
Voce dal campeggio stressato

Diamo voce a una delle ospiti della struttura di via Cecilio a Como attaccata dalla giunta di destra del Comune che minaccia di staccare tra dieci giorni la corrente a chi vive nel campeggio. «È facile dire “Andate via!” Ma via dove?» .
«Buon sabato 4/2.
Mio marito ed io due anni fa abbiamo passato l’inverno sulla strada al freddo, vestiti a cipolla per stare al caldo, grazie ai volontari e passanti dormivamo su un materasso con una decina di coperte e sacchi a pelo, eravamo tranquilli davanti al Pirellino, un giorno di fine Gennaio è venuta la polizia obbligandoci a prendere le nostre cose (quelle essenziali) e portarci in un campeggio, siamo stati tre ore sotto la pioggia non sapendo se saremmo potuti restare perché il campeggio non sapeva del nostro arrivo e non sapevano se c’era posto per noi. Tre ore senza sapere se saremmo rimasti o se saremmo dovuti ritornare in strada certi di non trovare più le nostre cose che avevamo dovuto lasciare in fretta e furia e quindi dormire al freddo. Tre ore di ansia per un futuro incerto. Io odio l’ansia e l’incertezza. Dopo due anni ci ritroviamo nella stessa situazione, il campeggio è chiuso e noi non sappiamo dove andare, la differenza è che questa situazione dura molto di più e ora che siamo entrambi disabili non possiamo andare a dormire in strada o al dormitorio. Le autorità sanno solo dire che dobbiamo lasciare il campeggio ma non propongono un’alternativa. È facile dire “Andate via!” Ma via dove?
Gli ordini sono facili a darli ma bisogna essere certi che chi debba eseguirli abbia la possibilità di farlo… almeno io la penso così». [Silvia Vullo]










[Foto di Claudio Fontana, ecoinformazioni]