Il Consiglio comunale di Como di lunedì 1 luglio 2010
La Ticosa è ancora arenata nelle secche di Palazzo Cernezzi e se ne riparlerà minimo fra due settimane.
Ca’ d’industria
«Signor sindaco faccia come abbiamo fatto io e il consigliere Molteni – ha detto Roberta Marzorati, Per Como, nelle preliminari al Consiglio comunale di lunedì 1 luglio – vada a mangiare alla Ca’ d’industria». La consigliera ha spiegato come, non qualificandosi e mangiando come tutti gli altri a Villa Celesia, si sia lamentata, col collega, del vitto e «ci hanno risposto di andare a Villa d’Este!».
Como città di Volta
«La via per S. Fermo è ancora parzialmente al buio, mentre nella vie Segantini e S. Giacomo non ci sono più i lampioni – ha dichiarato Mario Molteni, Per Como – li hanno tolti, forse perché pericolosi, e non li hanno più rimpiantati».
Stampa
«Cosa costa all’amministrazione il rapporto con la stampa locale? – ha chiesto Arturo Arcellaschi, Pdl – Dopo una prima verifica che ho fatto nel solo 2009 sono stati 265mila euro», ma il consigliere non ha specificato a cosa siano precisamente riferiti questi fondi.
Lutto
Marcello Iantorno ha chiesto e ottenuto di ricordare con un minuto di silenzio l’ex dirigente comunale Leonardo Guanci, recentemente scomparso, che per 45 anni ha lavorato al Comune di Como.
Gli uffici aiutano la maggioranza
Assenti il segretario generale e il suo vice la seduta è iniziata con l’appello fatto dall’avvocata Marciano. In aula pochissimi i consiglieri di maggioranza presenti che non avrebbero garantito il numero legale per cominciare la seduta. Per protesta le minoranze sono uscite stanche di dover garantire la presenza in aula arrivando in orario all’inizio delle sedute.
Come da programma la convocazione del Consiglio è per le 20.15, si ascoltano le preliminari e si fa l’appello intorno alle 20.45. Per prendere tempo e aspettare l’arrivo dei consiglieri di maggioranza l’avvocata Marciano ha quindi impiegato più di 10 minuti per fare l’appello per i 40 consiglieri più il sindaco che compongono l’assemblea di Palazzo Cernezzi. Un’elencazione lentissima ed estenuante che ha scatenato il malcontento fra le minoranze e i pochi presenti del pubblico. Grazie a questo stratagemma con 21 presenze, il minimo previsto, la seduta è incominciata.
«Non ci vogliono 12 minuti per fare un appello!» ha esclamato stizzito al rientro in aula Mario Lucini, Pd, seguito dal collega di partito Bruno Saladino «è stato un modo scorrettissimo di operare!». Ha rincarato la dose Alessandro Rapinese, Area 2010, che ha chiesto ironicamente se la sostituta del segretario generale non soffrisse per caso di dislessia, date le difficoltà nella lettura, e ha chiesto «per il ruolo che svolge nell’amministrazione e per la sua qualità della vita» di pensare ad una visita.
Ex Ticosa (contrarietà e ricatti)
È così ripresa la discussione sul Piano di integrato di intervento (Pii) dell’area ex Ticosa. Hanno preso la parola anche molti consiglieri di maggioranza che hanno espresso perplessità e critiche al progetto.
«È un tradimento delle linee guida iniziali – ha affermato XXX Gervasoni, XXX – tutt’altra cosa rispetto al progetto originario», e per questo ha annunciato la presentazioni di almeno un paio di ordini del giorno per la salvaguardia del cannocchiale visivo su S. Abbondio e il reticolo idrico minore. Anche il capogruppo della Lega Giampiero Ajani ha espresso dubbi su alcuni aspetti tecnici mentre Stefano Rudilosso, Pdl, ha espresso il proprio rammarico per non aver sviluppato nell’area il polo tecnologico incubatore di impresa che ha preso vita a Lomazzo e chiesto «risposte chiare e convincenti agli interrogativi posti dal consigliere Lucini». Il consigliere ha poi rivendicato libertà di pensiero e di voto citando in un passaggio del proprio intervento che «alcuni consiglieri hanno avuto dossier sul proprio conto forse come arma di ricatto».
Anche le minoranze hanno fatto la loro parte, per Rapinese: «Nel bando di gara era scritto di valorizzare l’area di S. Abbondio e poi cambiano il progetto e la coprono, ma quale affidabilità possiamo dare a quest’azienda?». Marcello Iantorno, ricordando i punti critici sollevati dal compagno di partito Lucini, ha formalmente chiesto al segretario generale Fabiano, arrivato in aula in tarda serata, di esprimere un parere di legittimità soprattutto per quanto riguarda l’inedificabilità nelle zone di rispetto cimiteriale, area in cui il progetto prevede un parcheggio interrato su più piani. «Dalla maggioranza cercano di prendere le distanze senza avere il coraggio di dirlo» è stato il commento di Vincenzo Sapere, Gruppo misto – socialista. «Ma c’è un progetto per la città? – si è chiesto Mario Molteni, Per Como – chiediamo di fare un edificio di 3mila metri quadri per uso pubblico ma non si sa ancora cosa metterci!?!».
Una difesa della proposta ed uno stimolo ad andare avanti sono arrivati dal capogruppo del Pdl Marco butti che ha chiesto esplicitamente di approvare il Pii per «portare a termine il processo compiuto. Fermarsi vorrebbe dire dare una ciambella di salvataggio a Multi», inoltre per il consigliere «un brusco stop potrebbe determinare la fine del progetto Ticosa». Con lui anche Emanuele Lionetti, Liberi per Como, «fino a qualche mese fa sembrava ci trovassimo con un pugno di mosche in mano e che con Multi fosse saltato tutto» ora ci sarebbe la possibilità di sbloccare tutto e risolvere la questione.
Data l’ora la discussione è stata rimandata a data da destinarsi, settimana prossima verranno discusse le mozioni in sospeso e quella successiva l’istituzione della Commissione sulla Ca’ d’industria, la Ticosa potrebbe rientrare in coda a questi argomenti. [Michele Donegana, ecoinformazioni]