Oligoneoptera

Mostra di Christian Gonzenbach nell’ala Est del Museo Cantonale d’Arte di Lugano (via Canova 10) esposta sino al 30 ottobre. Apertura martedì dalle 14 alle 17, da mercoledì a domenica dalle 10 alle 17, lunedì chiuso. Ingresso libero. Per informazioni Internet www.museo-cantonale-arte.ch

 «Tra le figure emergenti della scena artistica contemporanea romanda – spiega un comunicato stampa –, Gonzenbach opera sul confine tra ordinario e straordinario, tra banale e meraviglioso, proponendo, attraverso installazioni, animazioni video e fotografie, un incontro con una quotidianità che, d’improvviso, si trasfigura nel segno dell’assurdo e della poesia. Rientra sicuramente in quest’ambito anche la mostra proposta a Lugano, come preannuncia lo stesso titolo, Oligoneoptera, termine foneticamente ostico, vagamente esotico e al tempo stesso di evidente matrice greca e intuitivamente riconducibile alla terminologia scientifica. Esso si riferisce infatti ad un superordine di insetti, caratterizzato da uno sviluppo metamorfico, nel quale gli stadi larvali sono nettamente differenziati, sia dal punto di vista morfologico che da quello anatomico, dallo stadio adulto. Già dal titolo della mostra risultano quindi evidenti due temi di fondo che permettono di avvicinarsi all’essenza del lavoro artistico di Gonzenbach: da un lato la stretta relazione che intercorre tra il suo modo di intendere l’attività artistica e la scienza (con cui ha una consuetudine che gli deriva dagli anni dell’infanzia e dall’ambiente familiare), dall’altro l’importanza del concetto di metamorfosi nella sua poetica.

L’opera di Gonzenbach è pervasa da una costante riflessione sul rapporto osmotico tra natura e cultura; un incessante interrogarsi sugli scambi che esistono tra queste due entità, solo apparentemente opposte, i cui confini, come evidenziano molti suoi lavori, spesso si sovrappongono e si intrecciano fondendosi in un inestricabile viluppo. Nel lavoro di Gonzenbach assistiamo ad una sorta di incessante metamorfosi che si sviluppa attorno a questa polarità, a una trasformazione costante della natura in cultura e della cultura in natura. Questa continua metamorfosi delle cose che ci circondano, anche delle più banali, è l’unico modo a nostra disposizione per conoscere veramente la realtà, per guardarla in modo sempre nuovo senza rimanere imprigionati nelle nostre stesse strutture mentali. Emerge così in Gonzenbach una complessa riflessione filosofica su temi come quello della vita e le sue implicazioni etiche ed esistenziali.

Nell’Ala Est – oltre ad alcuni recenti lavori dell’artista quali la serie di disegni a China di grande formato Mind Map e alle sculture del passato rivoltate come guanti e realizzate in ceramica smaltata – sono esposti anche alcuni lavori precedenti come le eliografie di Firefly o le pelli di oggetti di Skins. A Hunter’s Collection o gli animali rivoltati di Inverted. Al centro dello spazio espositivo l’artista ha immaginato una grande scultura in legno dal titolo Fafnir. Quest’opera costituisce la ricostruzione in scala 1:1 dello scheletro di un aliante progettato e costruito da Alexandre Lippisch nei primi anni Trenta, il cui nome, Fafnir, è stato preso a prestito da un drago della mitologia scandinava. Ovviamente, viste le sue dimensioni (19 metri di apertura alare e 8 m di fusoliera), la struttura dell’aereo che l’artista ha ricostruito partendo dai piani per la realizzazione di un modellino in scala non ha potuto che adeguarsi a quello dello spazio in cui è collocato. A metà tra la carcassa disarticolata di un aereo e lo scheletro snodato di un enorme pterodattilo, questa scultura non ci parla di schianti o disastri come potrebbe sembrare a prima vista, ma di esplorazioni dello spazio e di limiti, raccontandoci il paradosso di un oggetto progettato dall’uomo per librarsi nello spazio sconfinato del cielo, che si trova ad essere incastrato tra le travi e le pareti anguste di uno spazio architettonico».

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