Una nuova contrattazione

La Fim attacca la Fiom e chiede una maggiore corresponsabilità per una gestione partecipativa delle aziende per superare la crisi

La Fim Cisl ha voluto fare il punto sullo stato del settore metalmeccanico comasco e su come uscire dalla crisi senza fare sconti alle altre organizzazioni sindacali e ai datori di lavoro e Confindustria.

«Abbiamo modi diversi di gestire la crisi – spiega Alberto Zappa, segretario provinciale Fim Cisl – non come chi è pieno di slogan e ha poche proposte».

«Non tutti sono pronti ad abbandonare le proprie convenienze – continua il sindacalista – con la crisi la ricreazione è finita».

Una stilettata nei confronti della Fiom, l’organizzazione sindacale della Cgil, ma anche al settore creditizio e alle dirigenze industriali: «La cattiva gestione della crisi è responsabilità delle banche, delle dirigenze o per motivi interni alle società, come sta accadendo alla Chibro».

Unico esempio positivo la Eldor, che, dal 2003, ha fatto una diversificazione che l’ha portata ad avere un fatturato maggiore di quello della Sisme.

Le colpe per la Fim vanno addossate anche alla chiusura e al massimalismo della Cgil: «La Giardina di Figino aveva 250 occupati quasi tutti della Fiom ed è sparita, la Glaston ne aveva 450 ora sono 140 e ha milioni di perdite».

«Sta implodendo il sistema manifatturiero – prosegue Zappa – ha senso avere posizioni radicali e non dialoganti?»

Su 18 aziende metalmeccaniche di qui a un anno sono a rischio 1.335 posti di lavoro, mentre solo 3, la Sisme, la Ima di Arosio e la Omp Porro, usufruiscono dei contratti di solidarietà. Mentre dal 2008 al 2011 si sono già persi 3-4mila posti di lavoro.

«Un modello di relazione industriale diverso e partecipativo è quello della Sisme» che è diventato un caso nazionale «un modello che mette in difficoltà azienda e sindacati», sottolinea Zappa, che aggiunge «gli accordi in Polti hanno fatto crollare l’assenteismo».

Ma anche gli industriali hanno la loro parte di colpa. «Confindustria si lamenta da 4 anni della stretta su credito da parte delle banche e delle difficoltà nei pagamenti, facciano un fondo per le vittime degli insolventi, come nell’800 i lavoratori hanno creato le Mutuo soccorso».

Ritornando sulla Sisme Zappa si è detto: «D’accordo con il segretario della Camera del lavoro di Como Tarpini, ma, come ha dichiarato alla stampa, non si sta più tirando la corda, la corda si è spezzata».

«Si ripartiscano le responsabilità, siamo filo aziendalisti per qualcuno e barricadieri per altri – si è sfogato il segretario della Fim comasca –, per la Sisme ci dicano cosa vogliono fare nel merito».

Uno scoppio dettato anche dal coinvolgimento personale: «Il segretario della Fiom dice che faccio schifo, ma non voglio che si riduca tutto a una diatriba personale, come Fim chiediamo una assunzione di responsabilità generale, per ora ci prendono come il Pronto soccorso, quando serve ci chiamano, poi si dimenticano di noi». La Cisl infatti rivendica l’impegno e la responsabilità «messe in campo nelle diverse vertenze in corso» con «un ruolo agito con determinazione e spesso in solitudine, per assenza contestuale degli interlocutori sindacali e datoriali. Un peso per certi versi non più sopportabile».

La speranza è in «interventi adeguati a garantire una crescita strutturale ed un sostegno e spinta forte ad investimenti collegati ad una vera politica industriale» e la proposta è quella di creare dei coordinamenti di livello istituzionale fra politica e forze sociali.

Effettivamente la situazione non è rosea: «I settori più esposti sono quelli metalmeccanico, tessile, chimico e emergono dati preoccupanti per il commercio – ha precisato Gloria Paolini segretario generale della Cisl di Como – dalla fine del 2011 ad ora la cassa integrazione nel metalmeccanico è aumentata del 156 per cento, nel tessile del 22 per cento, nel chimico del 130 per cento, sono le ore autorizzate, non necessariamente verranno utilizzate tutte, ma è un dato significativo». In totale si parla di 10-12mila persone in cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga, che a volte viene pagata in ritardo, oltre a 1.100 lavoratori in mobilità ne soli primi 3 mesi del 2012, contro 2.200 in tutto il 2011, una mobilità che ha colpito maggiormente le piccole aziende sotto i 15 dipendenti.

Per la segretaria della Cisl molti sono gli errori manageriali e manca un’assunzione di responsabilità sociale da parte delle aziende: «c’è bisogno di una corresponsabilità maggiore».

«In tre anni in Italia nel settore metalmeccanico si sono persi 200mila posti di lavoro, una calo del 10 per cento dell’occupazione, in Lombardia ha voluto dire 50mila posti in meno» dichiara Nicola Alberta segretario generale Fim Cisl Lombardia.

«Le aziende reggono meglio se hanno un livello di internazionalizzazione alto – spiega Alberta, anche di fronte al «problema del credito in cui le banche paradossalmente ricevono liquidità dalla Bce e riducono il credito».

Per uscire da questa situazione ci sarebbero diverse vie, contro l’insolvenza dei pagamenti da parte delle Amministrazioni pubbliche Regione Lombardia impone il pagamento entro 60 giorni, ma l’Unione europea ha emanato una direttiva per i 30 giorni, bisognerebbe investire nel risparmio energetico, nelle reti infrastrutturali, intese non solo nel senso di strade, ma anche di banda larga. Nella «creazione di sistemi territoriali con una forte coesione che determini la filiera produttiva» e nel rinnovamento di «relazioni sindacali non storicamente determinate, più qualificate, più partecipative».

«Dobbiamo darci una sveglia – ha concluso il segretario regionale Fim – il paese deve fare un salto di qualità o rischia un declino reale, bisogna intervenire con investimenti di prospettiva». [Michele Donegana, ecoinformazioni]

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