Cultura

I vincitori di ReSpiri(ti)

ReSpiri(ti), il primo festival del cinema invisibile e indipendente di Como, si è concluso lunedì 12 maggio al circolo Arci Xanadù con la premiazione dei lavori più significativi selezionati dalla giuria.

Premiati lunedì 12 maggio alle 20.30 i vincitori del festival ReSpiri(ti), nato dalla collaborazione tra Arci Xanadù, Provincia, assessorato alla cultura del Comune di Como, Arci MookaMoovie, Como Out, I lunedì del cinema, Ipsia Ripamonti, Arci Como e Ucca.
La giuria era composta da Andrea Giordano, giornalista, Silvia Taborelli, del festival Cinemambiente di Torino, Alessio Brunialti Griffani, giornalista, e Fabrizio Fogliato, critico cinematografico ed è stata affiancata dalla giuria popolare presieduta da Mattias Bresciani, direttore dell’Uci cinema di Montano Lucino.
Per la sezione Lunghi respiri, che ha visto la partecipazione di cinque lungometraggi italiani, è stato premiato Una ballata bianca di Stefano Odoardi (78′). La sezione Giovani respiri ha visto la premiazione a parimerito di entrambi i partecipanti: Tutto ciò che è terreno è possibile e Due ladri senza speranza della classe terza A della scuola secondaria di primo grado Prandoni di Torno e Commedia tra i banchi della classe terza A della scuola della scuola secondaria di primo grado Marie Curie di S. Fermo .
Tra i sette cortometraggi della sezione Respiri del lago, alla quale potevano partecipare lavori di autori residenti nella provincia di Como o riguardanti temi prettamente comaschi, è stato selezionato Fuga da Exit di Paolo Massimiliano Gagliardi (14’55”). Lievi respiri, la sezione più affollata con ben quindici opere in concorso, ha premiato al primo posto Vietato fermarsi del barese Pierluigi Ferrandini (8’45”), in seconda e in terza posizione due lavori milanesi: Ciao tesoro di Amedeo Procopio (11′) e Sulla strada per Bagan di Chiara Bellossi (7‘30”).
Le opere vincitrici delle diverse sezioni non hanno guadagnato solo la gloria ma verranno, nell’ambito del progetto ComoOut, proiettate in dieci città italiane (Arezzo, Bologna, Como, Genova, Lugano, Milano, Perugia, Roma, Torino e Venezia) per aumentarne la visibilità e farle conoscere ad un pubblico più ampio. Per informazioni Internet www.mookamovie.it. [Francesco Vanotti, ecoinformazioni]

I respiri degli spiriti cinematografici

Dal 9 al 12 maggio al circolo Arci Xanadù per il festival ReSpiri(ti). Tre giorni di proiezioni con il meglio delle produzioni indipendenti, locali e nazionali.

«Con questo festival vogliamo creare uno spazio di relazione per le “scintille”, le potenzialità presenti nel panorama del cinema indipendente comasco. Non solo una vetrina, ma anche un punto d’incontro per sviluppare la collaborazione reciproca». Così Edoardo Colombo, dell’Arci Xanadù, ha presentato la prima edizione del festival del cinema invisibile di Como, ReSpiri(ti), realizzato in collaborazione la Provincia di Como, l’assessorato alla cultura del Comune di Como, il circolo Arci MookaMoovie, Como Out, I lunedì del cinema, Ipsia Ripamonti, Arci Como e Ucca. L’appuntamento è per il fine settimana dal 9 al 12 maggio, quando al circolo Arci Xanadù in via Varesina 72 saranno proiettati lungo e cortometraggi del panorama indipendente locale e nazionale.
«La collaborazione tra i circoli – ha continuato Donald Cortese dell’Arci Mooka Movie – è risultata naturale, perché ci accomuna l’idea di dare visibilità al cinema indipendente, non per fare i talent scout, ma perché vogliamo creare canali di produzione e distribuzione per tutti quei lavori che si pongono in controtendenza rispetto al cinema di massa. Credere in questo tipo di cinema significa innanzitutto ribaltare il paradigma diffuso che vede nelle produzioni indipendenti un ripiego. Con questo festival vogliamo mostrarne invece la forza e, perché no, aiutarle a crescere».
Da sottolineare la collaborazione dell’Ipsia Ripamonti, che dal prossimo anno proporrà ai suoi iscritti un nuovo corso di Comunicazione audiovisiva. Il festival – secondo gli organizzatori – potrà quindi diventare lo sbocco naturale delle produzioni dei futuri alunni. «I rapporti con l’istituto sono iniziati quest’anno con il concorso, rivolto agli studenti di grafica, per la locandina di ReSpiri(ti), che è stata ideata e realizzata da un’alunna della Ripamonti. Dall’anno prossimo la collaborazione con gli alunni sarà un ulteriore stimolo per il festival».
L’inaugurazione con aperitivo è venerdì 9 dalle 20. Finiti i salatini, alle 20.45, proiezione del film fuori concorso Biutiful countri di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio e Peppe Ruggiero (Italia, 2007, 83′) sull’emergenza dei rifiuti campani, a seguire Anoir di Nicola Piovesan (Italia, 2007, 90′), in concorso per la sezione Lunghi respiri. Chiude la serata un dj set a cura del circolo Arci Xanadù.
Il pomeriggio di sabato 10 è dedicato ai corti in concorso, divisi in tre categorie: Giovani respiri, che accoglie i corti prodotti dai giovani comaschi, in proiezione dalle 14 alle 14.30, Respiri del lago, aperta agli autori lariani, dalle 14.30 alle 16.30 e Lievi respiri, coi lavori di autori nazionali, dalle 16.30 alle 20.30.
Alle 20.45, storie di call center con il fuori concorso di Ascanio Celestini Parole sante (Italia, 2007, 75′) che narra dei lavoratori precari dell’Atesia, il più grande call center europeo con sede a Cinecittà; in concorso invece il film Dallo zolfo al carbone (Belgio-Italia, 2008, 60′) di Luca Vullo che sarà proiettato alle 22.15. A chiudere alle 23.30 il documentario Voi sparate io disegno sul ferimento di Rumesh nell’aprile 2006.
Domenica 11 sarà dedicata ai lungometraggi. Si parte alle 16 con Solite cose (Italia, 2007, 100′) di Tony Sbarbaro, in concorso, per continuare con Kiss me Lorena (Italia, 2007, 84′) di Giulielmo Fava e Alessandro Izzo. La sera verrà aperta dalla proiezione di Zero: Indagine sull’11 settembre (Italia, 2007, 120′), fuori concorso, e chiusa da Una ballata bianca (Italia-Olanda, 2007, 78′) di Stefano Odoardi, in concorso. La maggior parte dei film e dei corti in concorso saranno introdotti e presentati dai registi.
Due le giurie che valuteranno il miglior lungometraggio e il migliore corto per ognuna delle tre categorie: una ufficiale, composta da Andrea Giordano, giornalista, Silvia Taborelli, del festival Cinemambiente di Torino, Alessio Brunialti Griffani, giornalista e Fabrizio Fogliato, critico cinematografico affiancata dalla giuria popolare, composta da appassionati comaschi di cinema e presieduta da Mattias Bresciani, direttore dell’Uci Cinemas di Montano Lucino. Il verdetto sarà pronunciato dalla regista Marina Spada lunedì 12 maggio alle 20.30 prima della proiezione del suo film Come l’ombra (Italia, 2006, 87′).
Il biglietto giornaliero per il festival è in vendita 30 minuti prima dell’inizio delle proiezioni a 7 euro (ridotto 5 euro), oppure è possibile acquistare una card a 15 euro che consente di seguire tutte le proiezioni. [Francesco Colombo, ecoinformazioni]

Revolver. L’arte e il sociale insieme per una mostra a Como

La mostra sarà aperta dall’11 al 15 aprile al Centro diurno di via Vittorio Emanuele II 112.

Chi è malato, non ha una parte sana? Questa una delle riflessioni che si portano avanti nel progetto che vede la collaborazione del Centro diurno del Dipartimento di salute mentale dell’azienda ospedaliera Sant’Anna con alcuni artisti lariani e diverse associazioni, tra cui Erodoto e Nessuno è perfetto (Nep). Ha introdotto Alberto Tettamanti, educatore del Centro diurno che ha presentato una delle ospiti del centro, Daniela Bricola, che tre anni fa ha ideato l’iniziativa e che ha spiegato come «la cosa principale è che il centro si apre, costituendo una risorsa». In effetti, troppe volte il problema della salute mentale della popolazione rimane isolato nei centri senza offrire possibilità di scambio con chi è definito “normale”.
Ornella Kauffmann, intervenuta in rappresentanza di Claudio Cetti, direttore del dipartimento, ha chiarito: «Bisogna parlare meno di psichiatria e più di promozione della salute mentale. Anche nelle persone malate c’è una grande possibilità di essere una risorsa». Ha poi spiegato il ruolo dell’associazione Nep: «Nasce come volontà di mettere insieme un sapere tecnico e profano, come l’esperienza di vita». Clemente Tajana, direttore dell’Accademia di belle arti A. Galli, i cui studenti sono tra gli espositori, ha ammesso di essersi commosso verificando come essi per partecipare alla mostra abbiano sviluppato una sensibilità sociale molto forte.
Jessica Savoia, dell’associazione Erodoto, ha aperto una breve riflessione sul titolo provocatorio della mostra: Revolver, dallo spagnolo mescolare, dare una svolta, ma in inglese rivoltella. Ha poi presentato gli artisti: Fabrizio Bellanca, Krystian di Camillo, Alessandro Filardo, Giovanni Lucini, Degrì, Emanuele Prina, Danilo Quovadis, Federica Rovelli, Marino Salvetti, Giuseppe Tattarletti, Moreno Zanibellato, ognuno con una particolarità diversa, ognuno con una vita diversa, alcuni normali, altri personalità definite labili. Lo scopo è l’unione, un invito ad entrare in un luogo di solito chiuso a chiave, grazie proprio agli artisti che hanno allestetito la mostra al Centro diurno.
Ha concluso Gabriella Cilli del Cps di Como parlando della tecnica dell’empowerment: «Molti degli utenti della psichiatria possono essere più attivi per produrre da soli». [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

Secondo appuntamento del ciclo Dalla croce al mandala

Alla presentazione del documentario di Werner Weick la sala era gremita, a dimostrazione dell’interesse che continua ad esserci nei confronti della questione tibetana.

Il regista Werner Weick, grazie alla collaborazione con la Televisione svizzera italiana ha realizzato due documentari per esporre il dramma di due popoli completamente dimenticati dalla grande informazione. Il primo, Armenia, ferita aperta, è stato presentato sempre all’auditorium Don Guanella di via Tommaso Grossi settimana scorsa ed il secondo Prigionieri di Pechino e Shangri-La mercoledì 12 marzo. Il secondo filmato racconta, attraverso la storia di Tashi, donna tibetana approdata a Zurigo quand’era ancora bambina, la storia di un popolo pacifico che è oppresso nella propria patria e continuamente in fuga verso l’estero. Nonostante siano molte le simpatie verso il Tibet e il Dalai Lama, la Cina spadroneggia e opprime sempre più la cultura e la società tibetana. Dal campo profughi nepalese di Kathmandu, fino alle associazioni formatesi in Svizzera si leva un urlo di orrore e di richiesta di giustizia, troppo poco ascoltato, anche in quest’anno “olimpionico” per la Cina. [Nicoletta Nolfi, ecoinformazioni]

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: