Libertà è liberazione. La resistenza nonviolenta delle donne

Il 25 aprile le Donne in nero di Como parteciperanno alla manifestazione al Monumento alla Resistenza europea. Il testo del documento Libertà è liberazione. La resistenza nonviolenta delle donne che sarà distribuito durante la loro presenza silenziosa.

 «Secondo me sono state le donne a dare inizio alla Resistenza […] la loro partecipazione fu dovuta a motivazioni personali; a differenza di molti uomini che scelsero di andare in montagna per sottrarsi all’arruolamento nell’esercito di Salò, nessun obbligo le costringeva ad una scelta di parte; fu anche l’occasione per affermare quei diritti che non avevamo mai avuto». Nori Brambilla Pesce

«Resistenza, come occasione di scoperta della politica da parte di milioni di donne, come momento di partecipazione alla vita del proprio Paese, come necessità di saldare il proprio destino personale a quello degli altri, in una delle ore più buie che l’umanità abbia attraversato». Tina Anselmi

«La Resistenzanon fu un fenomeno militare, come erroneamente si crede. Fu un movimento politico, democratico e civile straordinario. Una presa di coscienza politica che riguardò anche le donne. Entrammo nella Resistenza sudditi, suddite, e ne uscimmo cittadini, cittadine». Lidia Menapace

In Rosenstrasse a Berlino, nel 1943, seimila donne tedesche assediarono per sei giorni, dal 27 febbraio al 6 marzo, l’edificio in cui erano detenuti circa 2.000 uomini ebrei, loro mariti o congiunti, esigendone la liberazione perché non avevano violato nessuna legge. Göbbels, per timore della pubblicità, consultato Hitler, rinunciò alla repressione contro le donne e liberò tutti gli uomini, 25 dei quali furono addirittura riportati indietro da Auschwitz.

Nell’aprile del 1944, una manifestazione di donne a Parma di fronte al Tribunale sottrasse alla pena di morte quarantatre partigiani del “Griffith”. Un gruppo di operaie, insieme alle madri, alle sorelle alle mogli, alle fidanzate, dei partigiani la mattina del 18 aprile fece il giro di tutte le fabbriche di calzature e raccolsero oltre duecento donne, una fiumana, che strappando, a mani nude, i fucili dalle mani dei fascisti, tentò di bloccare il passaggio del pullman che trasportava i partigiani prigionieri. «Ad un certo punto intervennero anche i tedeschi. […] Raffiche di mitra furono sparate da ogni parte e la corriera riuscì a farsi strada. […] La condanna a morte dei quarantatre partigiani fu momentaneamente sospesa». Ha raccontato Anna Menoni una delle protagoniste della Rosenstrasse italiana.

Le donne di Rosenstrasse e quelle di Parma hanno resistito, in modo non violento e con successo, dimostrando che opporsi a nazisti e fascisti era rischioso ma possibile. Questo ci fa pensare dolorosamente a quanto le donne e gli uomini, collettivamente e in modo nonviolento, senza eroismi avrebbero potuto fare e non fecero.

E ci chiama tutte, tutti, ad assumerci oggi la responsabilità di continuare a resistere, a non accettare passivamente il mondo violento che i potenti della terra cercano di imporci.

Noi Donne in nero dedichiamo quest’anno il giorno della Liberazione a tutte le donne che resistono e agiscono per la democrazia e per la libertà-liberazione di tutte, di tutti. Lo dedichiamo, in particolare, alle donne protagoniste delle “Primavere arabe” del 2011. Siamo convinte che nessuna primavera potrà fiorire nella luce estiva (né per loro, né per il mondo intero) senza i sogni e i desideri delle bambine e delle donne che, come noi, cercano di abitare il mondo con amore, giustizia e solidarietà, attraverso confini e conflitti, con la forza della tenerezza e della non violenza.

Resistere oggi significa rompere il silenzio indifferente e complice che da oltre un anno avvolge la sanguinosa repressione delle manifestazioni in Siria contro il regime di Assad che, secondo stime dell’Onu, ha ucciso più di 8.000 persone.

Resistere oggi significa essere attive e attivi contro il razzismo, contro la guerra, contro le spese militari, contro tutte le violenze, contro la crisi biofisica del pianeta, contro il sistema economico liberista che nega i diritti.

Resistere oggi significa agire per la pace, per la dignità per i diritti di tutti, di tutte per la convivialità delle differenze.

Resistere oggi vuol dire stare a fianco di chi agisce per la vita e la libertà delle donne e degli uomini qui e in ogni parte del mondo.

A fianco di chi in ogni parte del mondo e in Italia ha fatto e fa gesti universali che hanno incontrato e incontrano il pensiero e le pratiche delle donne.

A fianco delle donne tunisine del movimento Da una sponda all’altra vite che contano (http://leventicinqueundici.noblogs.org) che cercano i loro cari scomparsi in mare mentre cercavano di raggiungere l’Italia

A fianco delle Madres da Plaza de Mayo, in Argentina; in Colombia, della Ruta pacifica de las Mujeres, in Messico di Nuestras Xijas de regresso a casa, in Afghanistan delle donne di Rawa, in Iran dei movimenti di donne attive per la libertà-liberazione, in Palestina e Israele dei gruppi che agiscono contro l’occupazione e il muro.

Resistere oggi significa restare umani, umane, come ci ha sempre chiesto Vittorio Arrigoni.

Resistere fino a quando ogni uomo, ogni donna, ogni piccolo di questo pianeta, ovunque nasca e viva veda riconosciuti il diritto alla vita e alla dignità.

Restare umani è la nostra unica possibilità. È la nostra striscia di futuro. [Donne in nero]

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