Goodbye liberismo
Ricominciare, qualificandolo, l’intervento pubblico per il rilancio dell’economia, innalzare salari, stipendi, pensioni e livelli di welfare: questi i leitmotiv del volume Goodbye Liberismo presentato giovedì 28 maggio al Punto Einaudi di Como dallo stesso autore, Alfonso Gianni, ex sottosegretario allo Sviluppo economico nel secondo Governo Prodi, esponente di Sinistra e libertà.
Davanti al Punto Einaudi di via Carducci a Como, in un accogliente contesto di numerose seggioline all’aperto, Luca Michelini, docente universitario di economia, ha introdotto la serata di presentazione di Goodbye Liberismo. La resisitibile ascesa del neoliberismo e il suo inevitabile declino [Ponte alle Grazie 2009].di Alfonso Gianni
Secondo la lettura critica di Michelini nel libro è descritta la fine dei grandi processi di privatizzazioni e s’intravede un rischio di ritorno al neoprotezionismo farcito, in Italia, da un neo-populismo in salsa berlusconiana, che non dovrebbe, per forza, degenerare in forme di fascismo.
Alfonso Gianni ha precisato che l’intento del libro è più analitico che propositivo: «Siamo ancora dentro la crisi e non se ne vede l’uscita, segno che è anche crisi strutturale dell’economia reale e non solo finanziaria. Se ne dovrebbe uscire quindi non solo illudendosi che alcuni ritocchi alle regole dei mercati finanziari dovrebbero bastare, ma anche incidendo nei nodi strutturali del capitalismo moderno; l’economia reale dovrà mutare radicalmente e nulla sarà come prima».
L’autore ha poi citato il dibattito in corso in queste settimane sulle pagine de Il Sole 24 ore in cui sono intervenuti, tra gli altri, Bertinotti, Visco e numerosi economisti di scuola liberale (questi ultimi facendo autocritica sui principi neoliberisti spinti da essi stessi proposti negli anni scorsi).
«Poiché la crisi è stata innescata dalla bolla speculativa dei mutui subprime, destinati a tre tipi di utenti: lavoratori tipo statunitensi (con stipendi reali in vertiginosa diminuzione negli ultimi anni, in tutto il mondo), lavoratori precari (negli States il precariato è molto più diffuso che in Europa) e lavoratori immigrati (ben più numerosi che in Italia), la soluzione principale alla crisi non può che passare attraverso un forte miglioramento retributivo di queste tre categorie».
Gianni ha poi citato un dato agghiacciante: «nelle borse valori mondiali circolano ancora oggi titoli legati ai “derivati” nella misura di 12 volte il prodotto interno lordo mondiale», ma ha anche citato Rossana Rossanda che si domanda «ma come? Nel momento storico in cui il capitalismo mondiale si auto esplode, con “ordigni finanziari” che esso stesso ha prodotto, le sinistre mondiali non sanno cogliere l’attimo per proporre la loro ricetta?».
Alfonso Gianni ha quindi citato numerosi economisti liberal anglosassoni che propongono come ricetta l’intervento pubblico dei Governi nell’economia (lo stanno già facendo Governi di centro destra e centro sinistra, in particolare, da un lato, Obama e, dall’altro, il Governo cinese, entrambi incrementando i fondi statali nella sanità pubblica di cui i due popoli sono pressoché privi in egual misura).
L’esponente di Sinistra e libertà a quindi affermato che è «Ovvio che dovranno essere estese le coperture tipo “cassa integrazione” a tutte le fasce e categorie di lavoratori, ma non basta! I Governi dovrebbero “qualificare” l’intervento pubblico in economia». Per colludere che: «Non basteranno discorsi dei politici alla televisione per incrementare scelte “etiche” nei consumi dei singoli cittadini, occorreranno fondi pubblici dirottati nei settori chiave che producano programmaticamente scelte verso i tre settori prioritari della sinistra: uguaglianza, ambiente, Pace». [Enzo Arighi per ecoinformazioni]
Ricominciare, qualificandolo, l’intervento pubblico per il rilancio dell’economia, innalzare salari, stipendi, pensioni e livelli di welfare: questi i leitmotiv del volume Goodbye Liberismo presentato giovedì 28 maggio al Punto Einaudi di Como dallo stesso autore, Alfonso Gianni, ex sottosegretario allo Sviluppo economico nel secondo Governo Prodi, esponente di Sinistra e libertà.
Davanti al Punto Einaudi di via Carducci a Como, in un accogliente contesto di numerose seggioline all’aperto, Luca Michelini, docente universitario di economia, ha introdotto la serata di presentazione di Goodbye Liberismo. La resisitibile ascesa del neoliberismo e il suo inevitabile declino [Ponte alle Grazie 2009].di Alfonso Gianni
Secondo la lettura critica di Michelini nel libro è descritta la fine dei grandi processi di privatizzazioni e s’intravede un rischio di ritorno al neoprotezionismo farcito, in Italia, da un neo-populismo in salsa berlusconiana, che non dovrebbe, per forza, degenerare in forme di fascismo.
Alfonso Gianni ha precisato che l’intento del libro è più analitico che propositivo: «Siamo ancora dentro la crisi e non se ne vede l’uscita, segno che è anche crisi strutturale dell’economia reale e non solo finanziaria. Se ne dovrebbe uscire quindi non solo illudendosi che alcuni ritocchi alle regole dei mercati finanziari dovrebbero bastare, ma anche incidendo nei nodi strutturali del capitalismo moderno; l’economia reale dovrà mutare radicalmente e nulla sarà come prima».
L’autore ha poi citato il dibattito in corso in queste settimane sulle pagine de Il Sole 24 ore in cui sono intervenuti, tra gli altri, Bertinotti, Visco e numerosi economisti di scuola liberale (questi ultimi facendo autocritica sui principi neoliberisti spinti da essi stessi proposti negli anni scorsi).
«Poiché la crisi è stata innescata dalla bolla speculativa dei mutui subprime, destinati a tre tipi di utenti: lavoratori tipo statunitensi (con stipendi reali in vertiginosa diminuzione negli ultimi anni, in tutto il mondo), lavoratori precari (negli States il precariato è molto più diffuso che in Europa) e lavoratori immigrati (ben più numerosi che in Italia), la soluzione principale alla crisi non può che passare attraverso un forte miglioramento retributivo di queste tre categorie».
Gianni ha poi citato un dato agghiacciante: «nelle borse valori mondiali circolano ancora oggi titoli legati ai “derivati” nella misura di 12 volte il prodotto interno lordo mondiale», ma ha anche citato Rossana Rossanda che si domanda «ma come? Nel momento storico in cui il capitalismo mondiale si auto esplode, con “ordigni finanziari” che esso stesso ha prodotto, le sinistre mondiali non sanno cogliere l’attimo per proporre la loro ricetta?».
Alfonso Gianni ha quindi citato numerosi economisti liberal anglosassoni che propongono come ricetta l’intervento pubblico dei Governi nell’economia (lo stanno già facendo Governi di centro destra e centro sinistra, in particolare, da un lato, Obama e, dall’altro, il Governo cinese, entrambi incrementando i fondi statali nella sanità pubblica di cui i due popoli sono pressoché privi in egual misura).
L’esponente di Sinistra e libertà a quindi affermato che è «Ovvio che dovranno essere estese le coperture tipo “cassa integrazione” a tutte le fasce e categorie di lavoratori, ma non basta! I Governi dovrebbero “qualificare” l’intervento pubblico in economia». Per colludere che: «Non basteranno discorsi dei politici alla televisione per incrementare scelte “etiche” nei consumi dei singoli cittadini, occorreranno fondi pubblici dirottati nei settori chiave che producano programmaticamente scelte verso i tre settori prioritari della sinistra: uguaglianza, ambiente, Pace». [Enzo Arighi per ecoinformazioni]