Accoglienza migranti

30 agosto/Con l’Arci e Como senza frontiere, Lamerica in piazza Martinelli

lamericaL’Arci provinciale di Como e la rete Como senza frontiere danno appuntamento martedì 30 agosto alle 21 in piazza Martinelli a Como per la proiezione gratuita de Lamerica di Gianni Amelio Piazza Martinelli (Via Bonanomi) a Como.

Due faccendieri italiani, Fiore e Gino, comprano un calzaturificio in Albania. Trovano anche un “uomo di paglia” come socio locale, un vecchio con problemi mentali, Spiro. Quando questi si volatilizza, Gino lo cerca e lo trova, ma l’affare va a monte. Per tornare in Italia, Gino è costretto a imbarcarsi su una nave zeppa di disperati che vengono da noi, illusi di trovare “lamerica”. Italiani cinici corruttori in un paese allo sfascio, un’odissea nell’inferno della miseria e nell’utopia di un vicino paese di bengodi. Amelio descrive con secca incisività e realizza un intenso messaggio di portata civile. Squarci di grande cinema.

Prima del film sono previsti racconti e testimonianze di alcuni dei migranti che hanno trovato rifugio alla Stazione San Giovanni di Como. Sarà proiettato anche il video Bread and roses di Arci ecoinformazioni.

La serata sarà anche occasione per sostenere, con un contributo libero, l’attività della parrocchia di Rebbio di don Giusto Della Valle, luogo d’accoglienza attivo nelle politiche di Pace dal basso.

Diritti umani/ Necessario il coordinamento tra Prefettura e Comune

bruno magattiNell’incontro con la stampa dell’11 luglio Bruno Magatti,  assessore alle Politiche sociali del Comune di Como,  ha fatto riferimento all’emergenza profughi che si sta verificando a Como in questi giorni. Sono sempre di più i migranti che cercano “riparo” all’interno e all’esterno della stazione di Como San Giovanni che, ricordiamo, precede immediatamente il capolinea di Chiasso sulla tratta ferroviaria dei treni Tilo e S11. (altro…)

Arci / L’Europa entra in guerra contro i migranti. In discussione il piano per le espulsioni di massa

barcamigranti«La finta solidarietà europea che gli Stati Membri hanno voluto ostentare con il piano di redistribuzione di centoventimila rifugiati mostra oggi il suo vero volto. Per un rifugiato accolto, quattro devono essere espulsi. Se ci sono voluti mesi perché i Ministri degli Interni Europei si accordassero sulla redistribuzioni di 120.000 persone, ora si raggiunge l’unanimità in un batter d’occhio sull’espulsione di massa di quattrocentomila migranti, come se la lotta ai migranti fosse un principio fondante dell’identità europea. La stessa unanimità che ha permesso ieri alla Commissione Europea di varare la fase due del piano militare di lotta agli scafisti in mare Eunav For Med, rinominato Sophia.

La divisione tra quelli che l’UE considera buoni migranti da accogliere e quelli che considera da espellere in modo sommario comincia negli hotspot, centri d’identificazione da collocare in Italia e Grecia, quale condizione preliminare alla redistribuzione. Se si guardano le cifre degli arrivi del 2015, ci si rende conto che saranno una minoranza quelli che saranno redistribuiti – sono meno di 1/4 quelli che potenzialmente avrebbero diritto alla ridistribuzione – tutti gli altri sono a rischio espulsione. In Sicilia, abbiamo visto subito come l’applicazione delle misure di redistribuzione e l’apertura a Lampedusa di un progetto pilota di hotspot abbia significato un rischio di espulsione diretta.  Numerosi i casi segnalatici di persone che, cacciati dai centri a poche ore dallo sbarco, con ancora addosso i vestiti della traversata, si ritrovavano con un ordine di espulsione in mano di cui non sapevano neanche il significato perché nessuno glielo aveva tradotto. Neanche gli Eritrei, che in teoria rientrerebbero nelle quote di coloro da accogliere in Europa, sono esenti dal rischio espulsioni. Il ministero non ha ancora spiegato come gestirà tutti quei migranti che non si faranno identificare nelle quarantotto ore previste nei cosiddetti hot spot first line, un trattenimento superiore necessiterebbe infatti della convalida di un giudice. Le prospettive sono tutte inquietanti: foto segnalamento coatto e violento; trasformazione degli hotspot first line in CIE; espulsioni e rimpatri forzati di massa.

L’Europa é pronta a tutto perché l’annuncio di espulsione di massa non resti solo una minaccia. Come già successo in passato, l’UE utilizzala il ricatto per costringere paesi di origine e transito alla firma di accordi di riammissione ed espulsione, minacciandoli di sottrare o diminuire gli aiuti allo sviluppo, annullare accordi commerciali, o promette loro l’aumento dei visti per i propri connazionali. Non mancheranno certo regali sottobanco, come le numerose gip e motovedette che negli ultimi anni l’Italia ha regalato a numerosi paesi africani.

In nome dell’espulsione di massa stiamo assistendo a trattative con vere e proprie dittature, come nel caso di Gambia ed Eritrea ( http://blogs.mediapart.fr/blog/migreurop/270715/diplomazia-italiana-con-leritrea-sulla-pelle-dei-migranti- ). La storia sembra ripetersi senza alcuna memoria delle sue tragiche conseguenze. Sebbene siano state sotto gli occhi di tutti le conseguenze dell’accordo firmato tra Italia e Libia nel 2008 che ha provocato detenzioni e il respingimento di migliaia di persone, o ancora quello tra Italia ed Egitto che ha permesso in questi anni di respingere illegalmente cittadini egiziani negli stessi barconi con cui arrivavano, ora l’Europa e l’Italia sono pronte a ricominciare a trattare, spendendo cifre sostanziose sia per la macchina delle espulsioni che per convincere gli Stati a firmare gli accordi, chiudendo gli occhi sui gravissimi rischi di violazioni delle convenzioni Internazionali che gli stessi accordi comportano.

L’Arci, che nel suo progetto monitoraggio delle politiche italiane di esternalizzazioni, denunciava già da tempo la possibile deriva della firma degli accordi di riammissione (http://www.arci.it/blog/immigrazione/progetti/arci-lancia-il-progetto-monitoraggio-delle-politiche-di-esternalizzazione-sullimmigrazione/ ) e dell’uso di hotspot, fa appello ai Ministri degli Interni riuniti oggi a Bruxelles, affinché non venga messa in atto un piano di espulsioni di massa,  e per evitare la violazione sistematica dei diritti fondamentali e delle Convenzioni Internazionali di cui sono firmatari.» [Arci nazionale]

 

 

 

 

Arci/ Nonviolenza per il reinserimento sociale dei razzisti nostrani

arcicomoSabato 27 giugno, una piccola squadra di molestatori ha manifestato contro l’accoglienza di profughi nella ex caserma dei Carabinieri di via Borgovico, prevedibile e vergognoso l’armamentario di luoghi comuni posti a fondamento della loro proposta indecente di respingerli. La risposta dell’Arci di Como: Restiamo umani con la forza della nonviolenza  per tutti e tutte noi e anche per i razzisti. Leggi il comunicato.

«Sempre difficile aiutare qualcuno, farlo a casa sua ancora più arduo. La cittadinanza attiva e l’Arci, per la sua parte, dovranno ancora intensificare il lavoro per accogliere i pochi, ma non per questo meno pericolosi, profughi dalla civiltà che, ancora una volta, sabato 27 giugno, hanno manifestato contro di noi, contro tutti e tutte noi, contro la storia del nostro territorio, contro la cultura e l’umanità che è parte imprescindibile dell’identità di ciascuno. Si sono scagliati contro la decisione, giusta, opportuna e ragionevole, presa dalle istituzioni comasche di dare un provvisorio riparo a un microscopico gruppo di migranti che chiedono e hanno diritto ad avere rifugio da guerre, violenze e povertà, spesso conseguenti proprio di culture di egoismo e sopraffazione analoghe a quelle dei rozzi razzisti nostrani.

Se la saggia decisone di mettere a disposizione dell’accoglienza, nobile intervento umanitario, alcune stanze della ex caserma dei Carabinieri in via Borgovico, abbandonata da anni, sembra a un residuale gruppo politico locale e ai suoi pochi seguaci un oltraggio, noi dell’Arci ci impegneremo perché i manifestanti contro la nostra civiltà possano essere reinseriti nell’alveo della società civile lariana. Sappiamo che essi ora costituiscono un costoso problema di ordine pubblico e danno del territorio lariano un’immagine mostruosa e per certi versi grottesca. Sappiamo che essi sono ancora abbarbicati a piccoli segmenti di potere ottenuti con un populismo rivoltante. Sappiamo che spesso all’incultura si accompagna anche ostilità alla democrazia ed estraneità alle comuni radici europee e non solo. Ci impegneremo per aiutarli a casa nostra che è anche loro (purtroppo) con forza e disponibilità.

Capiscano che i fuochi di ieri notte sul Lario non costituivano, come nei loro sogni, una revival comasco dei falò del Ku Klux Klan. Sappiano che a contrastare la loro violenza, esercitata senza ritegno contro persone in gravissima difficoltà, c’è la superiore forza della nostra nonviolenza che neutralizzerà ogni loro tentativo di portarci indietro nella storia con un’involuzione della specie malvagia e anacronistica. Restiamo umani per i/ le migranti, per noi, per loro. [Arci provinciale Como]