
Via Binda/ Ambientalisti contro l’alienazione
Italia Nostra, Wwf e La città possibile contestano la recente approvazione da parte del Consiglio comunale di Como della delibera concernente la vendita dell’ex scuola all’aperto di via Binda. Leggi il comunicato.
«Lunedì 2 febbraio il Consiglio Comunale ha votato, grazie alla presenza in aula di due consiglieri della minoranza, la delibera che dà il via definitivo alla vendita dell’Ex Scuola all’aperto di Via Binda, uno dei gioielli del nostro parimonio comune. Già la Giunta Bruni aveva messo gli occhi su questo immobile, un vero boccone da re, non tanto per l’edificio in sè, (3993 mc) quanto per la sua posizione- una zona di pregio della città- per i 5.000 metri quadri del suo parco e per la sua nuova dote volumetrica . Allora, era il 2008, La città possibile como, seguita da altre associazioni, si era espressa pubblicamente contro questa pericolosa vendita a cui fortunatamente e probabilmente anche per altri motivi, la Giunta Bruni non aveva dato corso. Purtroppo l’incanto è durato poco perché la Giunta Lucini che non aveva inserito l’ex scuola tra i beni alienabili nel piano “2013-2015 ” approvato dalla giunta il 27 maggio 2013 ( pur avendola già inserita – al pari dell’ex casa albergo di Via Volta , del comparto dell’orfanatrofio di via T. Grossi e dell’ex scuola elementare di Garzola- tra i beni suscettibili di ulteriori approfondimenti) nel 2014 la inserisce nell’elenco, con sorpresa e disappunto sia di Italia Nostra che aveva presentato in merito un’osservazione nell’ambito del procedimento dell’approvazione del PGT ed nella successiva VAS) che delle altre associazioni ambientaliste comasche, Legambiente WWF Como e la città possibile como, che, era il maggio 2014, decidevano allora di inviare un appello comune a mezzo lettera, al Sindaco per chiederne lo stralcio.
Appello purtroppo caduto nel vuoto perché la Giunta Lucini, senza che nessun assessore abbia espresso anche solo un minimo dubbio a riguardo, non è ritornata sui suoi passi e, a inizio anno nuovo, ne ha riproposto la vendita, correggendone al ribasso l’estimo che passa dagli iniziali 1.700.000 euro a 1.000.000 di euro, e la volumetria che passa dai 15.000 mc iniziali ai circa 10.000 attuali.
Col senno del poi, ci rammarichiamo di non aver sollecitato per tempo l’attesa mai arrivata risposta scritta : se l’avessimo fatto, non saremmo stati colti di sorpresa nell’appendere che la Giunta Lucini verso la quale avevamo riposto molte speranze, aveva già votato il bando che ha poi sottoposto all’esame del consiglio comunale il 2 febbraio 2015.
In questa occasione Legambiente ha ritenuto di esprimere le sue valutazioni con una memoria inviata al Sindaco e letta in aula dalla consigliera Roberta Marzorati.
A danno avvenuto, non possiamo che unirci a Legambiente Como e deprecare a nostra volta questa scelta che contraddice uno dei punti forti del programma di questa giunta: il no a nuovo consumo di suolo, e ribadire il nostro no ad un’operazione non sostenibile sia sotto il profilo ambientale che sotto il profilo economico configurandosi di fatto come una vera e propria svendita del nostro patrimonio culturale, storico ed ambientale». [Italia nostra, Wwf, La città possibile Como]