Como: tra Tares e patrimonio, si avvicina la discussione del bilancio

cernezziArchiviata la discussione sul Pgt, il Consiglio comunale inizia ad avvicinarsi all’altrettanto complesso tema del bilancio, da approvare entro fine luglio. Nella seduta di lunedì 17 giugno sono state affrontate due tematiche ritenute propedeutiche alla discussione generale: la sistemazione delle modalità di riscossione della tassa sui rifiuti Tares e il piano di vendita di alcuni immobili comunali proposto dall’assessore Iantorno.

La serata ha avuto come prodomo la dichiarazione preliminare, tra le altre, del consigliere di maggioranza Luppi, il quale ha riportato il caso di un intervista radiofonica, dai contenuti molto negativi verso l’attuale giunta e il sindaco, rilasciata da un consigliere martedì scorso a Ciao Como Radio. Il consigliere in questione, di cui Luppi non ha comunicato il nome, avrebbe definito ii vertici comunali come «inadatti e incapaci a governare, ancora inesperti sul funzionamento della macchina amministrativa», additando inoltre Lucini come «aborto della democrazia, a cui la giunta è totalmente succube». Parole- ha concluso Luppi- molto gravi, indici di un rischio d’imbarbarimento dei rapporti politici e umani all’interno del Consiglio.

In seguito si è passato alla discussione sulla delibera presentata dall’assessore Giulia Pusterla, inerente le modalità di versamento della tassa Tares e le scadenze per il pagamento di questa. La proposta della responsabile del bilancio prevede, pur nell’orizzonte d’incertezza normativa che grava sul tributo, di procedere alla sua sistemazione in nome dell’esigenze di liquidità avanzate dall’ente di competenza, indirizzando la riscossione in due rate a fine luglio e a fine novembre, con la prima compredente il pagamento del 60% della quota totale. Il tema non ha incontrato grandi resistenze da parte dell’opposizione, se si esclude la proposta di Laura Bordoli di aumentare sgravi per le attività produttive e per le famiglie in difficoltà economica, a cui sempre Pusterla ha risposto promettendo di accogliere il più possibile tali istanze nel realizzare il provvedimento.

Decisamente più combattuto si è prospettato il dibattito sulla seconda delibera all’ordine del giorno, finalizzata alla presentazione del piano di vendita per molti immobili a proprietà comunale, proposto dall’assessore Marcello Iantorno. Questo prevede la cessione di parte del patrimonio pubblico tramite diverse gare d’asta, con valori di mercato medi e calcolati in alcuni casi da apposite perizie affidate al Politecnico di Como, obbedendo così alle esigenze di rimpinguare le scarse risorse a disposizione senza ricorrere ad aumenti ulteriori della tassazione. Sul punto si sono concentrate le rimostranze delle minoranze: per Bordoli «si preferisce svendere in un momento di grave crisi del mercato immobiliare, piuttosto che valorizzare il patrimonio», mentre per Scopelliti del Pdl «si vuole tirare a campare senza veri progetti per la città, tra l’altro non fornendo l’oppurtuna documentazione a tutto il consiglio». Diego Peverelli della Lega Nord, invece, si è spinto a considerare la vendita di molti edifici concentrati in via Milano alta come un tentativo di «islamizzare definitivamente il quartiere, cancellando gli ultimi abitanti italiani per via dei prezzi alla portata solo degli extracomunitari», opinione condivisa, nonostante le assicurazioni non razziste ma “politiche”, dal collega di partito Mascetti e ancora di Scopelliti.

All’intervento di Peverelli hanno risposto sia Ceruti del Movimento 5 Stelle, concentrato  sulla reale convenienza di vendere in presenza di prezzi così bassi nella zona, quando si è riaperta la partita della Ticosa, sia Luigi Nessi, il quale ha ricordato lo status multietnico della città e la scarsa incivisità di tali discorsi. Peverelli ha poi replicato accusando di essere stato strumentalizzato, oltre che criticare Ceruti per alcune frasi  ironiche sui recenti scandali interni del Carroccio a livello nazionale.

Più tecniche le critiche di Rapinese, che ha giudicato il piano come «basato su sogni e ipotesi al momento senza senso di esistere, ideale inizio per un bilancio dai contenuti utopistici come accadeva nell’era Bruni», oltre che insistere sull’«inutilità di vendere in un momento come quello attuale, con il rischio di non lasciare più nulla alle generazioni future, senza pensare inoltre alle necessità di valorizzazione turistica del patrimonio attuale».  Ceruti ha ripreso tali argomentazioni, aggiungendo l’idea di destinare via Milano «più che alla cessione, alla sprimentazione di attività commerciali innovative, come l’equosolidale o a chilometro zero». Marco Butti infine ha considerato il prospetto come «impreciso e incompleto, dalle perizie sul valore degli immobili insufficienti e ambigue».

La discussione è stata  aggiornata a giovedì, non prima di un ultimo intervento di Sergio Gaddi, il quale ha definito la delibera in esame come «irreale, un artificio contabile creato solo per far quadrare un bilancio falsato in partenza». [Luca Frosini, ecoinformazioni]

1 thought on “Como: tra Tares e patrimonio, si avvicina la discussione del bilancio

  1. Vendere non svendere,la differenza è la regola.Quando un’Ente vende i gioielli deve essere parsimonioso,non come ha fatto con parcheggi e reti.In questi casi ha perso il danaro corrente per le spese,e per dare lavoro a tante persone.

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