunta di un sub emendamento della maggioranza.
Il voto sul progetto emendato ha visto il voto contrario di Donato Supino e Bruno Magatti, Paco, l’astensione del gruppo di Per Como e Vincenzo Sapere, Gruppo misto, e i voti favorevoli dell’intera maggioranza assieme al gruppo di Area 2010 e ai consiglieri del Pd Marcello Iantorno e Bruno Saladino. Il primo esprimendo un consenso con riserva e il secondo perché seppur non ideale «la città ha bisogno di questo provvedimento», mentre il resto del gruppo democratico è uscito dall’aula. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

Evoluzione dei mass media: questione aperte e prospettive dell’infoetica

Più consapevolezza del potere dei media, più responsabilità per chi gestisce l’informazione, due dei messaggi lanciati da Simone Carlo nell’incontro Evoluzione dei mass media: questione aperte e prospettive dell’infoetica mercoledì 12 marzo a La nostra famiglia.
«Un titolo impegnativo» ha esordito Simone Carlo, cultore del corso di Teoria e tecnica dei media dell’Università Cattolica di Milano, chiamato a relazionare sul tema. Non meno impegnativa la definizione che l’esperto ha dato dei media, definiti apparati socio tecnici che svolgono funzione di mediazione nella comunicazione tra soggetti.«Fondamentale è interpretare i media non solo come strumenti tecnologici. Ogni media nasce e si sviluppa in un contesto storico e sociale, che ne decreta la popolarità. Se la funzione è sempre la stessa, cioè mettere in condivisione informazione e cultura, uno stesso media assume caratteristiche diverse a seconda del contesto nel quale si sviluppa».
Ad esempio i nuovi media – sempre a detta del professore – rispondono all’esigenza di avere a disposizione strumenti orizzontali e paritetici per la trasmissione dell’informazione, superando il modello classico verticale, proprio dei media tradizionali. La stessa dinamica si ritrova nella dimensione economica dei nuovi media: si sviluppano forme di scambio, basate sul dono e controdono (il file sharing ad esempio), aumentando i rapporti sociali e ridimensionando quelli di natura economica.
Se lo sviluppo dei nuovi media ridefinisce la società ampliando la conoscenza, rendendo più facile l’acceso a molti contenuti e abbattendo i confini spaziali e temporali della comunicazione, queste innovazioni aumentano il cultural divide fra chi ha accesso al mezzo e chi no.
Internet è un universo di opportunità in continua espansione, ma solo per coloro che possono entrarvi e sanno come sfruttarlo. Chi non ha la possibilità di accedere alla grande rete scivola nell’emarginazione e vede quindi peggiorare la propria situazione. «Anche l’epoca dei new media è superata – ha continuato Simone Carlo – la copertina di Time del gennaio 2007 indicava ognuno di noi come protagonista dell’anno passato. Questo perché siamo entrati nell’era dei new new media, fondata sulla valorizzazione dell’intelligenza collettiva e la costruzione del sapere basato sulla condivisione di informazioni e conoscenze. Wikipedia ne è l’esempio più eclatante, ma sono disponibili sulla rete molti strumenti che permettono la libera pubblicazione di qualsiasi contenuto.
Tra questi il fenomeno più rilevante rimane quello dei blog, stimati in circa 112 milioni. Il loro successo deriva, oltre che dalla semplicità di utilizzo, dalla possibilità di condividere gratuitamente i contenuti, quasi un ritorno ad una società precapitalista. I mass media invece continuano a dipingere i blog come luoghi di sfogo per soggetti deviati, facendo passare l’idea che il blog nasconda una figura torbida e sola».
«Se consideriamo l’infoetica come rapporto tra media e società, dobbiamo chiederci com’è cambiata la società stessa. Io credo di vivere nella network information society, in cui la struttura a rete prevale su quella gerarchica. Dalla metà del ventesimo secolo le reti si sono sviluppate, ad ogni livello, tanto da essere l’elemento centrale della vita di tutti noi. Siamo quindi passati dalla società di massa, che aveva nelle diverse collettività il proprio cardine, ad una società a rete, in cui ogni individualità è potenzialmente connessa con tutte le altre.
In questo scenario la comunicazione che prima avveniva faccia a faccia o tramite i media di massa, risulta sempre più mediata da strumenti interattivi e di nicchia». In questo nuovo scenario comunicativo è evidente l’importanza che i media rivestono nella costruzione dell’opinione pubblica. Al dì la delle varie teorie sulla bontà della comunicazione moderna occorre essere consapevoli del potere di cui dispongono questi nuovi mezzi, così da poterli analizzare con occhio critico. Ma anche chi fa informazione, a vari livelli, dovrebbe responsabilizzarsi proprio per l’importante ruolo che assume. Dovrebbe porsi delle regole etiche per svolgere al meglio la propria funzione. Regole che dovrebbero difendere i soggetti più deboli nella relazione con i media.
Allo stato attuale è impensabile ritornare all’uso della censura come strumento di controllo dei media perché, ad esempio, chiudendo YouTube per non permettere l’upload del video del tredicenne che filma la compagna di banco nuda, verrebbero aperti dieci altri siti che permettono la stessa operazione. Occorre quindi lavorare a monte del problema, trovando strumenti che depotenzino il potere educativo dei media in favore di altre agenzie educative, responsabilizzando la persona nel sistema complessivo dell’informazione. [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

Secondo appuntamento del ciclo Dalla croce al mandala

Alla presentazione del documentario di Werner Weick la sala era gremita, a dimostrazione dell’interesse che continua ad esserci nei confronti della questione tibetana.

Il regista Werner Weick, grazie alla collaborazione con la Televisione svizzera italiana ha realizzato due documentari per esporre il dramma di due popoli completamente dimenticati dalla grande informazione. Il primo, Armenia, ferita aperta, è stato presentato sempre all’auditorium Don Guanella di via Tommaso Grossi settimana scorsa ed il secondo Prigionieri di Pechino e Shangri-La mercoledì 12 marzo. Il secondo filmato racconta, attraverso la storia di Tashi, donna tibetana approdata a Zurigo quand’era ancora bambina, la storia di un popolo pacifico che è oppresso nella propria patria e continuamente in fuga verso l’estero. Nonostante siano molte le simpatie verso il Tibet e il Dalai Lama, la Cina spadroneggia e opprime sempre più la cultura e la società tibetana. Dal campo profughi nepalese di Kathmandu, fino alle associazioni formatesi in Svizzera si leva un urlo di orrore e di richiesta di giustizia, troppo poco ascoltato, anche in quest’anno “olimpionico” per la Cina. [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

Il consiglio comunale di lunedì 10 marzo 2008

Ancora un rinvio all’approvazione del progetto del nuovo palazzetto dello sport a Muggiò in consiglio comunale.

Ha aperto la serata la preliminare di Antonietta Sosio, Forza Italia, che ha chiesto un ripristino delle strisce pedonali ormai cancellate in diverse zone della città, soprattutto vicino alle scuole. La consigliera ha poi sollecitato l’amministrazione, dopo la trasformazione in posteggi a pagamento di quelli della zona Valduce, a non intervenire a macchia di leopardo ma ad approntare un piano organico dei parcheggi in città.
Si è così cominciato a discutere l’argomento principale della serata, la costruzione del nuovo palazzetto dello sport. Una preoccupazione di molti consiglieri è quella di non vedere trasformata la parte commerciale di carattere sportivo della struttura in un nuovo centro commerciale. Per Marcello Iantorno, Partito democratico, proprio per come è scritta, la bozza di concessione lascerebbe intendere un possibile cambiamento d’uso e il consigliere dell’opposizione ha ricordato «le brutte esperienze del Dadone e della ex Trevitex». Lo stesso ha aggiunto che la norma per il diritto al recesso della convenzione del concessionario ha «una formulazione assolutamente incomprensibile».
Un altro problema sollevato è stato quello della viabilità. Mario Lucini, Pd, ha portato l’esempio di Novara dove il nuovo impianto sportivo è stato costruito al di fuori del centro storico in un’area ben servita, al contrario di Como dove aumenterebbe il traffico in una zona che avrebbe dovuto essere decongestionata dalla tangenziale. Donato Supino, Rifondazione comunista, ha rincarato la dose affermando la propria contrarietà al progetto anche perché non adeguato dal punto di vista viabilistico. Secondo il consigliere di Rifondazione una zona ottimale sarebbe potuta essere quella di Lazzago, collegata alle future tangenziale e metropolitana leggera.
Per Mario Molteni, Per Como, la gestione della struttura da parte di un privato potrebbe mettere in difficoltà le associazioni sportive, nel caso in cui il concessionario non riuscisse ad ottenere un equilibrio di bilancio avendo la possibilità di modificare le tariffe.
Bruno Magatti, Paco, è contrario a questa gestione dei progetti di recupero che dovrebbero essere a suo avviso affidati ad una società di riqualificazione urbana comunale che possa garantire maggiore trasparenza e continuità nei lavori, anche perché «se la concessionaria lascia a metà dell’opera, cosa succede?».
Nella replica l’assessore Fulvio Caradonna, stizzito «dalle critiche dette con veemenza e sicurezza» da parte delle opposizioni, ha chiarito che «non c’è zona migliore di quella per il nuovo centro sportivo, anche perché si potrà collegare con sovrappassi al campo Coni, diventando l’ultimo tassello di diversi interventi che sono stati realizzati nel corso degli ultimi anni». L’assessore ha inoltre ribadito che non ci saranno stravolgimenti nella destinazione d’uso della struttura commerciale, dichiarandosene garante. Alcune precisazioni finali sono state fatte dall’ingegnere Antonio Ferro che ha spiegato come al Coni non sia ancora stato presentato il progetto, dato che non è definitivo, e allo stato attuale la situazione viabilistica non è critica e le ipotesi tariffarie potranno essere tutelate, anche perché si è ancora in una fase preparatoria.
La serata si è conclusa con la presentazione di nove emendamenti da parte di Pd e Per Como, su sette dei quali la Giunta ha espresso parere positivo. Data l’impossibilità di poterne dare una copia a tutti i consiglieri, per problemi con la fotocopiatrice, la votazione è stata spostata al prossimo consiglio comunale. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

100 mila euro per la vita autonoma

La Fondazione provinciale della comunità comasca propone il Bando per il durante e dopo di noi in sostegno alla vita autonoma dei disabili.

Il durante e il dopo di chi vive la propria vita con un figlio disabile è al centro del nuovo bando della Fondazione provinciale della comunità comasca. Per il secondo anno consecutivo l’organizzazione con sede nell’Unione industriali mette a disposizione 100 mila euro tramite il Bando per il durante e dopo di noi per le associazioni di promozione sociale e gli enti non profit che sviluppano progetti per l’inclusione sociale dei disabili e lo sviluppo della vita indipendente. Fino al 30 aprile sarà possibile presentare progetti di sostegno ai disabili che li aiutino ad uscire dal contesto familiare, sviluppando l’autonomia abitativa e l’inserimento nel mondo del lavoro.
Il bando prevede il finanziamento dei progetti vincitori al 50 per cento, ma obbliga le organizzazioni alla raccolta, tramite donazioni, di una quota pari al 10 per cento del costo totale, che andrà a finanziare il fondo Domus, creato con lo scopo di garantire un aiuto finanziario ai genitori di figli disabili.
Il presidente della Fondazione Franco Tieghi ha sottolineato come «il bando affronti uno dei più grossi problemi della società. Aiuta a sollevare i genitori dalla preoccupazione di quale sarà il futuro del proprio figlio quando non potranno più garantirgli la propria assistenza». [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

Marialuisa Seveso neopresidente delle Acli di Como

Eletta alla vigilia dell’otto marzo la nuova presidente delle Acli di Como Marialuisa Seveso, la prima donna a ricoprire questa carica nell’organizzazione comasca che conta in provincia oltre 5 mila iscritti.

Marialuisa Seveso, 49 anni, metà dei quali alle Acli, succede a Vittorio Pozzi in «una prospettiva di equilibrio e sviluppo reciproco, riconoscendo pari valore alle tre dimensioni che costituiscono le Acli: associazione, movimento ed impresa sociale», così come tracciato nella mozione congressuale del febbraio scorso «le Acli intendono affrontare le sfide di questa nuova epoca nelle dimensioni a loro più proprie: quella ecclesiale, quella del mondo del lavoro e quella dell’impegno per la democrazia» con «una presa di coscienza della fase di passaggio che stiamo vivendo, di mutamento culturale, sociale e politico». La nuova presidente è entrata nell’associazione da giovanissima, poco dopo le superiori, arrivando alla direzione del Patronato Acli regionale. Da qui il passaggio alla direzione del movimento aclista comasco per il quale punta a «concentrare l’attenzione sullo sviluppo associativo, sostenere le presenze territoriali esistenti, promuovere nuovi modi di essere fra la gente e nuove forme di sviluppo di comunità in rete con le parrocchie, le altre associazioni e quanto c’è di attivo sul territorio».

L’approccio biologico all’agricoltura per il progetto Vivi sostenibile

Per il progetto Vivi sostenibile Martino Bargero dell’omonima Azienda agricola ha introdotto l’approccio biologico in agricoltura. Giovedì 6 marzo una ventina di persone a Gironico hanno partecipato all’incontro organizzato dall’Isola che c’è.

È ripartito con l’incontro sull’agricoltura biologica il progetto Vivi sostenibile nel Comune di Gironico. Il relatore, Martino Bargero, che lavora da anni nella sua azienda agricola, ha illustrato al pubblico presente le differenze tra diverse modalità di approccio all’agricoltura. Dato che l’agricoltura chimica, con il suo tendere a massimizzare il raccolto minimizzando la diversità, ha creato problemi all’ambiente, alcuni agricoltori hanno intrapreso la via del biologico. L’agricoltore biologico non fa semplicemente crescere delle piante, ma ricrea il loro habitat naturale e conserva le specie di parassiti che svolgono un ruolo nella crescita. È un approccio diverso alla coltivazione. «Si tende a dividere gli operatori in buoni e cattivi» ha commentato il relatore «i buoni sarebbero gli agricoltori biologici, i cattivi quelli che utilizzano fertilizzanti chimici. In realtà non è così. Sono solo due approcci diversi allo stesso problema». Per Martino Bargero «il modo di fare agricoltura è lo stesso con cui conformiamo il mondo. È la società che determina l’agricoltura». A seconda delle esigenze sociali si costruisce il tipo di coltivazione. La nostra vita frenetica, dove si ha tempo il sabato di fare la spesa solo nell’ipermercato dove si può trovare tutto, devasta le coltivazioni tipiche del territorio, imponendo a determinate aree un solo tipo di coltura, con vantaggio solo per le grosse catene di distribuzione. «Tutti noi mangiamo lattuga, ma nella nostra zona non si coltiva» ha fatto notare. Questa riflessione porta a chiedersi il reale valore di ciò che scegliamo di mangiare, di come noi e le nostre viziate abitudini alimentari stiano in realtà sconvolgendo equilibri ambientali saldi da millenni. Nel progetto Vivi sostenibile, si sta scegliendo invece di riscoprire i sapori locali organizzando gruppi d’acquisto solidale (Gas), che prevedono la compra di prodotti da produttori biologici e il più possibile vicini, nei quali una persona a turno si occupa dell’acquisto, risparmiando così tempo e riallacciando i rapporti tra persone, attraverso un consumo più naturale e sano. La serata si è conclusa con domande pratiche sul mantenimento dell’orto, facendo emergere quanto ancora questa pratica, fino a pochi anni fa così diffusa non per svago, ma per reale bisogno, stia riemergendo come alternativa a prodotti sempre più economici e pericolosi per la salute. [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

Il consiglio comunale di giovedì 6 marzo 2008

Ancora in sospeso l’approvazione del progetto preliminare del nuovo palazzetto dello sport di Muggiò.

L’ormai consueto minuto di silenzio in apertura del consiglio comunale è stato dedicato giovedì 6 marzo a Pier Paolo Prizzi, uno dei fondatori della sezione comasca di Forza Italia, consigliere comunale dal ’94 al ’98 e presidente di Acsm dal 2001 al 2005, spentosi nella mattina di giovedì 6 marzo. Nelle preliminari Carlo Ghiri (Gruppo Misto) ha sollecitato l’ex compagno di partito e assessore all’ambiente Diego Peverelli a progettare una campagna d’informazione sulla raccolta differenziata dei rifiuti. «Esiste un deficit culturale e d’informazione – ha spiegato il consigliere – da colmare tramite la sensibilizzazione degli anziani, dei bambini e dei giovani nelle scuole e anche delle persone straniere, pensando a una campagna in più lingue».
Donato Supino (Prc) ha invece lamentato un certo ritardo dell’amministrazione nel rispondere all’interpellanza sui contatori del gas alterata da lui presentata nella seduta del 4 febbraio. Il mese di tempo massimo per la replica, come stabilito da regolamento, è abbondantemente trascorso.
Qualcosa non va infine per Roberta Marzorati (Per Como) nei dati relativi alla gestione degli asili nido e al servizio mensa inviati dal Comune ai genitori che hanno visto aumentarne il prezzo da marzo 2008. La consigliera contesta un errato calcolo della percentuale di copertura delle rette sul totale dei costi di gestione e una stima del costo delle materie prime per il servizio mensa gonfiata.
La seduta aveva come argomento l’approvazione del progetto preliminare del Villaggio dello Sport. Il nuovo complesso dovrebbe sorgere attorno alla piscina di Muggiò e interessare un area di 60.000 metri quadri, nella quale troveranno posto tre piscine scoperte, due campi da beach volley, un palazzetto multidisciplinare, tre campi da calcetto, 2 mila metri quadri di stabili adibiti alla ristorazione e alla vendita di articoli sportivi, 700 parcheggi di cui 200 interrati e la riqualificazione della piscina olimpica.
Il costo dell’opera è stimato in circa 21 milioni di euro, dei quali 6 milioni e 630 mila arriveranno dalle casse comunali, distribuiti su 10 “rate” da 663 mila euro che l’amministrazione comincerà a pagare dal terzo anno dall’inizio dei lavori. I rimanenti fondi saranno individuati tramite il project financing, operazione per cui in cambio di uno “sconto” sulle spese di realizzazione dell’opera, l’amministrazione concede al concessionario la gestione dell’impianto e i relativi proventi. Il progetto prevede di concedere la gestione per 40 anni.
Proprio su questo punto hanno espresso preoccupazione alcuni consiglieri di minoranza chiedendo all’amministrazione la stipula di una convenzione che garantisca tariffe ragionevoli ed eviti la nascita di un impianto d’elite.
Nel suo intervento il sindaco ha espresso soddisfazione per la futura realizzazione di una grande opera che potrà restituire lustro alla zona periferica di Muggiò e fungere da attrattiva per le società sportive di tutta la provincia. L’assessore alle grandi opere Fulvio Caradonna pensa anche ad uno spazio di aggregazione sociale e ha ricordato che l’approvazione del progetto preliminare non sarà sufficiente a dare l’ok definitivo al progetto.
Sempre dai banchi della minoranza sono giunte atre critiche al progetto, Vincenzo Sapere (Gruppo Misto) ha auspicato che l’edificio adibito alle vendita di articoli sportivi rimanga tale col passare degli anni e non venga trasformato nell’ennesimo supermercato, date le sue grosse dimensioni; Donato Supino (Prc) ha chiesto che il nuovo impianto sia ricongiunto con il Campo Coni e la proposta ha trovato il parere favorevole dell’assessore.
Infine Dario Valli (Area 2010) ha chiesto che nel contratto venga inserita una clausola che preveda l’onere dell’eventuale demolizione del nuovo impianto alla concessionaria, nel caso in cui alla fine del periodo di gestione la futura amministrazione lo ritenga necessario.
La serata non ha però visto la votazione del progetto, che sarà oggetto della seduta di lunedì 10 marzo, quando l’opposizione presenterà i suoi emendamenti. [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

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