Lucia Cassina/ Sindacalista pura e disinteressata

gallocassinaPino Gallo, amico e compagno di Lucia Cassina in mille avventure del suo lunghissimo impegno sindacale,  racconta l’incontro con quella che succedendogli sarebbe diventata segretaria della Funzione pubblica della Cgil e traccia le tappe del suo ruolo nel sindacato.  I  valori di Lucia «erano quelli della rivoluzione francese scolpiti nella nostra Costituzione. La fratellanza indissolubilmente legata alla libertà ed all’uguaglianza».

Ho incontrato Lucia Cassina alla fine degli anni 80 durante un’assemblea. Ero segretario della Fg Cgil, Lei faceva l’insegnante precaria part-time nel prescuola e mensa del comune di Como.Si iscrisse e divenne, insieme a Maria Alfano, la delegata delle trenta ragazze sue colleghe che si battevano per la stabilizzazione. Lucia non era addentro alla questioni politico sindacali ma aveva una spiccata capacità di “sentire”. Non chiedeva solo un servizio o un appoggio del sindacato, voleva partecipare.

Diverso tempo dopo scopriiche cresceva tre figli allora piccoli; che oltre a quel lavoro faceva la magliaia ed ancora prima la tappezziera. Era uscita di casa da ragazza per sposarsi. Dopo il terzo bambino il matrimonio si perse e restò unica a fare il genitore. Era rammaricata di non aver potuto frequentare l’università. Aveva provato. Durante la scuola superiore aveva vissuto la crisi degli adolescenti con le insicurezze che da fuori sembrano fesserie ma in prima persona sono pericolosi perigli. Suo padre se n’era andato troppo presto.

Qualche mese dopo il nostro incontro in Cgil dovemmo fare un lavoro sul tesseramento. Chiesi a lei. Era contenta, lavorò bene e riuscì. Non poneva mai problemi, pensava e ad attuava soluzioni.Riuscimmo a farla stare con noi stabilmente.

Nel 1994 fui eletto segretario generale e proposi di eleggerla in segreteria. Si fece strada nei comuni e poi nella sanità. Per evitare il distacco del sindacalista dai luoghi di lavoro si candidava sempre alle elezioni della RSU del comune di Como ricevendo tantissimi voti. Nel 2001 mi sostituì come Segretaria generale Fp (2500 iscritti) prima donna a quel ruolo.

Abbiamo fatto mille cose insieme. Ricordo il convegno europeo sulle 35 ore (1995),  partecipavano i sindacati francesi, tedeschi e svizzeri; aveva fatto funzionare tutto. Mi viene da sorridere a pensare che, quando scoppiò la diuturna polemica sulla pausa caffè dei comunali, fece costruire una tazzina gigante ed insieme ai dipendenti occupò il cortile di Palazzo Cernezzi per riportare il tema alla realtà. Cercava sempre forme alternative allo sciopero cui aderiva al massimo il 50% dei lavoratori.

Lucia era convinta che solo il servizio pubblico controllato, contrattato e partecipato, poteva evitare speculazioni sui servizi alle persone. Ha sempre difeso le cucine, gli asili nido comunali, i servizi dei cimiteriali e tutti i dipendenti uno per uno. La sua forza è stata fare battaglie politico sindacali generali e contemporaneamente cercare soluzioni – non raccomandazioni – ai casi singoli. Così ha costruito l’affetto e la fiducia di chi la cercava. Non ha fatto carriera in comune e un po’ le è pesato, ma non avrebbe mai chiesto nulla per sé. Tutti vogliamo sindacalisti puri e disinteressati.

Le ultime battaglie le ha fatte per la sanità. Ha fondato insieme ad altri il comitato promotore della Cittadella della salute. Voleva accentrare in un unico luogo tutti i servizi di cui si ha bisogno senza doversi disperdere in mille rivoli burocratici. Non si capacitava delle liste d’attesa per le visite e le operazioni chirurgiche. Possibile che se si paga si saltano i tempi? E chi non può pagare o se l’intervento costa trenta mila euro come per i malati oncologici? Questo non era e non è vero servizio pubblico.

Lucia è stata contenta dei medici che l’hanno curata. Anche l’ultima volta che l’ho sentita era contenta di come Michele Reni  del San Raffaele di Milano l’aveva trattata nel momento dell’addio alla speranza.

Ha provato il dolore ancora prima dell’ottobre 2014. È per questo che poteva specchiarsi nel volto dell’altro e riconoscersi. Il Suo sguardo è sempre stato quello descritto dal filosofo Emmanuel Levinas. Lucia aveva una propria idea dell’aldilà e della spiritualità. I suoi valori erano quelli della rivoluzione francese scolpiti nella nostra Costituzione. La fratellanza indissolubilmente legata alla libertà ed all’uguaglianza.

Così come è vero, per chi ha il conforto della fede,che si è persone in quanto fratelli in Cristo, cioè nel proprio simile, così Lucia, io penso, ha declinato l’essere sorella nel lavoro di sindacalista della CGIL,vivendo il senso di comunità dei lavoratori del Comune di Como e di chi aveva bisogno.La sua eredità per me è partecipare attivamente alla comunità dei restanti. Su Wikipedia ho trovato questa frase di Levinas

“La morte dell’altro uomo mi chiama in causa e mi mette in questione, come se io diventassi, per la mia eventuale indifferenza, il complice di questa morte, invisibile all’altro che vi si espone; e come se, ancora prima di esserle io stesso destinato, avessi da rispondere di questa morte dell’altro: come se dovessi non lasciarlo solo nella sua solitudine mortale”

Lucia era la mia lettrice preventiva di libri, me li consigliava e ne discutevamo. Mi prendeva in giro perché leggevo tutti i libri di Fabio Volo. L’unico rammarico che ho è che non potrò mai più spiegarglielo. [Pino Gallo per ecoinformazioni] [Foto Simona Benedetti]

 

Presto on line su ecoinformazioni l’articolo di Donato Supino sull’impegno politico di Lucia Cassina.

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