D’Altrocanto tra musica popolare e d’autore

Tantissima vitalità ed energia hanno inondato il Teatro Sociale di Como, sabato 24 marzo, per il concerto dei D’Altrocanto. Moltissimi i partecipanti, circa seicento persone, e gli artisti coinvolti sul palco. I D’altrocanto, infatti, hanno coinvolto nella serata alcuni dei più importanti musicisti del comasco che hanno collaborato con loro, come Maurizio Aliffi, Giovanni “Gianda” Bedetti, Marco Belcastro, Francesco D’Auria,  Vittorio Liberti e Simone Mauri e il gruppo Tranquille donne e i cori Macramè e La Scatola di Cachi, diretti da Marco Belcastro. Particolarmente curata anche la scenografia di Nicoletta Mucerino e la coreografia, che ha visto sul palco anche una danzatrice, Serena Cilento.

Un concerto durato due ore, ricco di pezzi e varietà sonore, realizzato con l’idea di indagare i confini tra la musica popolare e la musica d’autore. Confini che non sono così netti, ma che spesso si intersecano. Il brano I monti della Savoia, per esempio, sembra un brano tradizionale, ma alla fine dell’esecuzione si scopre essere stato scritto da Fabrizio De André, all’età di ventitré anni, oppure il pezzo Vincenzina e la fabbrica, che anche per i contenuti del testo potrebbe essere un pezzo tradizionale, porta la firma di Enzo Jannacci e Beppe Viola. Anche la scelta strumentale rispecchia l’idea di una ricerca di confine, accanto a strumenti tipici della tradizione popolare, come l’organetto diatonico, flauti e baghet, la mandola e il mandolino c’erano anche un pianoforte a coda, chitarre elettriche e ottoni.

Nell’ascoltare questi brani colpisce la vitalità della musica popolare e della musica d’autore, che si presta a essere riarrangiata, sperimentando nuove potenzialità della melodia. Una vitalità che genera entusiasmo, che cerca vie espressive diverse, comunicata anche attraverso il linguaggio espressivo della danza, oppure attraverso la forza espressiva della lingua dialettale, sulle note della canzone Bocca di rosa, di Fabrizio de André, che è stata eseguita alternando il testo classico del pezzo, cantato dalla voce profonda di Marco Belcastro con una strofa in dialetto napoletano, declamata da Sandro Tangredi.

In questo progetto i D’Altrocanto hanno coinvolto musicisti comaschi che hanno collaborato con loro negli anni passati. Attraverso Maurizio Aliffi, Francesco D’Auria, Giovanni “Gianda” Bedetti, Marco Belcastro, Simone Mauri e Vittorio Liberti, musicisti provenienti anche da generi e stili musicali differenti come il jazz, i D’Altrocanto si sono esposti ad una contaminazione di ritmi e generi musicali che riemergeva nei pezzi eseguiti. Sul palco anche le Tranquille Donne, gruppo che trae il nome da un reparto dell’ex ospedale psichiatrico San Martino di Como. Legato a questo ambiente, il gruppo ha elaborato una ricerca anch’essa di confine, ma tra la normalità e la follia, raccontata in musica attraverso canzoni che narrano di persone che risiedevano nell’ospedale.

Nel progetto di ricerca nella terra di confine tra la musica popolare e la musica d’autore, i D’Altrocanto hanno voluto coinvolgere anche i cori Macramè e La Scatola di Cachi, del Caio Plinio di Como e del liceo Scientifico statale Paolo Giovio che stavano già lavorando su questo tema. Circa una quarantina i giovani coinvolti, una decina le insegnanti che hanno cantato in questo concerto. Il loro ingresso sulla scena, sulle note del canto africano Kothbiro ha inondato il palco di energia, che nel brano Fa la nana, tradizionale modenese, si è tramutata in forte carica emotiva, tale da emozionare il pubblico. Una collaborazione interessante che ha colpito anche i ragazzi, anche per la componente intergenenerazionale. «È stata un esperienza affascinante perchè si è creata un’energia insieme ai ragazzi e agli adulti che hanno suonato insieme – ha detto Aura D’Arrigo, del coro la Scatola di Cachi – ed è bello che ci sia stato questo punto d’incontro a Como e che il Sociale abbia aperto la sua porta a un evento di questo tipo». [Matilde Aliffi, ecoinformazioni]

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