
Women peacebuilders/ Noi siamo unite nel chiedere la pace
Siamo donne degli Stati Uniti e della Russia profondamente preoccupate per il rischio di una possibile guerra tra i nostri due paesi, che insieme possiedono oltre il 90% delle armi nucleari del mondo. Siamo madri, figlie, nonne e siamo sorelle, l’una per l’altra.
Stiamo con le nostre sorelle dell’Ucraina, dell’est e dell’ovest, le cui famiglie e il cui paese sono stati dilaniati, hanno già subito più di 14.000 morti. Siamo unite e chiediamo pace e diplomazia, nel rispetto di tutti.
Siamo unite nella convinzione che la diplomazia, il dialogo, l’impegno e lo scambio siano urgentemente necessari per porre fine alla crisi attuale ed evitare un conflitto militare catastrofico che potrebbe sfuggire al controllo e persino spingere il mondo sull’orlo di una guerra nucleare.
Per gli Stati Uniti e la Russia, l’unica via d’azione sicura e umana ora è un impegno di principio per una diplomazia chiara, creativa e persistente, non un’azione militare.
In questo momento pericoloso, piuttosto che rivolgere accuse, si dovrebbero cercare alternative degne del 21° secolo agli insensati conflitti militari e alle inutili spese per la guerra. È il momento di ridefinire la sicurezza affinché le donne, le famiglie e i nostri figli possano vivere in pace.
Mentre ci troviamo forse nel momento più pericoloso dalla crisi dei missili cubani, chiediamo ai media di entrambi i nostri paesi di smettere di alimentare il fuoco della guerra. Chiediamo ai giornalisti dei media di adempiere alla loro responsabilità etica e ricordarci il prezzo della guerra, dello spargimento di sangue e della perdita di vite umane, di richiedere prove quando vengono fatte affermazioni che possono aggravare le tensioni e di avere il coraggio di dare l’allarme sul rischio di escalation verso una guerra nucleare che significherebbe la fine della vita come la conosciamo.
In un momento in cui la povertà sta aumentando negli Stati Uniti, in Ucraina e in Russia, in cui il mondo deve affrontare collettivamente la minaccia esistenziale del cambiamento climatico, una pandemia che ha fatto 5,8 milioni di vittime e causato crescenti “morti per disperazione”, calo dell’aspettativa di vita ed estrema disuguaglianza, non è tempo di ripensarci?
Come potremmo cogliere il momento e delineare una visione del 21° secolo – che non solo promuova la pace e la sicurezza, ma possa unire il mondo – essenzialmente un nuovo realismo? Come potrebbe essere una diplomazia creativa e umana? Se fatta in modo ponderato, potrebbe ottenere di più della risoluzione della situazione di stallo in Ucraina: potrebbe aprire la strada a una più ampia cooperazione tra Stati Uniti, Russia ed Europa e non solo, sul clima, il disarmo e altro ancora. Potrebbe gettare i semi per una nuova architettura di sicurezza smilitarizzata e condivisa.
Noi donne indipendenti, cercatrici di pace e sicurezza, comprendiamo l’importanza vitale di coinvolgere menti e cuori. Vi invitiamo a condividere questo appello alla pace e sollecitiamo i nostri governi a continuare a parlare, a perseguire una diplomazia chiara, creativa e persistente.
Questi sono tempi di paura ma anche di speranza e possibilità. Il mondo è in movimento, il futuro non è ancora scritto. Come americane e russe abbiamo un interesse ineludibile ad attenuare le tensioni tra i nostri paesi. L’approccio che suggeriamo è sicuramente più realistico, più saggio, che non la preparazione ad un conflitto militare che potrebbe portare a un’impensabile guerra nucleare.
Noi siamo unite nel chiedere la pace. State con noi. [womenpeacebuilders]