
“Larioplastiche”/ La Goletta dei laghi lancia l’allarme

C’è un ingrediente estraneo, non proprio salutare e ineffabile che “condisce” i piatti a base di pregiato pesce persico, lavarelli e missoltini pescati nel lago di Como: è la microparticella di plastica, frammento proveniente dalla enorme quantità di rifiuti che affollano laghi e mari e spiagge.

Con l’andar del tempo si disgregano formando minuscoli detriti che si insinuano nella catena alimentare attraverso l’acqua potabile infiltrandosi nei tessuti dei prodotti ittici. Legambiente di Como, che con Goletta dei laghi ha condotto per il quarto anno consecutivo un monitoraggio nelle acque interne fino a 50 metri di profondità in collaborazione con Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e Novamont (azienda che opera nel settore delle bioplastiche) ha rilevato nel Lario una densità media pari a 28.500 unità per chilometro quadrato di questi frammenti, di grandezza variabile da alcuni micron fino a pochi millimetri. I dati del monitoraggio, che ha riguardato anche i valori di balneabilità (questi ultimi decisamente migliori), sono stati presentati il 6 luglio presso l’Auser di Como. Presenti anche la parlamentare e responsabile ambiente nella segreteria del Pd Chiara Braga e la vicensidaca di Como Alessandra Locatelli della Lega.

Sarebbe erroneo ipotizzare che la provenienza dell’ingrediente non proprio gastronomico sia solo quella, ormai leggendaria, degli shopper, la cui sostituzione con articoli biodegradabili si è trascinata nel Belpaese per anni tra ipocrisie e negligenze legislative. No, queste particelle provengono anche da contenitori, imballaggi plastici e persino dai materiali sempre più sintetici che compongono i nostri vestiti, la cui presenza nelle acque è favorita da detergenti aggressivi che candeggiano, ma ne facilitano la dispersione.
Come contenere la diffusione di questi microinquinanti? «I ritardi degli enti locali nel potenziare i servizi di depurazione non aiutano – afferma Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. L’anno scorso siamo intervenuti sulle spiagge, dove abbiamo rilevato una densità di 1600 microparticelle per metro quadro, con un incremento del cento per cento rispetto al controllo precedente. E i cambiamenti climatici, con bruschi passaggi da periodi di siccità a intense pecipitazioni peggiorano il quadro, perché le grigliature dei servizi di depurazione non trattengono gli inquinanti».
Un fenomeno ancora poco studiato, quello delle microplastiche nella catena alimentare, ma di cui si parla sempre di più e che recentemente ha destato scalpore quando si è appreso da fonti Ansa che se ne ingeriscono fino a 2mila minuscoli frammenti per settimana, che corrispondono a circa cinque grammi, l’equivalente in peso di una carta di credito. In media sono pari a oltre 250 grammi l’anno. E ancora troppo poco si sa circa gli effetti sulla salute. «Il dato certo è che le plastiche si legano facilmente ad altri tipi di inquinanti nocivi per la salute – osserva Stefania Di Vito, responsabile scientifico di Goletta dei Laghi -. Inoltre una ricerca del Cnr inizia a fare luce sulle tipologie di batteri che si depositano più facilmente su determinati tipi di plastica».
Ma qual è lo stato dell’arte della tutela delle acque? «Questo tema ha una portata comunicativa enorme e in tema di acque la conoscenza dei suoi inquinanti ha un’importanza rilevante – sostiene Chiara Braga, che fa parte della segreteria nazionale Pd come responsabile dell’Ambiente -. Tra gli obiettivi di Agenda 2030 ci sono appunto la qualità delle acque e l’impatto dei cambiamenti climatici sul lago. Però è necessario l’intervento dei decisori politici pubblici, perché la salvaguardia del lago è misconosciuta, le leggi sull’acqua prevedono misure variabili a seconda dei Comuni che mettono a rischio la sua tutela complessiva».
E a proposito di Comuni. A Como, come spesso avviene, i ritardi sono superiori a causa delle diatribe e lungaggini dovute al passaggio di gestione di Comodepur a Como Acqua, società locale che gestisce il ciclo integrato provinciale dell’acqua pubblica di 112 amministrazioni locali (pari al 96 per cento). «A causa di questi ritardi i Comuni invece di destinare fondi al potenziamento dei depuratori preferiscono soprassedere: li destinano ad altri servizi e intervengono solo per le emergenze. E nel capoluogo Comodepur esegue solo manutenzione ordinaria in attesa di essere preso in carica dal nuovo gestore», incalza Enzo Tiso, responsabile scientifico di Legambiente Como.
Decisamente migliore, invece, il quadro emergente dal campionamento condotto sui valori microbiologici che determinano la balneabilità o meno del lago. Controlli che – precisa Legambiente – non vogliono sostituirsi a quelli ufficiali e neppure intendono assegnare patenti di balneabilità, anche per di numero decisamente inferiore rispetto a quelli ufficiali, ma che costituiscono un’utile verifica sui valori ufficiali diffusi. E qui la situazione è decisamente più favorevole, perché i punti campionati sulla sponda comasca del lago (sulle foci del torrente Cosia a Como, del Telo ad Argegno, del Breggia a Cernobbio e dell’Albano a Dongo) sono risultati tutti entro i limiti previsti di legge. «Controlli in sintonia con quelli effettuati dall’Ats sulle spiagge dichiarate balneabili, e che risultano migliori rispetto al passato, compresi i lidi di Villa Olmo e l’ex galoppatoio a Cernobbio – puntualizza Tiso -. In particolare, meraviglia l’assenza di inquinamento microbiologico alla foce del Cosia, anche se per la presenza del depuratore sconsigliamo di fare il bagno nell’accesso dei giardini a lago».
E in tema di controlli, la cui importanza è determinante per verificare la salute sempre più a rischio dell’Ambiente, stanno per scendere in campo anche gli studenti di quattro classi dell’Istituto Carcano (Setificio) di Como. Due classi dell’indirizzo chimico e due del liceo, sotto la guida dei docenti e in collaborazione con Legambiente hanno prelevato e analizzato campioni di acqua alla foce del Cosia. Un intraprendente alunno di Civiglio si è spinto dove il Cosia appare più pulito per comparare i valori e – chissà – per iniziare a farsi domande sui motivi di eventuali variazioni. La presentazione dei risultati avverrà nel prossimo settembre. [Fabio Germinario, ecoinformazioni]

Leggi il comunicato stampa con alcuni dati presentati alla conferenza stampa del 6 luglio.
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