I diritti fondamentali sono i diritti di tutti?

Venerdì 1 aprile si è tenuto l’incontro Migranti e migrazioni di serie A, migranti e migrazioni di serie B, promosso dai Missionari Comboniani nell’ambito del ciclo di incontri “Sulle frontiere migranti” del Cantiere casa comune. Hanno dialogato fratello Antonio (Missionari Comboniani), Mark Nanlong (associazione africana co-integrazione solidarietà), Alessandra Moretti (parlamentare europea), don Giusto Della Valle (parroco di Rebbio), Marta Pezzati (Como Accoglie), moderati da Fabio Cani (Como senza frontiere). Una interessante serata che ha fatto emergere un confronto animato sulla complessità delle migrazioni.

Fratello Antonio ha introdotto la serata, ringraziato della presenza e della possibilità di tenere un incontro sul tema, ricordando che il 3 maggio in occasione della giornata mondiale sulla libertà di stampa si terrà un incontro a Trieste, promosso dai Missionari Comboniani, per parlare di migrazioni e formazione.

Il dibattito è stato moderato da Fabio Cani che ha spiegato come sia importante avere un’immagine chiara delle migrazioni e di quello che hanno significato in una città, come quella di Como, che è di frontiera ma che non ha la consapevolezza di esserlo, di conseguenza l’esigenza che vi è di comprendere ciò che succede è fondamentale soprattutto in queste ultime settimane drammatiche. Per iniziare a fare il punto della situazione Fabio ha ribadito il motto Sono persone e non numeri il che comprende al suo interno anche l’irriducibilità di tutte le singole storie che sono essenziali, come oggi è essenziale portarle alla luce con le persone che vengono dall’Ucraina, è necessario anche non dimenticare le persone che vengono dall’Afghanistan e dai tanti paesi africani.

Nel tentativo di avere un primo quadro del fenomeno delle migrazioni e di questa situazione ha dato subito la parola a Mark che ha fornito un racconto di un’esperienza particolare e ha dato il suo sguardo interpretativo.

Nel suo intervento Mark ha ribadito quanto sia complesso questo tema e che dunque parlarne non è semplice ma partendo dalla sua storia personale, arrivato in Italia 10 anni fa senza conoscere nessuno, senza conoscere la lingua e soprattutto senza nemmeno sapere cosa sia l’Italia, e quindi inconsapevole della sua esistenza, si è sentito più volte perso. 10 anni fa Mark si è trovato davanti a enormi difficoltà, lingua, cultura modi di fare e pensare diversi. “Ci si sente persi” ha detto più volte, perché i migranti e i profughi si sentono persi all’arrivo nel paese “salvatore” e si sentono persi anche quando – per chi ne ha le possibilità – torna al paese d’origine.

Don giusto ha successivamente espresso il suo grande senso di fratellanza, sostenendo che se si inizia a considerarsi come fratelli e come persone a cui voler bene andrebbe a sparire la cultura delle persone di serie A e serie B, andrebbero a sparire le migrazioni e i migranti di serie A e di serie B. Il passaggio è quello della visione del mondo diversa: vale a dire integrare un’idea di fraternità e uguaglianza.

Alessandra Moretti, parlamentare europea che si è sempre occupata di diritti, ambiente, salute e politica estera ha raccontato di aver compreso meglio il problema delle migrazioni quando ha deciso di recarsi sulla rotta balcanica per vedere la dinamica dei respingimenti e vedere da vicino cosa significhi essere profughi e essere respinti.

Il confronto è poi, forse inevitabilmente, scivolato dal tema specifico a una più generale discussione sul ruolo dell’Europa: indubbiamente positivo nelle parole della parlamentare, da criticare in tutti gli interventi in particolare in quelli delle persone migranti presenti che hanno ribadito quanto sia difficile considerare l’Europa portatrice di diritti visti i patti con la Libia, la Turchia, il Sudan, ecc. È stata sottolineata da più persone la speranza in un’Europa “giusta” e non “forte”, è stato evidenziato il fatto che non contano le relazioni di forza ma quelle di giustizia altrimenti ci sarà sempre qualcuno che potrà sovrastare con la propria forza sugli altri.

Gianpaolo Rosso ha ricordato lo stato delle cose: il giusto diritto di aiutare le persone ucraine che scappano da una terra invasa ma ci sono anche le storie di coloro che dall’Ucraina o da altrove stanno scappando e che vengono impedite nel loro diritto – sancito dalla carta Universale dei diritti umani – vengono impedite ai confini europei e molto spesso muoiono. L’Europa in questo è totalmente assente, lasciando che le persone vengano uccise.

L’intervento dal pubblico di Musa Drammeh ha portato l’attenzione finale della serata sul concetto di integrazione, sul fatto che non significa inglobare ma incontrarsi e crescere assieme, sia dalla parte del migrante sia da quella del nativo, con la possibilità poi di tornare a percorrere anche strade diverse. Questo significa pensare di realizzare un sistema di accoglienza e assistenza flessibile e capace di rinnovarsi continuamente, perché ricordando sempre che Sono persone e non numeri bisognerebbe anche saper riconoscere che le storie, le esigenze, i progetti di vita sono diversi, i profughi non sono i migranti e i migranti ambientali non sono quelli economici, sono progetti di vita diversi che devono avere risposte diverse e un riconoscimento di diritti, perché il diritto a migrare della civiltà umana è essenziale. [Somia El Hariry, ecoinformazioni]

Fratello Antonio
Fabio Cani
Mark Nanlong
Alessandra Moretti
Marta Pezzati e Don Giusto Della Valle
Musa Drammeh, Gianpaolo Rosso e interventi dal pubblico
Alessandra Moretti
Fabio Cani e intervento dal pubblico
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