Nicola Calipari

Attacco alla civiltà/ Vittime scambiate per colpevoli

mezzacannaMio nonno materno, per indicare una condizione nella quale si era perso ogni riferimento alla realtà con il sovvertimento addirittura dell’unità di misura della lunghezza, diceva: «S’è rotta a mezza canna». L’espressione napoletana si adatta alla situazione attuale non tanto e non solo per l’evidente sovvertimento del clima, che pure ci angoscia, quanto per la perdita di ogni ragionevolezza nel dibattito politico e mediatico. Fino ad arrivare a considerare Greta Ramelli e Vanessa Marzullo colpevoli di essersi fatte rapire e debitrici del denaro, probabilmente speso per liberarle, e a insultare Giuliana Sgrena, rea di averle difese e, prima ancora, colpevole di essere stata rapita e ferita nell’agguato nel quale fu ucciso Calipari. La negazione della realtà spinge giornali e persone a descrivere le vittime come colpevoli ignorando che Greta Ramelli, Vanessa Marzullo, Giuliana Sgrena e Nicola Calipari hanno pagato per noi, al posto nostro, in nostro nome. Mentre si ringrazia la diplomazia italiana del governo Renzi per aver saputo salvare le due ragazze, bisogna rendersi conto che, come nel caso della strage di Parigi, i democratici, le persone libere, i pacifisti, non possono che sentirsi Charlie, Greta, Vanessa, Giuliana e Nicola.

Altro esempio di mistificazione dalla realtà, fortunatamente di minore gravità, si registra in alcune analisi dell’uscita di Sergio Cofferati dal partito che lui aveva fondato. Anche in questo caso la vittima diventa colpevole e gli illeciti (politici e paramafiosi) commessi nello svolgimento delle primarie, dimostrati anche dagli organi di controllo del partito e ora al vaglio della magistratura, non bastano a renderlo vittima (insieme alla democrazia e alla dignità del principale partito di centrosinistra italiano), ma per alcuni ne evidenziano colpe di mancata lealtà per non essere stato zitto, non essersi dimesso dal Parlamento europeo non aver fatto karakiri immolandosi cantando «e sempre allegri bisogna stare ché il nostro piangere fa male al re, fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam». [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]