Mario Pescini sindacalista del Novecento

Alla Camera del Lavoro di Como, in una Sala Noseda gremita di gente, è stato ricordato nel pomeriggio di lunedì 26 marzo 2012 Mario Pescini, figura di riferimento per il movimento sindacale comasco negli ultimi trent’anni del Novecento, scomparso il giorno di Natale del 2011 a Piombino, dov’era nato nel 1928.

I discorsi intrecciati intorno alla figura e all’opera di Mario Pescini sono stati tutt’altro che rituali, a cominciare dalla testimonianza di Pescini stesso, nell’intervista raccolta nel 2006 in occasione del centenario della Cgil, e di cui sono stati riproposti alcuni passi salienti.

Più volte, negli interventi, è stata messa in luce l’importanza del ruolo organizzativo e politico di Pescini che, arrivato a Como nel 1973, è stato via via sindacalista per i metalmeccanici, per i tessili, per i pensionati e – infine – primo organizzatore locale dell’Auser. Una vicenda complessa, che ha attraversato le diverse fasi dell’evoluzione del sindacato della seconda metà del Novecento e che ha evidenziato la capacità di Mario Pescini di reinventarsi, di mettere a fuoco le nuove situazioni e di rielaborarne le esigenze, dall’industria metallurgica di Piombino dell’immediato dopoguerra al volontariato degli anziani sullo scorcio del secondo millennio.

Queste caratteristiche, insiema alla sua grandissima umanità (di “toscanaccio” di Piombino), sono state riprese in tutti gli interventi, a cominciare dall’introduzione, commossa e affettuosa, dell’attuale segretario della Camera del Lavoro di Como, Alessandro Tarpini, per continuare con le testimonianze di Amleto Luraghi, attuale segretario provinciale del Sindacato Pensionati, e di Gianfranco Garganigo, presidente provinciale dell’Auser. È stata poi la volta di Sergio Veneziani, presidente di Auser Lombardia, e di Mario Agostinelli, segretario generale della Cgil Lombardia dal 1995 al 2002, che ebbero Pescini per compagno prima nel sindacato tessili e poi in vari altri ruoli negli anni Ottanta e Novanta.

In tutti gli interventi il racconto è stato ricco di aneddoti e di ricordi, ma anche di approfondimenti politici, poiché il lavoro di Mario Pescini si caratterizzò sempre per la particolare sintesi di attenzioni generali e particolari, di capacità di valutazioni politiche e di creatività nelle soluzioni pratiche personali.

Alla fine è toccato a Mirella, compagna amatissima di Mario, dire le ultime parole: molto personali e proprio per questo molto politiche.

[Fabio Cani, ecoinformazioni]

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