I pacifisti insorgono sul Mali: Questa è guerra

ripudiaIn un articolo di Globalist molti pacifisti tra i quali il comasco Francesco Vignarca di Rete disarmo condannano la decisione del governo Monti di partecipare alla guerra francese in Mali. Con nuovi equilibrismi anche linguistici il premier “tecnico super partes” e oggi leader di una coalizione politica di centro porta, chiamando l’azione militare «logistica», nuovamente l’Italia in guerra in dispregio alla Costituzione e senza neppure che venga coinvolto nella scelta il Parlamento .  Leggi nel seguito del post l’articolo di Globalist.

Flavio Lotti della Tavola della Pace: “L’intervento francese non c’entra nulla con la Risoluzione Onu”. I Beati Costruttori di Pace: “Altri interessi in gioco”.

Il movimento per la pace, sa sempre forte in Italia, in questi ultimi anni è entrato in una fase di silenzio, stremato – anche – dalle guerre lunghissime, come quelle in Iraq e in Afghanistan, e dalle ambiguità delle missioni di pace, contro cui è molto difficile informare l’opinione pubblica.

L’intervento in Libia di due anni fa, poi, ha ulteriormente diviso le opinioni, lasciato muti alcuni, interrogato altri su quano fosse giusto intervenire per fermare gheddafi e la sua repressione.

E adesso l’intervento in Mali deciso all’improvviso dalla Francia, che si sta portando dietro – seppur riluttanti e per ora non a pieno regime – gli altri paesi europei, tra cui l’Italia. E una Francia muscolare, a cui forse non si era tanto abituati, che contro i terroristi è disposta a tutto, anche al massacro. La posizione delle associazioni e delle realtà che storicamente in Italia tengono alto il vessillo della pace è allora fermissima: la Francia sta violando la convenzione Onu, e al posizione dell’Italia che ha fornito soltanto “supporto logistico” è ambigua. E pericolosa.

“Il sostegno, anche solo logistico, non ci sembra la soluzione ideale per la soluzione dei problemi”, perché “quello che e’ stato presentato come un semplice favore alla Francia non e’ poi un’azione così banale”, dice il coordinatore della Rete italiana per il Disarmo, Francesco Vignarca. “Da tempo – sottolinea Vignarca – si dice che la guerra si vince con la logistica e non solo con le armi, per cui anche se il Governo tende a sminuire il supporto italiano, stiamo parlando di un’azione militare importante del nostro Paese”, che avrebbe senz’altro “meritato quanto meno una più approfondita discussione parlamentare”.

Flavio Lotti, fondatore della Tavola della Pace e candidato alle elezioni politiche nella lista ‘Rivoluzione Civile’ di Antonio Ingroia, sostiene che “il ministro Giulio Terzi e’ un irresponsabile, perché non ci possiamo permettere, in questo momento e in periodo elettorale, di trascinare l’Italia in una guerra che finirà come la Somalia, l’Afghanistan, l’Iraq e la Libia”. Per questo motivo “fermare la guerra in Mali e’ un dovere della comunità internazionale” e, denuncia, l’intervento francese “non ha niente a che fare con la risoluzione delle Nazioni Unite approvata il 20 dicembre scorso, che prevede altre forme di intervento”. L’Europa, dice Lotti, meglio avrebbe fatto a dare una risposta ai 380 mila profughi, che ora non potranno che aumentare, in numero e disperazione.

Per don Albino Bizzotto, presidente dell’associazione “Beati i costruttori di Pace”, la scelta dell’Italia e’ “la solita posizione inizialmente ambigua che poi si trasforma inevitabilmente in un’azione di violenza armata”. La decisione del nostro Paese è comprensibile perché, “dato che siamo in periodo di campagna elettorale, nessuno vuole compromettersi e rischiare le reazioni negative della gente”. Tuttavia, ammonisce don Bizzotto, “il fatto che l’Italia dia il sostegno logistico alla missione della Francia in Mali la dice lunga: vuol dire che già si sta lavorando per proseguire sulla solita strada dell’uso della forza militare per risolvere i conflitti internazionali, ben sapendo che così i conflitti non si risolvono comunque”. ”E’ evidente – denuncia – che gli interessi degli Stati sono cosi’ grandi da dover ricorrere all’intervento militare. E questo – paventa infine don Bizzotto – susciterà reazioni molto pesanti da parte delle popolazioni africane nei nostri confronti e dell’Europa”». [da http://www.globalist.it]

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