Esposto alla Procura sulla Ca’ d’industria
Ca’ d’industria: Le minoranza a Palazzo Cernezzi vanno in Procura contro l’appalto a Fms e chiedono la sfiducia del sindaco. Le opposizioni in Consiglio comunale a Como hanno presentato un corposo esposto alla Procura della Repubblica di Como un’azione che si affianca alla mozione di sfiducia che verrà discussa giovedì prossimo.
Bruni non ha sciolto il Consiglio di amministrazione della Fondazione Ca’ d’industria, così come deliberato dall’assemblea comunale, «un atto a sua totale discrezionalità e una posizione scorretta rispetto alle competenze degli organi amministrativi della città – ha dichiarato il consigliere del Partito democratico Marcello Iantorno che ha aggiunto – una testimonianza di disprezzo del Consiglio comunale. Comunque la seduta non potrà concludersi con un voto palese dati gli aspetti di giudizio morale e forse la seduta stessa potrebbe essere a porte chiuse». Una speranza delle minoranze per poter permettere, nel segreto dell’urna, ai membri della maggioranza di esprimere liberamente i loro malumori nei confronti dell’amministrazione senza esporsi pubblicamente.
Per quanto riguarda le vie legali invece l’avvocato Iantorno ha posto in rilievo alcuni aspetti dell’appalto per l’esternalizzazione e la centralizzazione del servizio di refezione. «Innanzitutto si il costo, rispetto alla ditta arrivata seconda – ha spiegato – la vincitrice Fms prenderà 3 milioni e 150 mila euro in più nell’arco di 10 anni». «Un appalto per così tanto tempo deciso in meno di una settimana!» è sbottato il consigliere comunale socialista Vincenzo Sapere, che ha sottolineato anche l’eredità lasciata ad una futura amministrazione di un simile provvedimento.
L’avvocato Iantorno ha espresso perplessità sull’appalto per cui avrebbe dovuto essere rispettato il Codice per gli appalti, «hanno detto che bastava fare una gara privata», ma poi è stato presentato un contratto di avvalimento, cioè un atto che garantisce il possesso dei requisiti da parte dell’azienda appaltante negli appalti pubblici, quindi con qualche ambiguità si è usciti dall’ambito pubblico.
Contestata, oltre alla mancanza di tempo per presentare le domande, «da venerdì 19 a mercoledì 24 febraio, sostanzialmente, dato il fine settimana, 48 ore per preparare la documentazione», anche la definizione dei punteggi.
«La valutazione qualitativa è stato forse troppo sproporzionata» ha detto il consigliere democratico Luca Gaffuri, anche perché se Fms non ha mai fatto catering, ma si occupa di distribuzione, macchinette per merendine, la seconda classificata, Inservio, è un’azienda che si occupa di ristorazione. «Chissà – si è chiesta la consigliera di Per Como Roberta Marzorati – hanno scelto degli esperti di merendine perché già pensavano di togliere la normale colazione con latte e biscotti…»
«Tutte le certificazioni di Fms sono riferite a un’altra azienda Serist, ancorché presentate su carta intestata della prima azienda» ha precisato Iantorno. In effetti le due diverse società sono separate e distinte in base alle visure camerali, l’unico legame è dato dalla parentela fra i due amministratori delegati: «Siamo di fronte ad un’impresa che ha fatto valere dei requisiti facendo leva su di un’altra a cui non è collegata – ha dichiarato il consigliere del Pd Franco Fragolino – sarebbe occorso un’Associazione temporanea o un Gruppo consortile di imprese».
Perplessità sono insorte nei consiglieri di minoranza a Palazzo Cernezzi anche sui pagamenti concordati fra Fondazione e Fms, primo con una riduzione dalla gara alla stipula dell’appalto da 60 a 30 giorni e poi sull’automatismo degli stessi «stiamo parlando di centinaia di migliaia di euro, non di una qualche bolletta per cui si fa la domiciliazione, qui prima si paga e poi si procede con le eventuali contestazioni, è strano» ha precisato Gaffuri.
La Procura procederà per la sua strada, ma il giudizio delle opposizioni comasche rimane di netta contrarietà, per Iantorno: «Date le serie e gravissime irregolarità ritengo l’appalto nullo e illegittimo», e rimane la richiesta al sindaco di dimissionare il Cda della Ca’ d’industria.