Libertà per le ragazze nigeriane rapite

Ridateci le nostre ragazze/ Anche Lucini al presidio

Al presidio di Seeing beyond limitation hanno partecipato le Donne in nero e l’assessore Gisella Introzzi. Già on line su ecoinformazioni l’intervista a Cristiana Barnor e il video della manifestazione alla quale ha presenziato anche il sindaco Mario Lucini. Leggi il volantino delle donne in nero distribuito al presidio.

 

Siamo sotto lo stesso cielo. Non lasciamole sole

«Abbiamo negli occhi e nel cuore l’immagine delle 276 ragazze nigeriane rapite, caricate su camion e portate via il 14 aprile.

Abbiamo negli occhi e nel cuore la paura che si legge sul loro volto nel video diffuso recentemente dai rapitori.

Abbiamo negli occhi e nel cuore la disperazione delle loro madri, dei loro padri, dei loro cari.

Non lasciamole sole. Non lasciamoli soli.

Michelle Obama ha detto: «In quelle ragazze Barack e io vediamo le nostre figlie. Vediamo le loro speranze, i loro sogni. Le consideriamo nostre figlie». E Laura Boldrini, presidente della Camera dei Deputati, associandosi all’appello che gira in rete con l’hashtag #bringbackourgirls, ha affermeto: «Hanno l’età delle nostre figlie le oltre duecento studentesse nigeriane rapite dagli estremisti di Boko Haram. Bambine e ragazze sequestrate solo perché hanno la “colpa” di studiare».

Le donne istruite fanno paura ai fondamentalisti di tutto il mondo. Boko Haram significa “l’educazione occidentale è peccato”.

«La scuola per queste ragazze è l’albero magico che apre la strada alla conoscenza del bene e del male, all’allargamento degli orizzonti culturali e della consapevolezza della propria dignità. La scuola è l’iniziazione all’emancipazione e all’autodeterminazione sul proprio corpo e sul proprio destino esistenziale. La scuola aiuta ad imboccare la strada irreversibile dell’autocoscienza». Ha scritto il giornalista Jean-LéonardTouadi.

«L’abbiamo attaccata perché diffondeva idee laiche fra i giovani e faceva propaganda contro di noi», hanno detto i mandanti del tentato femminicidio (ottobre 2012) nei confronti Malala Yousufzai, la studentessapachistana che faceva paura ai fondamentalisti perché scriveva sul suo blog, in lingua urdu: «Dateci penne oppure i terroristi metteranno in mano alla mia generazione le armi». «La ferocia e la crudeltà travolgono ogni dimensione umana quando si scontrano con la voglia di libertà e la bellezza». Disse allora, Dario Fo.

Per Malala e per il diritto all’istruzione delle donne si mobilitò nel 2012 il mondo intero. E ora il mondo si mobilita per le studentesse nigeriane. È inaccettabile per la coscienza civile della nostra pur smarrita umanità che in nome di un fanatismo cieco, violento delle ragazze vengano rapite per il loro desiderio di libertà, per i propri sogni, per le proprie aspirazioni.

Anche noi Donne in nero siamo in piazza per gridare il nostro dolore e la nostra indignazione, ma pensiamo sia giusto riflettere anche sull’ipocrisia del sentimentalismo a buon mercato di questi giorni.

Se è infatti unanime il coro di chi grida allo scandalo e all’orrore per quanto accade in Nigeria, pochi fanno notare che mentre rabbrividiamo per quello che accade lì, non ci mobilitiamo e indigniamo per quanto accade qui. Alla stragrande maggioranza di nigeriane e di nigeriani in Italia non viene riconosciuto lo status di rifugiati. Per questo continuano ad essere raggiunti da decreti di espulsione e rimpatrio. E continuano ad essere considerati alla stregua di migranti per motivi economici, come se il problema della Nigeria, uno dei paesi più ricchi dell’Africa fosse la povertà». [Donne in nero Como]