Wow music festival scaccia la pioggia

wowcantanteUna serata estiva finalmente senza pioggia e nuvole, una collocazione scenografica, nuova e interessante musica made in Italy (benché non necessariamente in lingua italiana) e un’ampia offerta di cibo e bevande: giovedì 23 giugno si è aperta sotto i migliori auspici la seconda edizione del Wow music festival, anche quest’anno ospitato nello spazio tra il Tempio voltiano e il Monumento ai caduti.

Anticipato dalla notte d’inaugurazione del progetto Musaico (16 aprile) e dalla seconda serata di Now! Festival del futuro sostenibile (7 maggio), il Wow festival costituisce un altro degli eventi organizzati dal sodalizio artistico-organizzativo tra le giovani associazioni Marker e Como concerti (in collaborazione con il Comune di Como) e uno dei più apprezzati nel suo genere, complice la coincidenza di date con “l’altra” grande kermesse culturale della prima estate comasca, vale a dire Parolario. Il legame spaziale e temporale tra le due manifestazioni ha portato quest’anno all’adozione di un tema comune, i paesaggi: paesaggi di parole (#wordscapes) per Parolario, paesaggi di suoni (#soundscapes) per Wow.
Impossibile ignorare il richiamo del paesaggio vero e proprio sullo sfondo, giusto riconoscere il richiamo di queste (e altre) iniziative su un pubblico numeroso ed eterogeneo, per età e provenienza. Wow è un festival aperto, gratuito, pensato e organizzato da giovani per i giovani (non solo, ma soprattutto). È un’occasione per conoscere e ascoltare artisti italiani diversi dai “soliti noti” e sempre più apprezzati, soprattutto tra chi segue la musica indipendente, il cui allestimento tiene sicuramente in conto l’attrattiva che la nostra città, e soprattutto il nostro lago, esercitano sul turismo internazionale: del resto, passeggiando per i giardini o sulla diga è facile cogliere conversazioni nelle lingue più diverse e dal lungolago al palcoscenico del festival la distanza è minima.

wowciboCome anticipato nella pagina Facebook dell’evento, il Wow festival associa alla dimensione musicale (e gastronomica) quella degli incontri, di approfondimento culturale (a cura di La Feltrinelli Como) e perfino di condivisione creativa, grazie ai giovanissimi organizzatori di Allineamenti. Proprio questi ultimi hanno lanciato negli ultimi mesi una serie di appuntamenti in diversi bar di Como, in cui tutti possono esprimersi con arte e riflessioni significative. Un modo interessante e originale di entrare in contatto e, perché no, di collaudare nuove amicizie e collaborazioni (per chi fosse interessato, il prossimo appuntamento è mercoledì 29 giugno al bar La Vignetta, via Zezio 44, Como).
Con questo intento, Allineamenti ha offerto un laboratorio di scrittura creativa già dal tardo pomeriggio di giovedì, seguito da una tavola rotonda in cui una dozzina di presenti hanno condiviso brani, poesie, racconti e disegni. La diretta radio del festival è stata affidata a CiaoComo radio (Fm 89.4), in onda ogni sera dalle 19 alle 21.

Nel frattempo, mentre il piazzale era ancora poco affollato è salito sul palcoscenico il primo gruppo previsto dalla scaletta: il duo elettronico Yombe, composto da Alfredo Maddaluno e Cyen (Carola N. Moccia). Formatisi a Napoli con i Fitness Forever, i due giovani hanno intrapreso un sodalizio artistico iniziato nel 2015 a Milano. Purtroppo per loro, il pubblico era ancora piuttosto esiguo prima delle 21 e la loro esibizione è passata pressoché inosservata nonostante un sound interessante e ritmico di cui chi scrive può testimoniare. È andata meglio, in termini di utenza, a chi si è esibito successivamente: solo dalle 22, infatti, il piazzale tra il Tempio e il Monumento ai caduti ha iniziato a riempirsi in modo consistente, arrivando a ospitare centinaia e poi migliaia di persone (si parla di circa tremila presenze tra passanti e spettatori).  Agli Yombe sono seguiti i quattro
componenti del gruppo romano
La Batteria, Emanuele Bultrini, David Nerattini, Paolo Pecorelli e Stefano Vicarelli, che hanno offerto al pubblico un ri-arrangiamento della colonna sonora di “Amore Tossico”, film del 1983 di Claudio Caligari, non estraneo a influenze progressive rock e (tautologico dirlo?) ai grandi compositori legati alla storia del cinema.
Poi è stato il turno degli Appaloosa, band crossover livornese nata nel 1998 e dalla formazione mutevole, con sei album all’attivo, diverse collaborazioni con artisti noti dentro e fuori dall’Italia e una tournée internazionale in corso. Ultimi per ordine, ma non certo per fama, a esibirsi durante la sera d’apertura sono stati i marchigiani Soviet Soviet (Alessandro Costantini, Alessandro Ferri, Andrea Giometti), sulla scena dal 2009 e ormai noti tra i cultori della musica indipendente italiana, che hanno portato sul palcoscenico sonorità new wave e post-punk.

Anche durante la seconda giornata il clima ha presentato le migliori condizioni per una serata di musica e divertimento, nonostante il caldo estivo arrivato da poco, con tanto di moscerini allegati, abbia portato lo spiazzo sotto il palco a riempirsi solo a concerto inoltrato.
A pagare l’orario è stato il duo dalle sonorità electropop I’m not a blonde, formato da Chiara Castello e Camilla Matley. Le due artiste hanno presentato il proprio primo album, Introducing, ma a sentire la loro musica non sono state più di duecento persone.
La scaletta degli artisti aveva come caratteristica comune, come detto, l’elettronica, ma un merito degli organizzatori è stato quello di presentare un genere vastissimo in declinazioni differenti tra loro che hanno reso la serata musicalmente interessante.
Go dugong, secondo artista ad esibirsi, ne è testimonianza: affidandosi a una batteria dal vivo affiancata dagli effetti dei sintetizzatori e dai bassi elaborati al computer, la sua esibizione è stata molto differente rispetto a quella del duo precedente, con molta più (apparente) libertà rispetto alle versioni in studio delle canzoni che ha proposto.
Sarebbe scontato immaginare che l’attrazione principale della seconda giornata di Wow sia stato Iosonouncane, ma a sorpresa l’artista che più ha colpito il pubblico è stato Cosmo. Entrambi hanno cantato in italiano, ma i testi meno complessi di Cosmo, terzo a esibirsi, hanno inciso complessivamente di più del repertorio scelto da Iosonouncane, che ha optato in modo discutibile di per tratti da Die, ultimo suo album pubblicato nel 2015, misti ad altri pezzi di album precedenti, riconosciuti dal suo pubblico come nettamente inferiori all’ultimo.
Una serata dunque molto varia per quanto riguarda la musica proposta, deludente dal punto di vista vocale, ma comunque piacevole per un pubblico venuto soprattutto a divertirsi.

Nonostante un temporale si fosse abbattuto sulla città la mattina di sabato 25 giugno, anche la terza e ultima serata del festival in riva al lago ha beneficiato di un clima sereno e piacevolmente ventilato.
Gli artisti in scaletta hanno presto riempito il piazzale offrendo agli spettatori esibizioni certamente molto coinvolgenti.
wowpercussionistaPrimi a calcare la scena sono stati i Selton: nella parte iniziale di quest’articolo abbiamo fatto riferimento a un palinsesto tutto italiano, ma questo travolgente quartetto fa eccezione, essendo nato a Barcellona su iniziativa di quattro amici di Porto Alegre, Brasile. Le sonorità tipiche della terra di Daniel Plentz, Eduardo Stein Dechtiar, Ramiro Levy e Ricardo Fischmann caratterizzano senza dubbio le canzoni portate sul palcoscenico, che sono effettivamente cantate in italiano dal momento che il quartetto, notato dal produttore musicale di Mtv Italia Gaetano Cappa, si è poi trasferito a Milano, registrando il primo disco nel nostro paese e collaborando con artisti già assai noti a livello nazionale, come Daniele Silvestri e Dente, componendo testi in italiano, ma anche in portoghese e in inglese. Il momento più partecipato e divertente della loro esibizione è però avvenuto in platea, quando i Selton sono stati circondati da un pubblico entusiasta che scandiva il ritornello del loro successo Voglia di Infinito battendo le mani a ritmo.
Nel giro di un quarto d’ora il palcoscenico è stato rioccupato, questa volta dal livornese Francesco Motta, musicalmente attivo già da dieci anni (esordisce nei Criminal Jokers prima di proseguire in proprio, collaborando nel frattempo con Nada, Pan del Diavolo, Zen Circus e Giovanni Truppi). Lo stile del giovane cantautore è energico e a tratti aggressivo, complici anche una voce graffiante e una notevole capacità di occupare la scena, ma al tempo stesso interessante e versatile: oltre a cantare e comporre, anche in sodalizio con Riccardo Sinigallia, peraltro suo produttore, Motta è polistrumentista e ha suonato basso, chitarra e percussioni durante un concerto accompagnato dal canto di parecchi spettatori.
Un’esibizione nel complesso più movimentata e innovativa di quella del pure attesissimo Calcutta, nome d’arte di Edoardo Calcutta, vera star della scena indipendente italiana. La sua produzione musicale è diventata iconica nel suo genere ed è quotidianamente citata e parafrasata, grazie alla capacità del cantautore latinese di trasformare in musica e parole orecchiabili e di tendenza le preoccupazioni quotidiane dei millennials.
La fase conclusiva della serata e dell’intero festival è stata animata da un dj set a cura di Pigro On Sofa che ha intrattenuto un pubblico già più “rarefatto” sotto il palco, ma ancora numeroso.

In conclusione, possiamo confermare il successo di questa seconda edizione di Wow! ai cui organizzatori, nomi e numeri a parte, va il merito di aver saputo creare un’efficace, organica e al tempo stesso diversificata occasione di incontro e intrattenimento, di cui soprattutto i giovani sentivano l’esigenza.
Oltretutto, un sapiente utilizzo dei social network, primo tra tutti Instagram, una valorizzazione del patrimonio storico-architettonico di Como – con l’apertura del Monumento ai Caduti e del Tempio Voltiano –  e il richiamo di artisti giovani e sperimentatori hanno offerto visibilità alla città, presentandola come un laboratorio di arte, spettacolo e innovazione, mettendo a dura prova i pregiudizi di chi tende a considerarla come una città-cartolina, spettacolare per i turisti e i visitatori occasionali, monotona per chi ci vive.
Da questo punto di vista, la comunicazione in tempo reale ha molto aiutato gli organizzatori di eventi pubblici e privati a muovere significativi passi avanti nell’animazione di Como, tanto in orari diurni quanto in serata. Con tutte le inevitabili limitazioni legate alla quiete e alla viabilità urbana, difficoltosa soprattutto per chi arriva da lontano, ci possiamo augurare che l’esempio vincente di questo festival incoraggi sempre più menti creative a mettere in pratica le proprie idee per rendere più ampia, vivace e diversificata l’offerta culturale e d’intrattenimento della nostra città. [articolo e foto di Alida Franchi, Marisa Bacchin e Pietro Caresana, ecoinformazioni].

Guarda la galleria di foto di Marisa Bacchin e Alida Franchi.

%d