Il Consiglio comunale di Como di lunedì 1 dicembre
Alle 3 del mattino di lunedì 1 dicembre salta la seduta sull’assestamento di bilancio per l’impossibilità della note di seguire le bizzarrie della procedura e della situazione politica. Le minoranze parlano a favore dell’assessore Gaddi e garantiscono il prosieguo della seduta mentre An, Lega e Popolari liberali guidano l’ostruzionismo contro il ripiano del debito della mostra di Villa Olmo e abbandonano per un po’ l’aula.
Le preliminari
Nel disinteresse più totale Luigi Bottone, Udc, ha espresso paura per un’eventuale esondazione del lago nelle preliminari del Consiglio comunale di lunedì 1 dicembre. Roberta Marzorati, Per Como, ha ricordato la vicenda di un bambino che si è fatto male in un asilo comunale alla cui famiglia è stato fatta pervenire una bolletta per le spese per il mese in cui, a causa dell’incidente il bambino è dovuto rimanere a casa. «Oltre al danno la beffa, ci tocca pure pagare, proprio mentre noi abbiamo deciso di non fare causa al Comune», così la lettera letta della madre del piccolo letta in aula dalla consigliera.
Donato Supino, Prc, ha chiesto al sindaco maggiore attenzione alle vicende di Asf, dato anche lo sciopero dei dipendenti di quattro ore, accusando l’azienda di «portare allo sfascio cercano di vendere il noleggio turistico».
La serata si è poi accalorata con l’intervento di Marcello Iantorno, Pd, sulla carica sindacale del sindaco in A2A Calore e Servizi. «Lei ha presentato la proposta di delibera, non l’assessore competente, ed ha risposto alle questioni poste dal Consiglio – ha precisato il consigliere del Pd – Lei avrebbe dovuto sentire l’obbligo morale, etico, politico e giuridico di informare l’assemblea della sua partecipazione».
Pronta la difesa del sindaco contro quello che ha definito un «attacco strettamente personale, le cui ragioni non capisco». Bruni ha quindi rivendicato la correttezza della sua posizione affermando di non essere sindaco di nessuna società che ha sede in città. Il sindaco ha poi dichiarato ironicamente che la stampa non ha lavorato se non in maniera superficialmente essendo lui sindaco anche di Fertilvita, un’altra controllata di A2A, un fatto che non era stato riportato. «Non ho percepito ancora, ad oggi, nessun tipo di compenso – ha affermato con forza Bruni riferendosi ai due incarichi – e dal ’94, quando ero assessore, ad ora ho sempre presentato in Comune la dichiarazione dei redditi e l’elenco delle partecipazioni personali». Un attacco anche ad Antonio Spallino, intervenuto sulla questione sulla stampa locale, citando la sua amministrazione, ed ha concluso con «non ho nulla da nascondere. Non mi è venuto in mente di dire la mia partecipazione in aula data l’assoluta esiguità e terzietà del rapporto».
La discussione sul Bilancio
Aperta la discussione Bruno Magati, Paco, ha puntato il dito contro l’errore di valutazione in sede di Bilancio previsionale: «Non solo non si possono realizzare tutta una serie di interventi ,ma in più vengono assunte dalla Giunta le scelte sulla priorità delle risorse sottraendole alle prerogative del Consiglio». Una questione alla quale ha risposto dalla maggioranza Roberto Rallo, Fi, che ha fatto paragoni storici dalla democrazia ateniese ai Comuni medievali, parlando di «responsabilità della classe dirigente per le involuzioni che possono accadere nel corso della storia, che non è retta e lineare, ma può incorrere in involuzioni».
Per Luca Gaffuri, Pd, siamo al «secondo anno consecutivo in cui si ha un’espropriazione del potere del Consiglio». «Mi ripeterò ma questo è un bilancio ingessato – ha proseguito il capogruppo del Pd – gli investimenti significativi su opere pubbliche sono tutti legati all’introito, segnato da più anni, dei 14,5 milioni di euro della Ticosa», venendo a mancare si è avuta una limatura generale delle spese con riduzioni degli interventi dalla manutenzione delle scuole a quella per le strutture di sportive di Casate quando «già la manutenzione ordinaria – ha concluso Gaffuri – si era trasformata in straordinaria per la trascuratezza degli impianti».
Anche Supino ha fatto l’elenco dei tagli, dai trasporti ai marciapiedi, mancanze imputate, oltre che alla Ticosa, alle minori monetizzazioni per 550 mila euro, minori introiti per concessioni edilizie per 1 milione e ai 600 mila euro in meno per le multe.
Il buco della mostra a Villa Olmo
Contro i malumori che serpeggiavano fra le file della maggioranza, dovendo ripianare il buco di 480 mila euro per l’ultima grande mostra comasca, Rallo ha difeso l’operato dell’assessore Gaddi, così come la minoranza, per Iantorno «non si tratta di una questione personale ma semmai una responsabilità collegiale». Magatti ha proposto di chiedere lettere di impegno e gestire direttamente come Comune, non come Csu, le sponsorizzazioni per avere un maggiore controllo sui bilanci delle mostre.
Il gioco delle parti
Donato Supino ha quindi chiesto, data l’ora tarda, la votazione per la prosecuzione della seduta ad oltranza, trovando il favore di parte della maggioranza.
An, Lega e Popolari liberali hanno iniziato l’ostruzionismo per evitare di approvare l’assestamento.
«Non siamo contrari alle mostre – ha dichiarato Gervasoni – ma lo siamo al deficit che regolarmente ci viene presentato» e per ovviare al problema ha proposto la nascita di una Fondazione per la gestione delle mostre. «È mancata a tratti la collegialità delle decisioni» ha aggiunto Marco Butti, An, che ha esaminato i flussi turistici prodotti dalla mostre e la bassa capacità di sinergie con le altre offerte culturali della città.
Anche il capogruppo di Forza Italia, Pasquale Buono, si è tolto un sassolino dalla scarpa chiedendo che i bilanci vengano visti prima per potere meglio valutarne i vari aspetti.
Contestato all’assessore anche il fatto che già nel marzo di quest’anno si sapeva ci sarebbe stato un buco, all’epoca di 280 mila euro, ma non è stato riportato in sede di previsione di Bilancio ad aprile, dove per la mostra erano stati previsti 100 mila euro.
La difesa di Gaddi
Gaddi si è difeso affermando che la “famosa” riunione di marzo non era segreta e ha confermato lo “sbilancio” poi aumentato. L’assessore ha citato come dati accertabili la visibilità data dalle mostre alla città, portando in aula una pigna di articoli, messa di proposito in bella vista sul banco della Giunta, il fatto che la mostra di Magritte sia ora riproposta a Milano e il costo complessivo della mostra di 1,8 milioni, in cui il contributo iniziale versato da Palazzo Cernezzi avrebbe dovuto essere di 100 mila euro, ovvero il 5 per cento, ed è salito a 480 mila euro pari al 26 per cento, quando la mostra su Mirò è costata 350 mila euro, il 15-16 per cento.
«Le attività culturali non sono poi – ha continuato Gaddi – strettamente monetizzabili, e non hanno necessariamente un riscontro economico. Como è stata accolta nel Cidac (l’Associazione delle Città d’Arte e Cultura) dove sono presenti solo le città con un certo standard culturale». «Le mostre sono nate dopo anni di fatica e sudore, grazie a una certa alchimia che si può distruggere in un minuto, e questa è responsabilità del Consiglio comunale» è stata la conclusione dell’assessore alla cultura.
Emendamenti
Sull’assestamento di Bilancio sono stati presentati tre emendamenti e due ordini del giorno e la discussione si è portata sui primi.
I “dissidenti” della maggioranza hanno continuato a fare ostruzionismo e sull’emendamento numero uno, presentato dalla Giunta per fare delle lievi correzioni, Pierangelo Gervasoni, Gruppo misto – Popolari liberali, ha chiesto di potere sub-emendare lo scritto, facendo riconvocare i revisori, che devono dare il parere di ammissibilità, che data l’ora tarda erano stati lasciati andare a casa. Questo ha scaldato l’aula con Rallo che ha inveito contro la sua stessa maggioranza «Ma noi abbiamo bisogno del consigliere Gervasoni? Chiedo una verifica con i capigruppo della maggioranza».
Forza Italia e le minoranze insieme
Su queste parole i consiglieri della Lega, di An e dei Popolari liberali, hanno abbandonato l’aula, con Gervasoni che, prima di uscire, ha dichiarato: «Noi abbiamo la forza della libertà di parola, che forse Rallo non ha più, e siamo coerenti col programma del sindaco». Supino ha quindi chiesto la verifica del numero legale che è stato garantito dalle minoranze e dalla sola Forza Italia.
L’aula ha poi bocciato il subemendamento e approvato l’emendamento della Giunta.
L’emendamento contro Gaddi
Rientrati in aula i “dissidenti” la discussione ha toccato il loro emendamento proposto per stornare i soldi per coprire il buco della mostra a favore della sistemazione idrica di Camnago Volta. Un’operazione definita, con forza, strumentale per Vittorio Mottolo del Pd che è stata bocciata dal Consiglio con i soli voti favorevoli della Lega, di Gervasoni e Supino e la contrarietà de resto del consesso.
La Linea Cadorna
L’ultima questione trattata è stata quella della sistemazione della Linea Cadorna. Gaffuri ha ricordato l’approvazione di un ordine del giorno in proposito durante il Bilancio per cui però l’assessore Colombo ha detto che per quest’anno non ci sono fondi: «Effettivamente non so dove andare a trovarli». Il capogruppo del Pd ha così presentato un emendamento. «Ho intenzione di fare un sub-emendamento – ha dichiarato Gervasoni – non mi va bene che si vada ad intaccare l fondo di riserva per finanziare quest’opera». Dato che i revisori erano nuovamente stati lasciati liberi di andare a casa e non più rintracciabili alle tre e dieci del mattino la seduta è stata aggiornata a giovedì prossimo. [Michele Donegana, ecoinformazioni]