Mariangela Agliati Ruggia

Arte/ A Rancate le opere di Valeria Pasta Morelli e delle pittrici tra Otto e Novecento

La nuova mostra della Pinacoteca Züst di Rancate, in Canton Ticino, affronta con le consuete attenzione e delicatezza un tema centrale per l’arte moderna, ovvero il rapporto tutt’altro che semplice e pacifico tra diffusione dei modelli comunicativi e la loro affermazione pubblica.

Ovvero: nella seconda metà dell’Ottocento, il “fare arte” comincia a uscire dai ristretti ambiti degli operatori professionisti o dei dilettanti delle classi più elevate; la diffusione della scolarizzazione e della cultura, l’affermazione sociale di nuovi ceti e di nuovi ambiti territoriali, la progressiva e sempre più rapida evoluzione dei modelli di comportamento provoca una nuova attenzione ai linguaggi artistici (o – se si preferisce – a diversi modelli di comunicazione, tendenzialmente più liberi e legati ai sentimenti). Non a caso, spesso, al centro di questa tendenza “popolare” stanno nuove figure sociali che proprio in questi decenni a cavallo dei due secoli acquisiscono una nuova consapevolezza. Sono molte donne a impegnarsi in questo nuovo sforzo di rappresentazione e di comunicazione: nuove scrittrici, nuove musiciste, nuove artiste. Ma i freni della società tradizionale sono ancora molto forti: solo raramente le loro opere riescono ad essere conosciute, più spesso restano in ambito familiare o personale, espressione di una promozione individuale e non ancora di un riconoscimento di genere.

È questo (detto in estrema sintesi) lo sfondo su cui si colloca la mostra dedicata dalla Pinacoteca Züst a Valeria Pasta Morelli (e ad altre pittrici del suo tempo) e intitolata Arte e diletto. Il diletto è appunto il ripiegamento su una dimensione privata di un’aspirazione pubblica, ma non bisogna commettere l’errore di ritenere che sia poco: il diletto è già una conquista, a fronte di tutto ciò che era imposto come un dovere (quando non una condanna).

Valeria Pasta è una delle poche ticinesi che nella seconda metà dell’Ottocento si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, grazie a una posizione sociale di tutto rispetto (proviene da una famiglia di Mendrisio ormai solidamente affermata; suo padre Carlo è medico e imprenditore, suo zio Bernardino pittore). Negli studi artistici rivela notevoli doti, ma il matrimonio con un alto funzionario dell’esercito italiano la riporta all’interno di un orizzonte familiare, a un ruolo di sposa e di madre che contempla l’arte solo come attività marginale, come “diletto”, appunto. Ciò non significa che le sue opere, cui continuerà ad applicarsi per tutta la vita, siano dilettantesche: per quanto non tutte dello stesso livello, mostrano indubbie qualità e alcune sono decisamente interessanti.

La mostra di Rancate, curata da Mariangela Agliati Ruggia, Stefania Bianchi e Sergio Rebora, propone questa vicenda personale di notevole significato sullo sfondo del contesto familiare (e territoriale) e su quello dell’ambiente culturale. L’esperienza di Valeria Pasta Morelli non fu infatti unica: non poche altre donne seguirono nello stesso periodo o nei decenni immediatamente seguenti parabole di vita e di interessi analoghe. Marie-Louise Audemars Manzoni, Giovanna Béha Castagnola, Adele Andreazzi, Olga Clericetti, Elisa Rusca, Antonietta Solari e Regina Conti sono nomi oggi quasi del tutto sconosciuti (ma qualcuna di loro guadagnò in passato una certa rinomanza), ma comunque espressione di una ricerca di espressione artistica e di affermazione sociale che provocò un progressivo mutamento nel ruolo e nell’immagine delle donne. E l’esposizione di Rancate è una testimonianza essenziale per il riconoscimento dell’importanza di questo mutamento, anche in aree “periferiche”, come il Canton Ticino tra Otto e Novecento (ma il discorso non sarebbe diverso se fatto sul Comasco o la Brianza).

Una nota ulteriore garantisce, poi, del ruolo non effimero di queste ricerche. Le opere di Valeria Pasta Morelli sono giunte in donazione alla Pinacoteca di Rancate (per volontà dell’erede dell’artista) proprio a seguito del lavoro di valorizzazione delle memorie locali svolto in tutti questi anni, con un’attenzione particolare a temi poco frequentati (come la storia delle donne).

Un esempio in più, se mai ce ne fosse bisogno, che la memoria di un territorio non è data una volta per tutte, ma va “costruita” con un lavoro continuo.

[Fabio Cani, ecoiformazioni]

Valeria Pasta Morelli, La famiglia Morelli

 

Due immagini dell’allestimento della mostra:

 

Arte e diletto.

Valeria Pasta Morelli (1858-1909) e le pittrici del suo tempo

a cura di Mariangela Agliati Ruggia, Stefania Bianchi, Sergio Rebora

Rancate (Mendrisio), Pinacoteca Züst

27 marzo – 26 agosto 2018

Orari: martedì-domenica 9-12, 14-17 (da marzo a giugno); 14-18 (luglio e agosto); lunedì chiuso

Ingresso: CHF/euro 10, ridotto CHF/euro 8

Info: 004191 8164791, http://www.ti.ch/zuest

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