Il Consiglio comunale di Como di martedì 30 marzo 2010

Liberi per Como e i liberal del Pdl attaccano, insieme alle minoranze, l’immobilismo del sindaco sulla Ca’ d’industria. Più di cento persone fra dipendenti, comparsi anche con dei cappelli da cuoco, parenti degli ospiti, sindacalisti e cittadini hanno partecipato alla seduta speciale del Consiglio comunale comasco sulla Ca’ d’industria di martedì 30 marzo.

 Nelle preliminari Bruno Magatti, Paco, ha ripercorso la storia della richiesta di un Liceo musicale in città «fino a quindici giorni fa il Teresa Ciceri era nell’elenco di quelli previsti in Regione Lombardia». Un traguardo che avrebbe dovuto essere raggiunto a compimento di un percorso ormai trentennale, una meta scippata, per il consigliere della rondine inspiegabilmente dal Liceo Cairoli di Pavia. Di qui la richiesta di una attivazione dell’amministrazione per cercare di recuperare l’indirizzo musicale. Dello stesso avviso Vittorio Mottola, Pd, per cui l’ex Istituto magistrale «ha acquisito, dagli anni ’80, professionalità e strumentazioni».

Alessandro Rapinese, Area 2010, anticipando l’argomento della serata, ha letto un’interrogazione, che ha presentato in serata, in cui chiede «quale sia l’organo di controllo previsto dallo statuto della Fondazione e se sia possibile acquisire copia dei verbali di tale organo».

Donato Supino, Prc, vista la calca all’ingresso della sala consiliare ha chiesto al vicepresidente del Consiglio di poter lasciare entrare i convenuti, oltre alla ventina di posti a sedere che la sala garantisce per il pubblico. Una proposta accolta da Vincenzo Sapere, nonostante i mugugni di alcuni rappresentanti della maggioranza.

La seduta è così iniziata con la presentazione di una delibera presentata da Paco, e sottoscritta da altre forze, che si ripropone di arrivare «alla revisione della posizione recentemente assunta in merito all’esternalizzazione della cucina» oltre a «a garantire, per il futuro, la salvaguardia delle gestione diretta (in house) di tutte le funzioni collegate direttamente alle persone».

Il presentatore Magatti ha sottolineato la dipendenza del Consiglio di amministrazione della Ca’ d’industria da un mandato dato dal Consiglio comunale comasco; i cinque settimi sono di nomina del sindaco. «Qualcuno ha detto che la scelta di esternalizzazione del servizio pasti è stata già fatta negli ospedali – ha precisato Magatti – ma là si è ospiti solo per un breve periodo di tempo».

Il presidente Pellegrino e i suoi consiglieri si sono trovati tra due fuochi, dato che bordate sono partite anche dai banchi della maggioranza. Lamentando la poca chiarezza e la mancata risposta ad alcune domande in Commissione Luigi Bottone, Liberi per Como, ha esclamato «vada a casa questo Cda!». Aggiungendo «Pellegrino ha detto che non è tenuto a risponderci, ma stiamo scherzando?». «Non si può risparmiare sugli anziani» ha rimarcato il suo compagno di gruppo Emanuele Lionetti. Contrariato anche Pasquale Buono, Pdl, «il presidente della Fondazione ha dato risposte incomplete», rincarando la dose «signor sindaco se lei mi nomina e io rappresento una parte politica di maggioranza non posso poi fare quello che mi pare!». Il vicecapogruppo del Pdl a Palazzo Cernezzi ha poi definito interessanti le affermazioni di Magatti e chiesto a Pellegrino un confronto serio.

Sulla fiducia data da Bruni ai membri del Cda della Ca’ d’industria sono intervenuti anche Rapinese, che ha attaccato a spada tratta il primo cittadino, «la responsabilità di tutta la situazione è sua», chiedendone la sfiducia, e Mario Molteni, Per Como, «lei ha fatto un patto con le persone che ha nominato, a cui ha dato la massima fiducia. Ed ora prendono decisioni così importanti senza neanche consultarla?».

Mottola ha letto una lettera speditagli dal figlio di un ospite che testimonia del peggioramento della qualità dei pasti, mentre Supino, che ha chiesto l’azzeramento della dirigenza delle Ca’ d’industria, ha ricordato che il Consiglio comunale si era impegnato a far cambiare lo statuto della Fondazione per permettere ai consiglieri di partecipare alle sedute del suo Cda. Marcello Iantorno, Pd, si è scagliato contro le modalità della gara appalto e all’appalto stesso che essendo decennale sarà una pesante eredità per il futuro sindaca e la futura dirigenza della struttura assistenziale comasca.

Tutto è nato dopo l’intervento dei Nas e dalla chiusura della cucina di Rebbio «ma chi aveva la delega alla salubrità delle cucine? Qualcuno avrà delle responsabilità?» ha chiesto Luca Gaffuri, Pd, che ha posto il problema di una prospettiva di lungo termine: «Negli ultimi anni il bilancio si è retto grazie alla vendita di alcuni terreni e ad un aumento delle rette, una politica che non può continuare».

A fine serata il capogruppo del Pdl Marco Butti ha chiesto una sospensione per una discussione all’interno del proprio gruppo, rientrati in aula, data l’ora, il presidente della seduta ha proposto di sospendere la discussione e di aggiornarla ad un’altra data.

Gaffuri ha chiesto quindi di andare ad oltranza fino all’esaurimento dell’argomento, una proposta bocciata dalla maggioranza. [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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