Politica: partecipazione consapevole alla vita e al governo della cosa pubblica
Abbiamo chiesto a Nicoletta Pirotta, che insieme a Andrea Bagni, Paul Ginsborg, Claudio Giorno, Chiara Giunti, Alberto Lucarelli, Ugo Mattei, Marco Revelli, Massimo Torelli ha scritto il Manifesto per un soggetto politico nuovo per un’altra politica nelle forme e nelle passioni, le motivazioni che l’hanno indotta a intraprendere questo percorso politico condiviso a Como – come primi firmatari – anche da Celeste Grossi e Danilo Lillia.
«Quando sono stata invitata a partecipare alla stesura del “Manifesto per un soggetto politico nuovo” , pubblicato, il 29 marzo 2012 su diversi quotidiani e riviste, fra i quali anche ecoinformazioni, non mi sono tirata indietro.
Le ragioni che mi hanno spinto a collaborare alla stesura e a partecipare al percorso politico che il manifesto propone sono di natura differente.
La prima è che non mi rassegno all’idea che la politica perda il suo originale significato di partecipazione consapevole alla vita e al governo della “cosa pubblica” per trasformarsi in calcolo, furbizia, interesse, ruberia. Così come non mi rassegno alla pericolosa involuzione dei partiti politici (che pure continuo a considerare presidi essenziali per un sistema democratico) la cui unica preoccupazione sembra essere quella di mantenere o consolidare il consenso elettorale a prescindere da ideali, prospettive, senso, pratiche coerenti. I “bizzarri” incontri a tre fra Bersani, Casini e Alfano ( tutti sostenitori dell’attuale governo) la dicono lunga su tale involuzione.
Al contrario, conosco e sono in relazione, in Italia come in molti paesi d’ Europa, con tantissime donne e tantissimi uomini che vivono e praticano la politica , all’interno e all’esterno dei partiti, come luogo di crescita personale e collettiva , come strumento di promozione di benessere collettivo, come impegno gratuito nella dimensione della “cura di se stesse/i e del mondo”.
Per questo il tempo di cambiare le carte in tavola è arrivato.
Nello stesso tempo credo che il riaffermarsi prepotente di poteri antichi, che aspirano ad una dominazione pressoché assoluta per ridisegnare in termini autoritari le relazioni fra persone e nella società, necessita di una risposta organizzata.
Il modello neoliberista degli ultimi trent’anni ha trasformato in merce ogni aspetto della nostra vita per garantire profitti sempre più alti alle elite economiche dominanti e diritti sempre più precari alle lavoratrici ed ai lavoratori . I lunghi anni di “berlusconismo” hanno visto l’affermarsi di una sottocultura tutta fondata sul possesso di beni e su un consumo sfrenato e pervasivo hanno svuotato di sostanza la democrazia e di senso la cittadinanza.
Tutto ciò ha determinato l’agonia della politica e della democrazia generando al contempo disinteresse, disincanto e integralismi di varia natura.
L’attuale crisi di quei modelli ci lascia in balia di un governo “tecnico”, a cui disperatamente non c’è alternativa, che ripropone senza alcuna mediazione possibile l’egemonia dei più antichi e radicati poteri . Nell’affermazione del prof. Monti secondo cui la ricchezza è un merito ( quasi che chi è povera/o lo è per incapacità individuale) o della ministra Fornero che sostiene che è necessario superare i differenti contratti di lavoro per proporne uno “dominante” sostenendo che il “dominante” di solito è “il migliore”, si possono comprendere molto bene la natura e la funzione del loro governo. L’intervista a Marchionne sul quotidiano “La Stampa” di ieri, sabato 31 marzo, da questo punto di vista è esemplare.
Per questo è necessaria una risposta organizzata, non tanto nella logica dello scontro quanto nella capacità di agire rotture e delineare un’alternativa condivisa in grado di offrire senso e principi nei quali riconoscersi , indicare “beni comuni” per i quali impegnarsi e condividere metodi coerenti da adottare, o forse ancora da imparare.
Ho, però, accettato di partecipare alla stesura del “manifesto” soprattutto perché da femminista desidero modificare la natura e la funzione del potere per uscire dalla preistoria delle relazioni umane ancora fondate simbolicamente sulla subordinazione del genere femminile. Quando le donne hanno saputo , grazie a movimenti importanti e rivoluzionari, occupare lo spazio pubblico hanno sempre posto il problema del potere invitando a cambiarne il paradigma. Il potere che ci interessa , abbiamo sostenuto e sosteniamo, deve avere la dimensione ed il metodo della cura : cura di sé, delle e degli altri e del mondo. Questo è possibile nel momento in cui si cambiano le relazioni tra le persone e nella società per tendere all’autodeterminazione, alla partecipazione consapevole, alla capacità di educare ai sentimenti per educarci alla politica, alla volontà di affermare il nostro diritto ad organizzarci rifiutando nel contempo il potere dell’organizzazione. Per agire una rottura così radicale è necessario contaminare ogni luogo possibile con pensieri, idee e pratiche di donna e di femminista.
Se dicessi che mi riconosco completamente nel testo del “Manifesto per un soggetto politico nuovo” mentirei.
E’ una buona sintesi delle differenze (di genere, di formazione, di percorsi personali e politici, di cultura) che con passione l’hanno realizzato e come tale è perfettibile, in certi punti anche discutibile.
Mi piace molto però il fatto che non è il solito “manifesto programmatico” ma si cimenta, con una certa dose di innovazione, sui principi che dovrebbero guidare il processo di costruzione di un nuovo soggetto politico e soprattutto affronta consapevolmente la questione del metodo che mai come oggi mi sembra sostanziale se si vuole davvero che il soggetto sia nuovo.
E mi piace ancor di più che il manifesto, finalmente!, si misura con la sfera dei sentimenti e delle emozioni , aspetti che troppo spesso vengono sottovalutati se non negati. Al contrario io credo che siano proprio i sentimenti, le emozioni, le passioni a guidare le nostre azioni e quindi a condizionare le relazioni sociali. Per questo educare ai sentimenti ha molto a che fare con l’educazione alla politica e, da qui, con la possibile trasformazione del mondo.
Il “manifesto per un soggetto politico nuovo” sta raccogliendo tantissime adesioni a riprova che è tanta la voglia ed è urgente il bisogno di una politica rinnovata, mi auguro che anche a Como siano tante e tanti le donne e gli uomini interessati a provarci ancora. Le prime adesioni, fra le quali quella della prima ora di Celeste Grossi e Danilo Lillia, fanno ben sperare». [Nicoletta Pirotta per ecoinformazioni]
SI POSSONO FARE I MANIFESTI E MANIFESTARE.MA IL PENSIERO DEVE ESSERE UNO SOLO,IL BENE DELL’INDIVIDUO.
INVECE MI SEMBRA CHE L’ A B C ABBIA TRAVISATO IL TUTTO
PER DARE UNA MANO AL DIFENSORE DEI BANCHIERI E ALL’IM-
POVERITORE DEL POPOLO INTESO COME CETO MEDIO.
IL FATTO DI FAR MANGIARE LA MINESTRA FREDDA SEMPRE AI SOLITI NON MI SEMBRA LA SOLUZIONE MIGLIORE.SXZPERIAMO ALLE PROSSIME ELEZIONI LA GENTE LO COMPRENDA.