
Licenziamento farmaciste: quando il datore di lavoro pubblico copia il peggio del privato
L’assessora Savina Marelli, nel Consiglio comunale del 25 maggio, ha argomentato la difesa del comportamento dell’amministrazione comunale di Como dichiarando che contrariamente a quanto riportato dalla stampa le due farmaciste non sono state licenziate dal Comune di Como, ma semplicemente è stato comunicato loro la messa in mobilità. Nella sostanza si conclude sulla via del licenziamento la vicenda delle due dirigenti delle farmacie comunali che a dispetto di ogni convenienza economica il Comune ha deciso di alienare, salvo poi dover riprendere in carico le farmaciste per decisione della magistratura fino a oggi quando le malcapitate vengono messe in mobilità e tra due anni saranno senza lavoro.
Lo ha confermato l’assessora: «dal primo giugno sono collocate in un elenco regionale il che vuol dire che rimarranno a casa e verrà loro corrisposto l’80 % dello stipendio per due anni. […] Solo decorsi due anni verranno licenziate». Sulla vicenda interviene Massimo Patrignani, responsabile dirigenti FP Cgil, che stigmatizza la vicenda, mettendosi senza dubbio dalla parte delle licenziate.
«Professionalmente parlando, non sono un pivello, vado in pensione fra qualche mese dopo oltre 40 anni di servizio. Sindacalmente parlando, idem, sono stato dirigente della Funzione Pubblica, coordinatore del Consiglio di Ente del Comune, e ancor oggi ho un piccolo incarico come coordinatore dei (pochi) Dirigenti comunali sindacalizzati.
Bene, mi sarei risparmiato volentieri quello che mi è toccato di vivere stamattina, la “messa in disponibilità” di due stimate e validissime Colleghe, con le quali ho condiviso gli studi in gioventù ed i percorsi di lavoro in questi ultimi mesi. Non è questa la sede per entrare nel merito di una vertenza lunga e difficile. Dico solo che, secondo me, la controparte (il Comune) si è mossa malissimo, e qui mi fermo.
E’ questa la sede, invece, per dire che non si calpestano così la dignità e la professionalità dei lavoratori; che non c’è nulla da rallegrarsi – Signori della stampa e “opinione pubblica” – se un datore di lavoro pubblico copia il peggio del datore di lavoro privato, se la precarietà diventa la cifra dominante anche nei rapporti di lavoro pubblici.
Questo è il mondo, questo è il neoliberismo dominante, questo è il massacro dei servizi pubblici. E’ un dato politico, ma non è un dato freddo, perché arriva a minare i rapporti umani, a colpire i sentimenti, a segnare le esistenze.
A questo io non mi rassegno. Qualche anno fa avrei scritto “noi non ci rassegniamo”, oggi il “noi” sembra una parola indicibile. No, non è vero, basta vedere la reazione del “mio” collettivo di lavoro in questa triste mattinata. Noi ci siamo, le persone ci sono, i valori ci sono. Non vanno in disponibilità. Grazie di tutto, Elisa e Paola». [Massimo Patrignani, responsabile dirigenti FP Cgil]
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