A che ora passa il futuro?
Tra ritardi, treni soppressi o inadeguati al trasporto di mezzi ciclabili, dissesto stradale e una viabilità goffa e faticosa, andare in bicicletta da Cantù a Como – per quanto siano i migliori ideali a spingere il piede sul pedale – assomiglia più a una brancaleonesca impresa mitologica che ad una possibilità reale. Eppure ci si riesce, a patto di sottrarsi al paradosso di un mondo contemporaneo (declinato anche localmente), che pretende velocità istantanea di chi studia, lavora e consuma e le risorse – inadeguate – che vengono messe a disposizione di coloro che, volenti o nolenti, ne fanno parte.
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