
Quale Como ai comaschi?
Il tardo pomeriggio di venerdì 26 agosto 2016 è stato il momento di un confronto tra due Como: da una parte la Como solidale e colorata che si è messa in gioco per offrire un poco di accoglienza, di solidarietà e di servizi a chi, dopo un viaggio doloroso e accidentato, si è trovato impantanato nell’Europa delle regole, e dall’altra la Como incolore (ma con una netta prevalenza di nero) che rifiuta di capire come gira il mondo e che sotto lo slogan anodino di “Como ai comaschi” occulta gli ultimi rimasugli del neofascismo e del razzismo di Forza Nuova.
Il confronto, per fortuna, è stato a distanza: se i neofascisti hanno inscenato (sotto l’attento controllo delle forze di polizia) il loro presidio sulla strada che di solito i migranti percorrono la sera per raggiungere le mensa di Sant’Eusebio, alle persone di buona volontà è bastato allungare di qualche centinaio di metri il percorso per far giungere i migranti senza problemi alle loro cene. Ci mancherebbe altro: per gente che ha percorso migliaia di chilometri, in mezzo a tormenti di ogni tipo, cosa saranno mai un paio di semafori in più?
Ai dimostranti che agitavano i loro tricolori e che si trinceravano dietro striscioni con le scritte “Como ai comaschi” e “Rimpatrio subito”, consiglieremmo, se mai ne avessero la possibilità, di ristudiarsi un po’ di storia (non sanno che dal medioevo in avanti “l’aria della città” dovrebbe “rendere liberi”?) ma anche di tornare a interrogarsi sul loro amatissimo concetto di “patria”, che a queste persone è stata tolta con la guerra, la violenza, la rapina.
C’è una bella Como e una brutta. Si tengano la loro.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]
Nelle foto, alcuni momenti del pomeriggio: dalla stazione, a viale Innocenzo, a via Garibaldi.
Ma i militanti di FN se ne sono andati col camioncino di Aprica?