
Michelini/ Senza analisi la magistratura detta l’agenda
Luca Michelini commenta l’articolo di Marco Longatti e contesta la centralità de La provincia assunta come Gazzetta ufficiale anche delle persone del centrosinistra. Il docente di Storia del pensiero economico all’Università di Pisa giudica, in assenza di un giornale vero che rappresenti un’alternativa indipendente e libera velleitarie (anche le sue) o insufficienti le altre proposte. Serve – lo raccomanda Michelini – uno studio più accurato dei documenti a partire dalla stessa relazione Anac. Senza profondità di analisi l’azione giudiziaria detta l’agenda.
I nodi vengono al pettine
- Marco Longatti gioca facile e difficile ad un tempo: se la prende con il quotidiano La Provincia, che ha scaricato la giunta Lucini. Gioca facile, perché l’analisi che egli compie della linea editoriale del principale quotidiano comasco è del tutto condivisibile. La Provincia, come gran parte delle rappresentanze dei corpi intermedi cittadini, cioè di quelle istituzioni che rappresentano le principali forze sociali, ha appoggiato le scelte di Lucini sulle paratie e solo ora se ne distacca, senza svolgere un’analisi anche autocritica della vita politica cittadina di cui sono stati parte costitutiva. Ma Longatti gioca anche molto difficile per due motivi. In primo luogo solo ora si accorge dell’importanza della costruzione di una pubblica opinione cittadina. In secondo luogo solo ora si accorge che La Provincia costituisce una forza politica non solo indipendente, ma di grande rilievo, perché in grado di mobilitare tanti cittadini.
- Il caso paratie, infatti, è di grande momento per vagliare il meccanismo decisionale che presiede le scelte politiche della città. Non so quante volte il centro-sinistra ha sbandierato lo slogan “politica è partecipazione”; e non so quante volte questo slogan è stato tradito; ma il punto ora è un altro. Per partecipare, alle decisioni ovviamente, è necessario sapere. Per sapere ci vogliono due cose: informazioni e capacità di trasformare le informazioni in conoscenza.
- Vediamo a questo proposito qual è il panorama cittadino.
Non so quante molte mi è capitato di ascoltare da parte dei militanti del centro-sinistra critiche nei confronti della Provincia, perché poco oggettiva, poco informata e via discorrendo. Come se La Provincia fosse un organo istituzionale, una sorta di Gazzetta ufficiale. Come se l’informazione non fosse potere e il potere non seguisse logiche precise e La Provincia non avesse una propria linea editoriale, che è anche una linea politica. E quante volte ho percepito la smania da parte dei militanti del centro-sinistra di pubblicare sulla Provincia. Una consacrazione, una vetrina, la sanzione di un ruolo pubblico di rilevo. Ecco la Provincia trasformata in un quotidiano “organico” al centro-sinistra. Come se fosse un foglio bianco sul quale scrivere e sul quale si deve essere chiamati a scrivere in quanto militanti del centro sinistra perché, ora, finalmente, al potere della città.
E non so quante volte mi sono sforzato, anche con iniziative personali (tutte velleitarie, perché senza capitali monetari alle spalle) di spingere il centro sinistra a costruire un organo di informazione proprio. Ma non organico ad un partito, ma un organo indipendente e pluralistico e capace, appunto, di creare sapere. E’ stato tutto inutile.
Prendiamo ecoinformazioni: quante sono le analisi che essa ha ospitato nel periodo della giunta Lucini sulla realtà cittadina? Pochissime.
Prendiamo la Cgil, che per qualche tempo ha pubblicato anche su Eco una sorta di bollettino informativo: era una rifrittura di comunicati stampa e poco di più. Un’organizzazione che vanta 50mila iscritti in provincia non ha avuto la capacità di produrre informazione e conoscenza.
Domando: le forze sociali che in qualche modo si sono riconosciute nella giunta Lucini si sono poste il problema della conoscenza e dunque della scelta politica? La risposta è facile: no; mai. Per quale motivo? Perché ciascuna di esse si è fatto, al massimo, il “giornalino interno”, ma mai si è posta il problema di mettere insieme le forze e di creare così il presupposto della conoscenza. La paura del pluralismo e della conoscenza è stata così grande da impedire che nascesse qualche cosa capace di creare un controaltare alla Provincia.
Pazzesco, mi permetto di chiosare: in tempi in cui la tecnologia, internet, permettono di abbattere i costi del supporto tecnico della conoscenza, cioè la carta stampata. In un mondo dove la conoscenza è diventato il principale fattore di produzione della ricchezza, oltre che della scelta politica, Como, che rimane città manifatturiera, non ha le capacità per produrre quella conoscenza che è indispensabile alla scelta pubblica. A Como mancano anzitutto le teste, prim’ancora che i mezzi; ma le teste pensanti fanno paura e nelle organizzazioni, tutte, vale il principio della fedeltà, che è la morte della conoscenza e della scelta pubblica.
- Non migliore è il quadro delle forze politiche che hanno avuto un seggio in consiglio comunale. Sappiamo che il consiglio oggi ha poteri molto limitati. Ma attenzione: il consigliere non solo può, ma deve essere un perno fondamentale per la costruzione della conoscenza. Perché può e deve accedere alle informazioni. Perché può e deve far diventare queste informazioni appunto conoscenza. Chiedo: quanti sono gli scritti dei consiglieri dedicati ad informare la cittadinanza? Quante volte grazie alle loro informazioni si è costruita, da parte dei partiti o dei militanti, interpretazioni della realtà? A memoria rispondo: mai. Ancora ricordo gli inutili tentativi che ho espletato per avere il famoso contratto tra Esselunga e il Comune a proposito dell’area Trevitex. Tante riunioni, tanti concigliaboli sempre all’insegna della “partecipazione”, ma nessun tentativo di creare “opinione pubblica”.
- E’ all’interno di questo quadro desolante che va inquadrata la vicenda delle paratie.
Che cosa è accaduto, infatti? E’ accaduto che solo e soltanto grazie all’Anac Como è venuta a conoscenza della realtà delle cose sulle paratie. Solo grazie all’azione di un’autorità inquirente la cittadinanza è venuta a conoscenza dei termini esatti della questione. Lo stesso Longatti, infatti, ora e soltanto ora è sorpreso di alcune scelte fatte dalla giunta Lucini.
Vorrei ricordare che sul piano politico, cioè per le sorti della giunta Lucini, questa sorpresa è determinante. Perché delle due l’una: o le forze politiche che sostengono la giunta sapevano tutto (senza aver trasformato questo sapere in conoscenza e in opinione pubblica) ed allora è giusto, moralmente e politicamente, che sostengano Lucini fino all’ultimo, assumendosi la responsabilità delle scelte compiute; oppure non sapevano e quanto ora e soltanto ora sanno (grazie all’ANAC) può e deve costituire un fattore decisivo nelle scelte future; anche se rimarrebbe il dato certo non lusinghiero di essersi fatte usare.
- Longatti propone un elenco preciso di queste scelte. Ma non ne propone un’analisi. Prevale la sorpresa. Ma ora si tratta di entrare nel merito.
L’invito che rivolgo a tutti i militanti del centro-sinistra è però quello di partire dallo studio della relazione Anac. Ne proposi un’interpretazione nel luglio 2015, anche questa volta senza eco alcuna nel centro-sinistra: e venne infatti pubblicata da Comozero, che ancora ringrazio. Forse, se si fosse cominciato a discutere seriamente fin da allora non si sarebbe arrivati a questo punto, confuso e convulso. Come sempre, nel nostro Paese solo l’emergenza, e solo l’azione giudiziaria, detta l’agenda. [Luca Michelini per ecoinformazioni]