Teresio Olivelli non avallò le leggi razziali (né la guerra)
Gigliola Foglia – consigliera provinciale ANPI – rettifica le superficiali affermazioni di un articolo su Teresio Olivelli, esponente della Resistenza cattolica. Una essenziale lezione di storia in preparazione del 25 aprile.
Griante, 21 aprile 2013
Gentile Direttore [del quotidiano “La Provincia”],
non capisco come l’amico Casarola, che so appassionato cultore di storia contemporanea, possa essere incorso in errori tanto madornali come quelli del suo articolo di oggi “Quelle Medaglie al Valore” (“La Provincia”, pag. 62) quando tratta di Teresio Olivelli.
Il problema non è tanto la laurea in legge collocata nel 1941 e in realtà conseguita il 23 novembre 1938 (tanto che a dicembre dello stesso anno Olivelli era già assistente alla cattedra di Diritto all’Università di Torino), perché un errore di data si perdona a tutti…
A scandalizzarmi sono affermazioni come “Olivelli era fascista convinto; credente pienamente in tutti i concetti del totalitarismo, compreso l’abominio perpetrato contro gli ebrei con le leggi razziali del 1939”.
Niente di più lontano dalla verità: dagli atti raccolti nel corso della causa di beatificazione, appare chiarissimo come Olivelli fosse un fascista “anomalo”, e soprattutto come fosse “credente pienamente” soltanto nel Vangelo. Il fascismo era allora l’unica cornice possibile in cui operare e cercare un avanzamento, per un giovanotto di intelligenza superiore e di belle speranze; lui vi aderì inizialmente attratto dagli ideali Dio-Patria-Famiglia, dalle promesse di giustizia sociale, di “avanzamento del quarto stato”, di pacificazione con la Chiesa (sono gli anni dei Patti Lateranensi), di impegno civile che rifiuti la mediocrità e l’egoismo borghese. Ma non fu mai cieco agli errori del regime, e conservò sempre indipendenza di giudizio; tanto che quando ne viene vietato l’uso fuori dalle adunanze religiose, lui si presenta agli esami liceali indossando orgogliosamente il distintivo dell’Azione Cattolica, e quando il governo chiude i circoli A.C. l’appena quindicenne Teresio esclama: “O Mussolini cambia rotta, oppure la cambiamo noi”.
Detestava poi tutto l’apparato scenografico, il cesarismo, il servilismo becero.
In quanto alle leggi razziali, quando Teresio era al Collegio Ghislieri intervenne con le parole e anche con la… prestanza del suo fisico massiccio a difendere lo studente ebreo Achille Jona che veniva pesantemente deriso per la sua religione; e si ricorda anche la sua amicizia con compagni stranieri non cattolici, come il protestante Gerhard Kirsten, che Teresio aiutava negli studi.
Il noto episodio dei Littoriali (sorta di “olimpiadi della cultura”) esemplifica bene l’intento di Olivelli di fecondare col Cristianesimo ciò che poteva esserci di umano nel fascismo, all’epoca “unico strumento possibile e disponibile, ancorché imposto e obbligato”, per la costruzione di una società migliore. Intende “rettificare certe idee…fare opera cristiana” (sono parole sue). Vince i Littoriali con una tesi sulla “razza”… che respingeva il razzismo materialistico germanico individuando l’italianità non nella genetica ma in una serie di tradizioni (la romanità, il Rinascimento, il Risorgimento…) e di valori ideali, con il coefficiente essenziale del Cattolicesimo. Affermerà, sono sempre parole sue, “l’universalità dei valori dello spirito e la creatività dell’uomo libero, senza a priori negare le diverse prefigurazioni fisiche”.
Vittoria contestatissima, con la commissione tacciata di essere “poco fascista”, ma gli dà la possibilità di ribadire la sua ardita tesi in una serie di conferenze; e l’amico americano T.C.Lockard gli scriverà: “Quando i miei amici…cominciano a parlare di razzismo prestato dalla Germania all’Italia, c’è poco da dire. Perciò sono contento di sapere i tuoi sentimenti e pensieri attorno a questi argomenti, perché posso dire a queste persone che le opinioni bandite nei giornali americani non rappresentano le opinioni di tutti gli italiani intelligenti”.
Nota anche la sua posizione sulla guerra, su tutte le guerre, tanto che per il suo giornale clandestino scelse il nome “Il Ribelle” nella sua accezione latina: reversus ad bellum, contrario alla guerra. Fu volontario in Russia per umana solidarietà, per non abbandonare i commilitoni che andavano a morire, per fare del bene, con la speranza che con al partecipazione italiana si frenasse l’egemonia tedesca e “si salvasse un ideale di umanità”.
Non ha dunque alcun senso la frase del Vs articolo “Olivelli da fascista sempre pronto a condividere qualsiasi concetto della dittatura si ritrovò uomo completamente cambiato e proiettato dalla parte opposta”: come abbiamo visto, erano molti i concetti fascisti che non condivideva, e non faceva mistero di non condividere. E soprattutto, è un Teresio maturato quello che approda alla Resistenza, ma non è un’altra persona, come diranno i testimoni del processo canonico è lo stesso Teresio di sempre, che metteva sopra ogni cosa la fedeltà al Vangelo.
Così si legge nella sua più recente biografia: “Costruire un nuovo ordine sociale, la ‘nuova città’ più giusta e più solidale, condividere la sorte del proprio popolo in momenti segnati da tensioni, contraddizioni e sconfitte, sostenere i più bisognosi di aiuto: questi sono gli obiettivi di fondo che caratterizzano tutte le stagioni esistenziali di Teresio Olivelli (…). Non agisce secondo criteri ideologici, ma unicamente secondo i principi della fede e della carità (…)… è nel fascismo e vi opera, ma non è del fascismo; è nella Resistenza e ivi agisce, ma non è della Resistenza… Si tratta di un destino nella logica del sacrificio, a imitazione di Cristo”.
Onde evitare altre scempiaggini su questa luminosa figura (paragonata da Giovanni Paolo II a san Massimiliano Kolbe), di cui è in corso il procedimento canonico per l’elevazione all’onore degli altari, suggerisco di leggere “L’amore che tutto vince. Vita ed eroismo cristiano di Teresio Olivelli”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana e scritto da Mons. Paolo Rizzi della Segreteria di Stato Vaticana, Postulatore della Causa di beatificazione.
Cordialmente
Gigliola Foglia
Consigliere provinciale ANPI, già archivista per la parrocchia di Tremezzo (dove lo zio materno di Olivelli fu arciprete per vari decenni, nascondendolo più volte durante la latitanza), e corrispondente locale per la causa di beatificazione