Legge antimoschee

Lombardia contro i diritti/ Intervista a Lorenzo Spallino

lorenzo spallino
Per  l’assessore all’Urbanistica del Comune di Como Lorenzo Spallino «La tecnica è evidente: non potendosi negare il principio costituzionale dell’eguaglianza delle religioni di fronte allo Stato, si cerca di limitarne l’esercizio attraverso l’assoggettamento a normative edilizie e urbanistiche. Credo si tratti di una tecnica di breve respiro: le città sono più avanti di chi ha pensato questa legge».

 La maggioranza di centrodestra ha approvato nel Consiglio regionale della Lombardia nuove e più restrittive norme che tendono a limitare il diritto al libero esercizio di alcune religioni.  Come valuta questo provvedimento? «Le recenti modifiche alla legge regionale n. 12 del 2005 in punto attrezzature religiose sono solo le ultime di una serie di interventi volti a rendere più difficile l’insediamento di nuovi servizi religiosi. La tecnica è evidente: non potendosi negare il principio costituzionale dell’eguaglianza delle religioni di fronte allo Stato, si cerca di limitarne l’esercizio attraverso l’assoggettamento a normative edilizie e urbanistiche. Credo si tratti di una tecnica di breve respiro: le città sono più avanti di chi ha pensato questa legge». 

Il nuovo Piano per le Attrezzature Religiose come si inserisce nelle già complesse normative urbanistiche e quali conseguenze determinerà? «La norma impone di approvare il Piano per le Attrezzature Religiose, nuovo componente del Piano dei Servizi, entro diciotto mesi dalla data di entrata in  vigore della legge regionale. Decorso questo termine il piano è approvato unitamente al nuovo Piano di Governo del Territorio. Si tratta di un documento in più, di cui francamente non si sentiva la necessità. Per obiettivi propri di una minoranza politica si rende più complicata la vita delle amministrazioni locali. Quando sono proprio queste a chiedere a gran voce, indipendentemente dagli schieramenti politici, una semplificazione delle procedure».

Anche a Como si è più volte tentato di garantire possibilità anche a religioni diverse da quella cattolica per la avere almeno l’uso di locali per pregare. Cosa cambia nel nostro territorio con la nuova legge? «Conosciamo il problema e crediamo debba essere affrontato in un’ottica di sistema. Crediamo si debbano censire esistenze e necessità, assicurando a tutte le confessioni la possibilità di esercitare, nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento, i diritti loro garantiti dalla Carta Costituzionale. La nostra proposta è di avviare un percorso parallelo a quello oggi condotto dalla variante al Pgt in essere, in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale che immagino il Governo investirà della questione».