Il confine orientale: foibe ed esodi in una prospettiva storica

Nella serata del 27 febbraio si è tenuto alla cascina Massée di Albate l’incontro con Roberto Spazzali sul tema del confine orientale, organizzato dall’Istituto di Storia Contemporanea Pier Amato Perretta di Como e dal Circolo Libero Fumagalli in occasione del Giorno del Ricordo.

Per verificare quanto siano lontane le vicende del confine orientale e le drammatiche vicende delle popolazione che abitano o hanno abitato quelle terre dalla nostra esperienza quotidiana non serve andare fino a Trieste. È bastato salire ad Albate, e ascoltare l’appassionato racconto di Roberto Spazzali, dell’Istituto regionale per la Storia del Movimento di Liberazione del Friuli Venezia Giulia, che da oltre 25 anni lavora su questo complesso di questioni.

In quasi un’ora e mezza di racconto, Spazzali ha dato conto di una realtà complessa, tragicamente contraddittoria, in cui vicende recenti e più lontane nel tempo si intersecano e si amplificano. Una realtà in cui, come ha sottolineato più volte, vivono memorie diverse, e quasi inconciliabili, radicate in gruppi che hanno condiviso lo stesso territorio ma spesso sono state caratterizzate da culture diverse ed anche antagoniste. Una realtà che a partire dallo scoppio della prima guerra mondiale (correttamente riportato al 1914) ha conosciuto più di quarant’anni di conflitti, fino al trattato di pace seguito alla seconda guerra mondiale, in un clima di militarizzazione e di oppressione. Una realtà in cui non è facile andare a individuare, al di là di ogni dubbio, le colpe delle diverse parti in causa: austriaci, italiani, sloveni, croati, inglesi, americani, jugoslavi.

E in mezzo a tutto questo coacervo di tensioni geopolitiche, di scontri armati, di trattati spesso cavillosi, si sono determinati i drammi personali: i lutti, gli esodi, le famiglie divise, le culture negate. Quello che una certa propaganda interessata copre con la tragedia degli infoibati e degli esuli, è una realtà multiforme che va ancora studiata e approfondita.

È quello che da molti anni cercano di fare gli Istituti per la storia della Resistenza (il primo libretto edito a Trieste è degli anni Cinquanta) senza nascondersi nelle pieghe delle appartenenze politiche e senza negare l’esistenza di tante storie contrapposte, rifiutandosi di farne una questione nazionalista ma anzi cercando l’apporto degli studiosi d’oltre frontiera (da cui, in verità, sono venute negli ultimi anni le più importanti scoperte documentarie).

E non si può fare a meno di ammettere che sulla maggior parte di queste vicende abbiamo, a distanza di poche centinaia di chilometri, poche idee e ben confuse: la maggior parte degli accadimenti, delle persone, delle dinamiche storiche ricordate da Roberto Spazzali ci sono – sinceramente – sconosciute.

Un’occasione davvero preziosa di approfondire un argomento centrale nella storia nazionale recente. Peccato che ad ascoltare Spazzali ci fossero solo una trentina di persone e ben pochi docenti di storia.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: