Mese: Giugno 2016

Essere nel lago con Christo e Jeanne Claude

Ieri, martedì 28 giugno 2016, dopo molti tentennamenti, siamo riusciti a vedere The floating piers, l’opera di Christo e Jeanne Claude collocata sul lago d’Iseo per collegare Sulzano a Montisola e questa alla più piccola isolina di San Paolo.

Dal punto di vista logistico, la visita non è stata semplicissima ma – per fortuna – assai meno tormentosa di come le allarmanti notizie di stampa potevano far prevedere. Certo, bisogna metterci un po’ di impegno nel preparare la trasferta, ma le possibilità alternative ai principali accessi non mancano. Questa la nostra: in auto, evitando le autostrade e seguendo invece la direttrice che costeggia il lago d’Endine, siamo arrivati al lago d’Iseo da nord, e abbiamo poi raggiunto i parcheggi (autorizzati – costo per l’intera giornata 15 euro – con ricevuta) di Sale Marasino; più oltre non si poteva andare; da lì a piedi ci siamo recati all’imbarcadero con l’obiettivo di salire sul battellino di linea (non prenotabile e quindi di libero accesso) che collega Sale a Carzano, all’estremo nord di Montisola. Il primo battello disponibile ci è sfuggito, ma sul secondo – venti minuti più tardi – siamo saliti senza problemi, anzi, in posizione privilegiata, sulla prua a goderci il panorama. In definitiva, poco prima di mezzogiorno sbarcavamo a Montisola, senza levatacce, senza code estenuanti, senza attacchi di nervoso. (Mi sentirei di consigliarlo, se non fosse ormai un po’ tardi; comunque, nella giornata di ieri, abbiamo incrociato almeno un paio di gruppetti di amiche comasche, nessuna particolarmente stressata, anche se qualche coda più di noi, tra treni, auto e battelli, se l’erano fatta).

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Dal punto di vista organizzativo, sottolineando che bisogna tenere nel debito conto il giorno infrasettimanale, mi sentirei di promuovere l’esperienza. Tutte le persone coinvolte (parcheggianti, naviganti, rifocillanti, informanti, vigilanti …) ci sono parse attente e cordiali, comprese nel loro ruolo.

Dal punto di vista artistico (finalmente!), il discorso va molto articolato, ma fin da subito va detto che l’opera-installazione mi è parsa riuscita e quindi merita sicuramente il viaggio.

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Avvicinandoci, come abbiamo fatto noi, lungo la strada sulla riva che da Carzano conduce a Peschiera Maraglio, la “passerella” appare prima come una sottile lama luminosa di colore giallo intenso, poi come una superficie brulicante di gente, un po’ inquietante. Ma quando, dopo aver percorso un altro po’ di lungolago (il passaggio più faticoso, stante la quantità di gente e la ristrettezza della strada), arriviamo all’imbocco di una delle passerelle che punta verso l’isola di San Paolo, la percezione cambia radicalmente. Dall’“interno” (l’espressione ha un senso profondo, anche se l’installazione è del tutto aperta) l’opera prende il sopravvento, il percorso diventa il fulcro dell’esperienza, la gente (sempre tantissima) sembra rarefarsi. Camminare sulla passerella (pier in inglese è propriamente “pontile”, “banchina”, “imbarcadero”) diventa un atto con un impatto molto forte; l’ondeggiamento della superficie (floating significa tanto “galleggiare” quanto “ondeggiare”, e questo moto è quasi sempre molto leggero, ma a volte più intenso, quando si sentono le onde provocata da battelli e motoscafi) e la sua morbidezza (sotto il tessuto giallo intenso c’è una resina espansa che è comunque soffice) fanno sì che i passi diventino spontaneamente più consapevoli. Non è tanto l’idea di “camminare sulle acque” (su cui tanto si è favoleggiato, dato il nome del progettista) ma quella di “essere nel lago”, immersi in uno spazio incognito, per quanto definibile. La passerelle, larghe ben 18 metri, in modo da evitare qualsiasi sensazione di precarietà, quasi si trasformano in acqua in una dissolvenza incrociata, nonostante che i rispettivi colori siano quasi complementari e quindi inconfondibili.

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Quindi l’opera, o installazione che dir si voglia, mi è apparsa molto introversa, assai poco “gridata” come invece sembrava di capire dal suo impatto nella comunicazione mediatica.

Quando poi, compiuto il tratto fino all’isoletta di San Paolo, “circumnavigata” la villa, e di nuovo percorso il collegamento fino alla terraferma poco distante da Sensole, ci incamminiamo sulla strada che dalla riva sale a mezzacosta, la percezione dell’opera muta ancora. Il percorso che era sembrato lineare si spezza e alcuni cambi di direzione quasi impercettibili diventano secchi: tra l’isola e l’isoletta si disegna quasi una punta di freccia che punta lontano, fuori da tutti quei bersagli che erano sembrati ovvi. Non posso fare a meno di pensare che sono “tante opere” in una, e che il lavoro di ideazione è stato davvero approfondito e attento al contesto.

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Mi rendo conto di questi diversi aspetti mentre rifletto sul fatto che l’opera – a dispetto dei milioni di scatti di cui è stata oggetto – è assai poco fotogenica; quasi impossibile trarne (almeno per un dilettante come me o come la maggior parte delle persone che conosco) un’immagine diversa da quelle ovvie e quasi obbligate; quasi impossibile fissare uno sguardo in grado di restituirne la complessità.

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Ma anche questo è elemento di grande interesse: messe al centro di un’attenzione quasi morbosa, le passerelle di Christo e di Jeanne Claude galleggiano indifferenti e forse pian piano ondeggiano in direzione ignota.

La gente “normale”, che a decine di migliaia attraversa il lago galleggiando, ha le mie stesse percezioni e i miei stessi pensieri? Sarei disposto a giurare che il 99,99% di loro piuttosto che andare a vedere un’opera d’arte contemporanea si sparerebbe un colpo. Eppure è qui… Sono altresì convinto che quasi nessuno si considera parte di un’“opera”. Eppure è qui… Basta a spiegare tutto questo il consumismo culturale imperante, la dittatura della promozione, il desiderio di partecipare a un “evento”? Non so.

Le feste popolari sono fenomeni difficilmente inquadrabili. E questa è indubbiamente una festa: ho visto troppe persone “contente” di esserci, dopo aver dovuto far fronte a levatacce, code, caldo e – persino – un po’ di chilometri a piedi, per avere dei dubbi.

Si “portano via” qualcosa da questa giornata, oltre agli immancabili selfies?

La domanda è probabilmente mal posta, poiché l’arte e la cultura non seguono mai i percorsi più diretti.

Un’ultima riflessione, l’unica in controtendenza rispetto a una sensazione di soddisfazione complessiva dopo la mia visita: tra gli sponsor principali dell’operazione è quel Beretta della fabbrica di armi, responsabile di molti disastri in giro per il mondo. Premesso che il suo ruolo (e quello degli altri sponsor) resta quasi del tutto invisibile alla maggior parte del pubblico, è difficile sottrarsi alla domanda: e la responsabilità etica dell’arte? Ma la risposta non è facile.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

Oltre il giardino/ Il coraggio e la paura

Oltre il giardino 11«Attenzione, leggere questo giornale può causare indipendenza». Esce il numero 11 di Oltre il Giardino, “extrarivista” di fotografia sociale e  poesia della marginalità prodotta dall’omonima associazione. (altro…)

Cinema e archeologia ai Musei Civici di Como

L’edizione 2016 di “Al cinema con l’archeologo”, iniziativa come sempre promossa con la collaborazione di Famiglia Comasca,  è dedicata al tema dell’archeologia nel paesaggio urbano.  Il ritrovamento di contesti archeologici è normale nelle nostre città, tutte di fondazione molto antica, e pertanto non deve essere vissuto come un imprevisto. Lo scavo archeologico rappresenta in questi casi una importante opportunità culturale, esso consente la ricostruzione del volto antico dei centri abitati e ne spiega l’evoluzione.

Attraverso filmati storici e nuovi documentari si vuole mettere l’accento sulla valorizzazione e la comunicazione culturale su questo tema. Il primo incontro trae spunto da recenti rinvenimenti archeologici che hanno interessato il cuore della città comasca. Gli altri mostrano degli esempi di realizzazioni e le possibilità offerte dalle nuove tecnologie in questo ambito.

I filmati di RAI Storia fanno parte della serie “Viaggio nella bellezza”, frutto di una collaborazione con il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo per la promozione e valorizzazione del patrimonio culturale e artistico italiano.

La prima proiezione è fissata per giovedì 30 giugno 2016, nel cortile del Museo Archeologico, alle ore 21.30

Como: la città che si rinnova riscopre la sua storia.

Nicoletta Cecchini, Soprintendenza Archeologia della Lombardia, e Marcello Cariboni, Archeogeo snc, introdurranno sui ritrovamenti di piazza Grimoldi. Segue il filmato realizzato da Parisi, Galfetti e Costamagna per conto dell’Ufficio Piano Regolatore del Comune di Como, nel 1938, dedicato alla demolizione del quartiere della Cortesella – CINEGUF 1938 – Commentato da Letizia Casati, Musei Civici  di Como.

Giovedì 7 luglio 2016, sempre nel cortile del Museo Archeologico alle  ore 21.30, sarà la volta di Mediolanum, la città invisibile sotto i nostri piedi.

La serie sarà conclusa giovedì 14 luglio 2016 all ore 21.30 da Scoprire e ricostruire l’antica Brescia. La modellazione 3D al servizio dei Beni Culturali.

L’ingresso è libero. Per info: Civico Museo Archeologico, piazza Medaglie d’Oro 1, Como, 031.252550 musei.civici@comune.como.it www.visitcomo.eu

ecoinformazioni 546/ Wikimania lariana

546Dopo Francoforte, Hong Kong e Londra, il ciclo di conferenze di Wikimania si è tenuto quest’anno (21-28 giugno) nel luogo più improbabile, a Esino Lario, paesino di settecento abitanti in provincia di Lecco, a 910 metri sul livello del mare, inizialmente privo persino di una connessione Internet accettabile. In tre anni il paese, con l’aiuto di 400 volontari, ha trovato come ospitare mille wikipediani, ha installato un sistema di fibre ottiche che ha garantito il wi-fi, ha ristrutturato il palazzetto dello sport, le scuole, il cinema, ha imparato l’inglese (sia pure con inflessione dialettale) e soprattutto ha mostrato come le “culture metropolitane” possano scambiare idee e stili di vita con angoli di mondo solo apparentemente opposti, e non più marginali o isolati. Leggi on line il numero 546 del settimanale ecoinformazioni. Nella sezione Como foto social club dedicato a Wikimania, le immagini di Enzo Mangalaviti. Leggi l’articolo di Pietro Caresana sull’incontro di Esino.

Cgil/ Da Tarpini a Licata

elezionelicataL’assemblea generale della Cgil di Como ha eletto Giacomo Licata  nuovo segretario provinciale della Cgil di Como. Prende il posto di Alessandro Tarpini, segretario dal 2009, ora responsabile nazionale dei frontalieri e della regione Alpina. Leggi nel seguito il comunicato della Cgil. (altro…)

Pizza solidale per il Programma Italia

emergency-COPLa sera di sabato 25 giugno, all’ Arci di Mirabello di Cantù, si è svolta una cena solidale a sostegno del Programma Italia di Emergency. Il gruppo di volontari di Como, grazie all’aiuto e la collaborazione delle splendide persone dell’Arci, al contributo del Comitato soci Coop di Cantù ed al patrocinio del Comune di Cantù, ha organizzato un evento che è stato in grado di unire solidarietà e sapori della nostra terra, per una serata all’insegna dell’allegria, della giovialità, ma soprattutto della riflessione e della solidarietà. Non tutti sono a conoscenza del fatto che Emergency lavora attivamente anche sul territorio italiano offrendo cure gratuite e di alta qualità a tutti coloro che ne necessitano ma, per svariate ragioni, non hanno facile accesso ai servizi sanitari locali.

La copertura di Emergency passa per tutta la penisola, da Nord a Sud, attraverso ambulatori stabili e ambulatori itineranti che si occupano della fascia piu vulnerabile della popolazione. Una pizzata che fin dal menù, pensato dai volontari e realizzato dai ragazzi di Arci Mirabello, ha voluto puntare l’attenzione sulle regioni in cui Emergency presta il suo soccorso. Infatti, ogni pizza ha richiamato sapori e i colori tipici della nostra terra e delle nostre regioni di origine. Per rendere l’attesa un momento di riflessione e conoscenza, ogni tavolo è stato guarnito con un centrotavola che descriveva il lavoro dei vari ambulatori cosi da poter approfondire l’argomento proprio della serata e prendere consapevolezza della realtà che medici e figure sanitarie si trovano ad affrontare giorno dopo giorno. Un modo allegro e colorato per parlare di un problema che affligge una fascia sempre più ampia della nostra popolazione.

Partendo dai coraggiosi migranti che arrivano sulle nostre coste del sud in cerca del proprio futuro, passando per le periferie italiane dove, troppo spesso ormai, anche accedere all’assistenza di base diventa pressoché impossibile per alcune fasce sociali, Emergency anche in questo caso ha voluto fare la differenza nella vita di numerosissime persone, restituendo loro il diritto primario alle cure mediche. I volontari si sono adoperati per servire la cena, stendere la pizza, cucinare le crepes, preparare le crostate, accogliere gli invitati e rendere così l’ambiente il più ospitale e solidale possibile, filo conduttore di ogni attività di Emergency.

Parte del ricavato della serata sarà devoluto proprio al Programma Italia, per far in modo che la solidarietà non debba mai fermarsi ma al contrario, che possa diventare un baluardo che coinvolge sempre più persone e raggiunge tutti coloro che versano in condizioni di disparità sociale. [Deborah Alessandra Valente, per i volontari di Emergency Como]

Se Wikipedia va sulla Grigna

wikimania_esinolario_WEB 2 DSC4381Wikimania è un ciclo di conferenze in cui si discutono i metodi per migliorare Wikipedia. Si tiene ogni anno in una città diversa dal 2005. Quest’anno, dopo che negli anni scorsi l’iniziativa era stata ospitata in città come Francoforte, Hong Kong e Londra, la scelta è caduta su Esino Lario, paesino in provincia di Lecco a 910 metri sul livello del mare, che è stata invaso dai wikipediani dal 21 al 28 giugno.

La scelta di Esino ha fatto storcere il naso ad alcuni, ha fatto sorridere altri e ha suscitato lo scetticismo di quasi tutti: basti pensare che per una settimana la popolazione esinese è raddoppiata, passando da settecento o poco più a quasi duemila abitanti.
La sfida, quando nel 2013 la candidatura è stata accolta, pareva proibitiva: mancavano le strutture dove far alloggiare i partecipanti, che sono confluiti a centinaia da sessantatrè paesi diversi, mancavano le sedi delle conferenze, mancava persino una connessione che garantisse una fruizione accettabile di internet. Ma in tre anni tutti, chi più, chi meno volentieri, si sono messi a disposizione per garantire il successo di Wikimania 2016.
Lo sforzo maggiore richiesto ai paesani è stato quello di rendere possibile un raduno di mille persone in luogo così piccolo, condividendo con i wikipediani le proprie abitazioni con un rimborso di 25 euro al giorno per l’alloggio. 650 sono stati gli ospiti delle case, mentre altri 200 sono stati smistati tra l’albergo di Esino Lario e quello di una località vicina, l’Ortanella.
Per garantire il pieno funzionamento dell’organizzazione sono intervenuti circa 400 volontari provenienti da Lecco, Barzio, e da altre zone vicine a Esino, e per garantire loro l’alloggio è stato riaperto un albergo, l’Italia.
Ma i veri beneficiari di Wikimania sono stati proprio gli esinesi, dato che è stato installato un sistema di fibre ottiche che garantisse il wi-fi ai wikipediani ma che rimarrà in eredità a Esino, come anche le migliorie apportate ai luoghi pubblici che hanno ospitato le conferenze (il palazzetto dello sport, le scuole e il cinema). Oltre alle ripercussioni tecniche e infrastrutturali, però, il vero tesoro di quest’edizione non metropolitana del raduno della più grande enciclopedia online è quello che le persone porteranno con sé: da una parte i wikipediani, abituati a stare sempre con gli occhi fissi sul computer, hanno imparato che anche un luogo sperduto, sconosciuto e poco abitato può serbare tesori come i prati e la chiesa di San Pietro a Ortanella, gli alpeggi della Grigna o il belvedere di Passo Agueglio, scoperti nel corso delle passeggiate tra una conferenza e l’altra, d’altra parte anche gli abitanti di Esino hanno preso consapevolezza di quanto un maggiore contatto con altre persone diverse dai soliti noti possa essere stimolante umanamente, oltre che economicamente.
Sentire nelle parole dei paesani l’entusiasmo per il confronto con una realtà così più grande della loro dimensione quotidiana mediato dalla comunicazione in un inglese imparato in fretta e furia in un anno (e in cui non è illecito immaginare un po’ di sfumature dialettali) fa pensare che davvero Esino abbia capito quanto il soprannome di Perla del Lario gli si addica, e di quanto la lontananza dalla civiltà metropolitana sia un’enorme risorsa di scambio culturale tanto per chi la scopre quanto per chi la vive giorno dopo giorno. [Pietro Caresana, ecoinfomazioni – foto Enzo Mangalaviti]

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