Scuole lariane contro le mafie

Successo per l’apertura del secondo giorno del Convegno annuale del Coordinamento comasco per la Pace. Più di 400 ragazzi hanno seguito uno spettacolo su Peppino Impastato e ascoltato testimonianze sulla lotta alle mafie.

Pieno successo per la tappa comasca della Carovana antimafie all’interno del convegno Liberté, fraternité, legalità. Non c’è Pace senza diritto  del Coordinamento comasco per la Pace, un momento d’incontro e di riflessione con gli studenti svoltosi nella sala gremita, più di 400 persone, dello Spazio Gloria dell’Arci Xanadù di Como.
Gli studenti dei licei Terragni di Olgiate Comasco, Fermi di Cantù, Giovio di Como, Porta di Erba e degli istituti Vanoni di Menaggio e Ciceri di Como, hanno assistito allo spettacolo teatrale Quel giorno a Cinisi, voce narrante Daniele Biacchessi, musica Gaetano Liguori, e all’incontro con Michela Buscemi, testimone antimafia, e Enza Rando, avvocato di Libera, in una mattinata coordinata da Claudio Bizzozero, direttore della Scuole diritti umani del Coordinamento comasco per la Pace.
Lo spettacolo incentrato sul ricordo e la spiegazione dell’impegno, della morte e delle successive indagini e depistaggi di Peppino Impastato ha toccato anche, in maniera più generale, altri fatti di sangue dello stragismo nero (con piazza Fontana, della Loggia, Italicus, Fausto e Iaio). Per Biacchessi una necessità dato che senza il racconto “il nostro silenzio e la nostra omertà continueranno a coprire la verità”. Una difesa della memoria per l’attore che ha anche evidenziato l’importanza della conoscenza per la comprensione con un’esortazione all’impegno civile.
La platea, molto attenta, tanto da ricevere le lodi della Rando, ha poi seguito le due testimonianze di chi ha operato e lavora contro la mafia. Enza Rando ha ripercorsola sua esperienza formativa, stimolata proprio dall’esempio di Impastato, fino all’avvocatura e, dopo lo scioglimento per mafia del suo Comune, vicesindaco del suo paese, Niscemi.
Un’esperienza amministrativa in prima fila contro la mafia “per rompere la connivenza passiva” e per ridare la speranza ad un città in cui non potevano neanche essere aperte le scuole, dato che la mafia non voleva dare la possibilità di un’istruzione bruciando le strutture appena completate. Una battaglia vinta solo organizzando, assieme ad altri amministratori, presidi notturni nelle strutture scolastiche, per potere preparare le nuove generazioni perché per l’avvocatessa “i giovani non sono il domani, sono l’oggi”.
Dopo di lei ha preso la parola Michela Buscemi che in maniera toccante e con semplici parole, a volte inframezzate dal dialetto, “io non ho studiato” si è schernita, ha raccontato la propria storia. Nata in una famiglia povera di Palermo ha avuto un primo fratello ucciso dalla mafia, perché vendeva sigarette di contrabbando senza permesso, ed un secondo perché cercava di raccogliere prove sull’assassinio. Lei, unica della famiglia ed in rottura con la madre, ha testimoniato, sola, contro gli assassini. “Chiedo giustizia per mie fratelli” ha detto quando è stata interpellata dal giudice in un’aula di tribunale, sola di fronte ai mafiosi, quando si è costituita parte civile. Per questo ha ricevuto anche una minaccia di morte per la figlia, allora bambina, e l’ostracismo sociale, al piccolo bar che aveva aperto non è più andato nessuno ed ha dovuto chiudere. Un intervento che ha commosso l’uditorio e si è concluso con un racconto – poesia in dialetto di un sogno, la morte della mafia.
Il dibattito seguente ha toccato l’attualità della vita politica italiana con i ragazzi che hanno chiesto degli intrecci tra politica e mafia e del perché della mancanza di un rinnovamento, fino all’elezione di Raffaele Lombardo alla presidenza della Regione Sicilia. Un’opportunità mancata, per le relatrici, data la sconfitta elettorale di Rita Borsellino dovuta alla paura, al malaffare e al clientelismo. Nella discussione è entrato poi pure Gomorra di Roberto Saviano dati i temi trattati. La Rando ha ribadito l’importanza dell’attenzione nei confronti dei fenomeni mafiosi, dato che il riciclaggio del denaro sporco interessa tutta Italia anche il nord, così come espresso anche da Enzo D’Antuono dell’Arci per Carovana Antimafie che ha raccontato la storia della Carovana Antimafie, “prima che anche un economia sana venga infestata e lo ripeto infestata – ha sottolineato la rappresentante di Libera – dato che la mafia non dà lavoro, tranne che per brevi periodi ed in maniera ricattatoria”. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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