Il Consiglio comunale di Como di giovedì 11 novembre
Bruni si salva. La sfiducia non è stata votata. Il sindaco di Como guadagna altri tre giorni per trovare un accordo con gli scissionisti e portare a termine il mandato.
Nelle preliminari al Consiglio comunale di giovedì 11 novembre Giampiero Ajani, Lega, ha chiesto si fare qualcosa per aiutare il Veneto alluvionato, non come per l’Abruzzo, dato che per l’Aquila tutto si è arenato nelle sacche della burocrazia di Palazzo Cernezzi. Alessandro Rapinese, ex Area 2010, ha attaccato al sua lista dopo che sulla stampa locale i movimento di cui faceva parte ha stigmatizzato le sue esternazioni in una riunione in cui non è stato invitato per poter difendersi: «avevo chiesto, senza fare pubblicità, a Dario Valli di dimettersi da capogruppo, dopo le ripetute assenze alle Commissioni comunali, e dopo due anni e mezzo di fedeltà – ha detto il consigliere – mi sono sentito pugnalato alle spalle». Il consigliere ha poi attaccato pesantemente e a livello personale la stampa locale, nello specifico l’editorialista de L’Ordine per aver prospettato un calo di preferenze.
I pochi posti per il pubblico erano pieni in Sala consiliare, mentre la Sala stemmi, dove era proiettato in diretta il Consiglio era gremita, pochi, una decina, hanno affrontato il freddo pungente per protestare sotto il palazzo, mentre un imponente apparato di polizia, per il numero di intervenuti, ha presidiato gli accessi di Palazzo Cernezzi.
Tutto il Consiglio, i vari gruppi consiliari e alcuni singoli consiglieri, oltre al sindaco, hanno poi espresso solidarietà a Donato Suoni, Prc, dopo il coinvolgimento in un’azione della magistratura per diffamazione sulla Ca’ d’industria oltre, solo per alcuni come Vittorio Mottola, Pd, e Roberta Marzorati, Per Como, a Davide Scarano, il dipendente sotto processo per una presunta istigazione a delinquere e diffamazione contro la Ca’ d’industria. Supino ha rivendicato il volantinaggio, non contro singole persone, all’inaugurazione dell’ultima grande mostra a Villa Olmo ringraziando per la solidarietà espressa.
Il Consiglio ha quindi ripreso la discussione sulla mozione di sfiducia al sindaco. Pasquale Buono, Autonomia liberale per Como, ha attaccato il primo cittadino su più fronti «che fine hanno fatto il campus a S. Martino, la Ticosa, il Prg, la Borgovico bis e il Politeama?». Con lui il compagno di gruppo Emanuele Lionetti «ne abbiamo proprio le saccocce piene!». Anche il presidente del Consiglio Pastore ha attaccato il sindaco con un discorso di piena sfiducia, anche se poi ha dichiarato l’astensione (stimolando l’ironia del pubblico), passando per «l’incapacità di capire le diverse sensibilità», fino alla chiusura del sindaco «in una torre d’avorio, con tappeti nuovi [la polemica è sulla ristrutturazione radicale delle stanze del primo cittadino in un momento di crisi], e accessi con videocitofoni che non si erano mai visti, una volta la porta del sindaco era sempre aperta». «È stata sprecata una grande occasione di rilancio!» ha denunciato Pastore riferendosi al secondo mandato Bruni.
Marco Butti, ex capogruppo del Pdl, ha difeso il primo cittadino punto per punto con una risposta articolata, chiedendo di portare a termine il mandato, mentre Rapinese ha annunciato, e mostrato, di aver portato un bottiglia di Brunello di Montalcino da offrire agli scissionisti del Pdl per festeggiare la caduta di Bruni.
Il sindaco ha quindi chiesto di prendere tempo per poter rispondere alle critiche «almeno 48 ore per essere esaustivo». Una tattica per riuscire a trovare accordi con gli “scissionisti” all’ultimo minuto. Rapinese ha perciò chiesto la votazione del prosieguo ad oltranza della seduta. Favorevoli l’opposizione intera, tranne Dario Valli, Area 2010, e la maggioranza di Autonomia liberale per Como (contrari Pastore, Buono e Arturo Arcellaschi, che avrebbero dovuto puntare alle sue dimissioni), i numeri non son bastati e la discussione è stata rimandata lunedì 15 novembre prossimo. [Michele Donegana, ecoinformazioni]