Siamo alla frutta?
Alla fine l’ironica protesta degli archivisti riguardo ai tagli ai servizi culturali non c’è stata, ritirata per evitare incomprensioni dopo alcune esagerazioni della stampa locale. Alla Caserma De Cristoforis è così rimasta solo la festa di com.on e le esposizioni sulla luce, la cultura nomade e il Risorgimento.
Nel programma della serata “multidisciplinare” della caserma comasca, che ogni tanto si apre all’arte e alla gente, era prevista, dopo l’inaugurazione delle varie mostre di “Allarmi”, anche una pacata e ironica protesta dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana contro i continui tagli ai danni dei servizi archivistici (e in particolare degli Archivi di Stato): rispondendo alla domanda “siamo alla frutta?” i visitatori avrebbero ricevuto una mela della Valtellina, gustoso simbolo dei frutti della memoria che questa dissennata politica rischia di mettere in discussione. L’iniziativa è stata ritirata, appunto, ma le ragioni della protesta restano, così che per tutta la prossima settimana all’Archivio di Stato di Como saranno disponibili le mele d’archivio e anche tutte le spiegazioni necessarie per capire la situazione (da lunedì a venerdì dalle 8.15 alle 15.15).
La serata in caserma si è quindi svolta con tutte le altre iniziative previste, e in particolare con quelle di com.on, che – secondo la sua stessa definizione – è il primo sistema di creativity-sharing in Europa volto a supportare giovani talenti, ovviamente centrato su Como. In apertura della serata è quindi stato proiettato su grande schermo un video di presentazione di com.on. L’opera è molto gradevole dal punto di vista visivo, ma assistere ieri sera a un inno alle iniziative della città in sostegno alla creatività giovanile, alle possibilità di realizzare le proprie scelte di vita e di creatività, il tutto condito da facce esclusivamente sorridenti (sia quelle dei giovani che quelle dei politici) e certe del futuro, faceva un certo effetto straniante alla vigilia delle manifestazioni mondiali degli “indignati”. La domanda che verrebbe spontanea è: ma Como è un’isola felice o è su un altro pianeta? Davvero è così facile immaginare un mondo senza problemi dove di comune accordo giovani creativi e politici disponibili si completano le frasi a vicenda?
E dunque si è andati avanti con le mostre: quelle di “nomad culture” dedicata essenzialmente a progetti di arte tessile e quelle di “contemporary lighting context” che presenta installazioni ambientali sul tema della luce; per finire, c’è anche un salone in cui sono state raggruppate parecchie “esposizioni” dedicate al 150° dell’Unità d’Italia, con materiale elaborati da diverse associazioni e istituzioni.
Al di là del giudizio sulle singole proposte (alcune piuttosto interessanti, altre assai deludenti), resta il dubbio sull’utilizzo degli spazi della caserma che, nonostante gli sforzi di chi ha allestito, appaiono comunque inadeguati (“una caserma è una caserma è una caserma” verrebbe da dire parafrasando Gertrud Stein) e non c’è creatività che tenga.
E dunque cosa si può rispendere alla domanda iniziale? Siamo alla frutta? Ci fosse almeno quella… [Fabio Cani, ecoinformazioni]