Noi marceremo finché le donne non saranno libere

Presenza silenziosa delle Donne in nero dedicata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne sabato 27 novembre dalle 16 alle 17 in piazza San Fedele a Como.  Il testo del comunicato che invita alla manifestazione.«Noi marceremo, finché le donne non saranno libere» L’uso dello stupro come arma è stato ufficialmente condannato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nella Risoluzione 1820 (giugno 2008) − appoggiata da trenta Paesi, tra cui l’Italia, e approvata dai quindici Stati membri del Consiglio −. La Risoluzione considera la violenza sessuale una tattica di guerra per «umiliare, dominare, instillare paura, cacciare e/o obbligare a cambiare casa, i membri di una comunità o di un gruppo etnico». Lo stupro è da millenni una delle più tremende consuetudini della guerra. Anche recentemente. Durante le guerre degli anni Novanta dell’ex Jugoslavia, 70 mila donne sono state violentate, in particolare bosniache mussulmane a opera di serbi ortodossi. Così è stato nel Darfur (in Sudan), nella Sierra Leone (oltre 70 mila), in Birmania (dove le vittime degli stupri militari sono spesso bambine), nella Liberia, in Turchia, nel Ruanda, in Afghanistan, in Iraq, in Palestina, in Colombia, in Congo (oltre 30 mila). E proprio dal Congo arrivano ancora notizie di stupri di massa e altre violenze sessuali commessi nella regione del Nord Kivu, dove tra il 20 luglio e il 2 agosto 2010 più di 150 donne, secondo dati delle Nazioni Unite, sono state vittime di stupri organizzati e sistematici per mano di gruppi armati (tra cui le Forze di liberazione democratiche del Ruanda). Gli attacchi sono avvenuti qualche settimana dopo il rinnovo, da parte del Consiglio di sicurezza, del mandato della Missione Onu nella regione, che da oltre 10 anni ha il compito di sostenere il governo nella protezione dei civili, anche da tutte le forme di violenza sessuale e di genere alle quali accordare priorità rispetto agli altri incarichi della Missione − come si legge nel mandato della scorsa estate −. Per iniziativa della Marcia mondiale delle donne (una rete internazionale di donne attiva dal 1998), proprio a Bukavu, il capoluogo del Nord Kivu in Congo, si sono date appuntamento dal 13 al 17 ottobre 2010, migliaia di donne, provenienti da tutti i continenti, in lotta per essere libere da guerra violenza e povertà. I quattro giorni d’incontri, di scambi, d’interventi, di proposte − dedicati ai temi della pace e della demilitarizzazione, del bene comune e dei servizi pubblici, del lavoro femminile e della violenza alle donne − si sono conclusi con una manifestazione − un incanto di colori, di suoni, di danze, di slogan − alla quale hanno partecipato migliaia di donne congolesi con lo slogan “Vittime ieri, viventi oggi, leader domani”, perché non vogliono essere considerate solo come vittime di stupro e sono convinte che “Si cambia il mondo se si cambia la vita della donna!”.

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