Telefono anti immigrati

Cantù civile dice no al razzismo e alla delazione

Pubblichiamo il documento comune alle associazioni che saranno nelle piazze di Cantù a raccogliere firme contro la proposta del telefono delatorio intitolato Dico NO alla delibera della Giunta comunale di Cantù.

«Quelle che si presentano oggi per le strade della città sono realtà non partitiche del canturino, accomunate da una chiara posizione contro il razzismo e, in alcuni casi, impegnate da anni a lavorare  a stretto contatto con gli immigrati. Abbiamo deciso di esprimere la nostra contrarietà alla delibera del Comune di Cantù “Provvedimenti finalizzati ad accrescere la sicurezza urbana ed a contrastare la permanenza di stranieri clandestini sul territorio” e di raccogliere le firme dei cittadini che come noi non la condividono. La delibera prevede che il comando di polizia locale istituisca un ufficio per raccogliere le segnalazioni di alloggi di immigrati clandestini, che si possono fare “in forma riservata” attraverso un numero verde. Le persone che lavoreranno in questo ufficio saranno investite del ruolo di “agenti anti immigrazione”, con tanto di formazione professionale prevista. Saranno garantite una o due “ronde”, a cadenza settimanale, di verifica delle segnalazioni. A livello formale, questo provvedimento dovrebbe colpire chi affitta illegalmente gli alloggi agli immigrati irregolari, ma in realtà sono questi ultimi ad essere le sole vittime della delibera: infatti, mentre chi viene scoperto affittare abusivamente appartamenti a clandestini di solito se la cava con una multa, gli occupanti si ritrovano senza casa e con il rischio di espulsione. Nonostante ciò che dice il sindaco, buttare fuori di casa i migranti irregolari non favorisce “una opportuna regolarizzazione della loro situazione” né li sottrae alla “mercé di persone disoneste e pronte ad approfittare”, ma semmai li rende “particolarmente esposti a situazioni di pericolosità e di degrado sociale”, ottenendo così l’effetto contrario rispetto a quello che la delibera formalmente si propone. Inoltre la trovata del numero verde rischia di fomentare un’ondata di “razzismo” anonimo, alimentata dall’invito alla delazione e al sospetto reciproco. E per quanto il comune si sia affrettato a spiegare che le forze dell’ordine “prenderanno i riferimenti di chi chiama, ma ne tuteleranno l’identità”, qualcosa continua a non tornare. La realtà è che si vuole coinvolgere il maggior numero di cittadini in una malata caccia alle streghe, mascherando tale operazione dietro il fine di “creare rapporti sinergici con l’intera cittadinanza affinché la coscienza civica aiuti le istituzioni ad affrontare problematiche difficili e di grande impatto sociale”. Tutto questo dimostra come il reale intento del provvedimento sia rendere impossibile la vita ai migranti, secondo una tendenza comune a diverse forze politiche. Queste stanno creando in tutta Italia un clima di paura nei cittadini al fine di ottenere il consenso per un’opera di repressione nei confronti delle categorie a loro meno gradite, nella fattispecie quella dei migranti: l’equazione migrante = criminale giustifica azioni xenofobe e razziste. Il clima di intolleranza venutosi a creare emerge dalla cronaca più recente, costellata di episodi di razzismo: a Parma i vigili urbani hanno insultato e malmenato uno studente ghanese, a Roma un gruppo di ragazzini ha picchiato selvaggiamente un cittadino cinese, a Milano un giovane italiano di colore è stato ucciso a sprangate. Le problematiche legate all’immigrazione, al contrario di quanto dice la giunta, non si risolvono denunciando, emarginando, reprimendo delle persone la cui unica “colpa” è quella di venire da un altro Paese, bensì permettendo loro di integrarsi all’interno della comunità locale e di costituire una risorsa per essa. Per realizzare tutto questo, la delibera comunale non deve essere applicata, i cittadini devono fare proprio il principio dell’accoglienza nei confronti dei migranti e le istituzioni devono garantire loro il diritto alla salute, alla casa e al lavoro».

I primi firmatari sono: 20 marzo (ass. dei tunisini), 3 febbraio (ass. multietnica); A.S.D.C. (cittadini congolesi) di Cantù; Anolf; Anteas; Arci Cantù; Arci Como; Aspem; Ass. Burkinabè (ass. del Burkina Faso); Ass. dei ghanesi che vivono in prov. CO; Ass. Grembo; Assalam (ass. marocchini Co); Auser Canturium; Associazione del volontariato comasco; Centro di ascolto (Caritas); Cgil; Cisl; Collettivo Iskra; Comunità del pellegrino; Alcuni giovani della comunità S. Vincenzo; Il Ponte; Incontri; La Soglia; Moldova Doina (ass. dei moldavi); N’golambandi (ass. angolani); Soci Coop; Spazio donna; Teranga (ass. senegalese); Uai Como (Unione delle associazioni degli immigrati).
I luoghi a Cantù e gli orari per firmare sono: sabato 19 ottobre l.go XX settembre 14,30-18,30; cimitero 14,30-18,30; domenica 20 ottobre l.go XX settembre 14,30-18,30, Cascina Amata (chiesa) 10-13; mercoledì 22 ottobre, parcheggio grande ospedale 9-12.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: