Il Consiglio comunale di Como di giovedì 22 aprile 2010

Manca il numero legale salta la seduta sul bilancio del Comune di Como. Bruni non riesce a tenere in aula la propria maggioranza neanche sulla delibera fondamentale per l’amministrazione. I lavoratori della Ca’ d’industria continuano a presidiare il Consiglio fra l’indifferenza del Pdl.«Sono onorato di essere stato nominato in Univercomo – ha aperto così le preliminari al Consiglio comunale di Como del 22 aprle Emanuele Lionetti, Liberi per Como – mi impegnerò a relazionare al Consiglio ogni sei mesi a novembre e a maggio».

Nel mentre si sono affacciati in aula una sessantina di lavoratori della Ca’ d’industria scandendo ripetutamente «giù le mani dalla Ca’ d’industria!!!» e mostrando uno striscione con lo stesso slogan, il tutto inframezzato da alcuni «dimissioni! Pellegrino dimissioni!».

La consigliera Roberta Marzorati, Per Como, ha quindi letto all’aula il volantino distribuito dai lavoratori, che tra l’altro affermava: «I lavoratori non arretrano di un passo e continuano la loro legittima lotta per tutelare le proprie condizioni di lavoro e la qualità dei servizi erogati. Il presidente e tutto il Cda non hanno più nessuna credibilità agli occhi dei lavoratori, degli utenti e dei cittadini comaschi». raccogliendone gli applausi.

«Signor sindaco lei è obbligato a dimettere il Cda – ha sottolineato Marcello Iantorno, Pd – non è un atto che può o non può attuare». «Dobbiamo pretendere il rispetto – ha aggiunto Donato Supino, Prc – sia verso gli ospiti, che per i lavoratori e per il consiglio comunale e le sue decisioni».

Tutte reazioni all’immobilismo del sindaco e alle affermazioni del presidente della Fondazione Ca’ d’industria Pellegrino che hanno fatto chiedere a Bruno Magatti, Paco: «l’acquisizione della trasmissione di ieri sera [l’altro ieri ndr] e la verifica da parte dell’Ufficio legale del Comune, con risposta scritta, se Pellegrino è stato oltraggioso nei confronti del Consiglio comunale». Un attacco anche ai membri del Cda rimasti, soltanto Romolo Vivarelli, espressione delle minoranze in Consiglio comunale, ha consegnato le proprie dimissioni: «ci sono altre quattro persone che no hanno fatto una piega».

Cambiando argomento Mario Lucini, Pd, ha chiesto al sindaco di riferire sulla situazione dell’area ex Ticosa e sulle paratie e il concorso di idee, così come aveva promesso rispettivamente a dicembre e a gennaio.

Iniziata la seduta il Consiglio ha affrontato una delibera sullo Sportello unico per le attività produttive (Suap). «Abbiamo pensato ad un meccanismo premiante – ha spiegato l’assessore Faverio – nei confronti di quell’impresa che si presenti agli sportelli dello Suap con la pratica vidimata dalle associazioni di categoria per coinvolgere le stesse nella fase di istruzione della pratica».

La delibera è passata quindi con il voto favorevole della maggioranza e l’astensione delle minoranze, ma arrivati alla successiva immediata eseguibilità, che sancisce la piena operatività della deliberazione, le minoranze hanno abbandonato l’aula ed è venuto a mancare il numero legale già alle 21.19.

Dopo il quarto d’ora di prammatica, con il segretario generale Fabiano che accampando la scusa del rumore in aula ha preso ulteriore tempo, rifatto l’appello, e reintegrate le file della maggioranza, la seduta ha potuto proseguire.

Il sindaco ha cercato quindi di intervenire su una nuova delibera, quella sulle previsioni di cessione aree e i relativi prezzi, ma è stato zittito dai lavoratori della Ca’ d’industria che hanno voluto marcare la propria presenza urlando ripetutamente: «dimissioni!!!». Ripresi i lavori l’assemblea di Palazzo Cernezzi ha approvato la proposta di non cedere aree in Convalle e di mantenere i prezzi dello scorso anno.

È stato così affrontata la discussione sul Bilancio con le domande di chiarimento all’assessore competente, Gaddi, in riferimento ai documenti prodotti e alla spiegazione che aveva già fatto alcune sedute fa.

«Vorrei sapere dei due leasing che l’amministrazione intende intraprendere – ha domandato Mario Lucini, Per Como – per la rotatoria tra via Canturina e via Acquanera, la Corte dei conti lombarda ha espresso alcune riserve sull’utilizzazioni di questo strumento» (per avere chiarezza il gruppo Per Como ha anche presentato un’interrogazione in proposito). Lucini ha chiesto invece tra l’altro, come l’anno scorso, a che punto sono i contributi statali in sostituzione dell’Ici, da sempre in ritardo. «Non si parla più della vendita della Ticosa, che fine ha fatto?» ha chiesto Supino. Luca Gaffuri, Pd, è entrato nello specifico delle previsioni del Bilancio chiedendo il perché della previsione della diminuzione dei fondi comunitari, dopo l’istituzione di un ufficio apposito, il perché della mancanza dei dividendi di Acsm e l’aumento delle sanzioni edilizie.

Alessandro Rapinese, Area 2010, ha invece rilevato al diminuzione delle spese per la polizia locale, la cultura e il sociale, mentre Luigi Bottone, Liberi per Como, ha chiesto di chiarire subito eventuali situazioni di “ambiguità”, come era stata quella dell’abbattimento del cedro in piazza Verdi: «ci avete detto che era in una postilla del Bilancio scorso e che lo avevamo approvato, non vorrei trovarmi nuovamente in una situazione simile».

Prima della fine delle domande, mentre molti dei banchi della maggioranza si sono svuotati, Supino, alle 22.53, ha chiesto una verifica del numero legale, che con sole 19 presenze, uscite le minoranze, non è stato garantito.

Dopo il consueto quarto d’ora, un po’ ritardato per permettere il “recupero” di alcuni pezzi della maggioranza, nonostante un inusuale doppio appello del segretario generale Fabiano, per prendere ulteriore tempo, la maggioranza è riuscita a racimolare solo 20 presenze. Per un solo consigliere la seduta, dopo qualche altro temporeggiamento, è stata dichiarata deserta, con evidente scoramento del sindaco che non riesce a tenere salda la propria maggioranza e ad affrontare il Bilancio pur disponendo sulla carta di 25 consiglieri più se stesso. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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