Il Consiglio comunale di Como del 20 maggio 2010

Si sgonfiano come bolle di sapone le aspettative delle minoranze di stigmatizzare l’operato del sindaco. Lo show di Iantorno non convince nessuno e la maggioranza si compatta in difesa di Bruni.Sospesa la discussione sul Bilancio, per la mozione di censura al sindaco al Consiglio comunale di giovedì 20 maggio sono ricomparsi in massa i dipendenti della Ca’ d’industria, una sessantina, anche perché la mozione stigmatizzava l’operato del sindaco dopo la decisione dell’Assemblea di sfiduciare i membri del Consiglio di amministrazione della fondazione, una decisione che però il primo cittadino comasco non ha fatto sua.

Unica preliminare quella di Roberta Marzorati, Per Como, che ha presentato un’interpellanza sui premi a dirigenti comunali chiedendo di abbassarne l’entità.

Qualche nervosismo serpeggiava fra i banchi del Consiglio, tanto che Emanuele Lionetti, Liberi per Como, ha chiesto, appena insediato il Consiglio, 5 minuti di sospensioni per confrontarsi con il proprio gruppo.

Marcello Iantorno, Pd, ha quindi presentato la mozione con un’arringa fiume di quasi quaranta minuti ha ripercorso i rapporti fra Ca’ d’industria e Comune, ribadendo la volontà di dimissioni per il Cda della Fondazione, «lorsignori se ne devono andare», toccando anche gli aspetti più tecnici dell’appalto per le mense su cui le minoranze a Palazzo Cernezzi, salvo Area 2010, hanno presentato un esposto in Procura.

«Saluto positivamente lo spirito positivo dell’accordo fra le parti – Fondazione e sindacati, ha dichiarato Donato Supino, Prc, che ha proseguito – per cui il sindaco ha svolto una buona azione di mediazione». Ma per il consigliere comunista ciò non inficia la censura del comportamento del primo cittadino per non aver “dimissionato” il Cda di Ca’ d’industria.

«Non ho disatteso nulla – si è difeso il sindaco rivendicando il mantenimento della fiducia al Cda dell’ente di assistenza comasco – ho fatto mia la facoltà di decidere se procedere oppure no», una possibilità che deriva dallo stesso regolamento comunale. In suo soccorso è intervenuto anche il vicesegretario generale Emoroso: «il potere di nomina [e quindi anche di revoca] nelle fondazioni non è di competenza del Consiglio bensì sindacale. I rappresentanti nella Ca’ d’industria non sono rappresentanti del Comune».

«Sfugge alle domande e non risponde sul piano amministrativo» è stata la reazione di Iantorno.

Sono così partiti una ridda di interventi dalle minoranze, quasi continuassero a fare ostruzionismo come per il Bilancio: «Lei mantiene la fiducia a persone che in 48 ore hanno deciso di impegnare una spesa di 23 milioni per 10 anni a una ditta di cui sappiamo solo che si occupava di merendine» ha affermato Alessandro Rapinese, Area 2010, «in 18 anni di Consiglio comunale non ho mai dovuto fare un esposto in Procura così come adesso è accaduto» ha sottolineato Vincenzo sapere, Gruppo misto socialista, «si è perso di vista che gli ospiti sono clienti che pagano per un servizio in toto o con il concorso della Regione» ha rilevato Bruno Magatti, Paco.

«Questa è la spettacolarizzazione di un atto che non servirà a nulla» ha esclamato Lionetti.

Prossimo alla mezzanotte su proposta di Luca Gaffuri, Pd, dopo una sospensione tecnica chiesta dal Pdl, il consiglio ha deciso di proseguire la discussione ad oltranza, con solo tre voti contrari e due astensioni.

Dopo una debole richiesta di Iantorno per ottenere una votazione segreta, subito cassata dal presidente del Consiglio Pastore, a cui compete decidere le modalità di voto, la  mozione è stata bocciata dalla maggioranza. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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