Gandhi e i tessitori della pace

Si inaugura il 14 maggio alle 18 nello Spazio Ratti, ex Chiesa di San Francesco, a Como una mostra documentaria alla quale seguiranno vari incontri  per verificare l’attualità del pensiero gandhiano anche in Italia, oggi. L’iniziativa è organizzato dall’Università di Pavia e dall’Accademia di belle arti Aldo Galli di Como, con il patrocinio del Consolato generale dell’India a Milano e dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Como. La mostra è stata realizzata grazie al contributo della Fondazione Prima  Spes (Veniano) e del Centro Seta (Firenze). Organizzazione e coordinamento Rossana Vittani. La manifestazione culturale sul tema Gandhi e i tessitori della pace – ideata da Simonetta  Casci (docente di Storia dell’India presso la Facoltà di Scienze politiche  dell’Università di Pavia) e Rossana Vittani (esperta di tradizione tessile indiana) – si propone come riflessione sul tema della tessitura intesa non solo come artigianato, ma come pratica: esercizio di semplicità e  disciplina, affermazione di verità (satyagraha), progetto anche politico di emancipazione e di crescita. 

La mostra documentaria, la cui prima tappa è a Pavia (dall’8 all’11 maggio),  si articola in due sezioni diverse, unificate da un allestimento concepito  come variazione sul tema del cotone khadi, inteso come simbolo di  un’armonica integrazione. In dialogo con l’ampio corredo di fotografie si troveranno esposti diversi teli di cotone khadi e malkha, tuttora prodotti da piccole cooperative artigianali indiane  disseminate in varie parti del subcontinente.

La mostra si snoderà lungo un percorso espositivo e cronologico,  articolato in sette diversi capitoli:

1) Gandhi e la creazione di un’icona, ovvero in che modo l’abbigliamento è diventato vettore di significato politico

2) il significato del khadi nel pensiero di Gandhi a partire dalle prime riflessioni in Sudafrica negli anni 1902-1915

3) il khadi come espressione della lotta per l’indipendenza, quando  Gandhi e la leadership del Partito del Congresso scelgono di vestirsi di  bianco (1915-1925)

4) il khadi come strumento per la trasformazione del movimento nazionalista in movimento di massa, ovvero con le prime campagne nonviolente nel 1922-1942

5) il khadi come espressione dei valori democratici nel programma di rigenerazione dei villaggi nel 1925-1947

 6) il khadi come mezzo pacifico d’integrazione fra gruppi sociali diversi di fronte all’esplosione della violenza intercomunitaria successiva alla partition nel 1947

7) il khadi e la modernizzazione dell’India: Nehru e l’eredità gandhiana

 Nella tappa di Como (dal 14 al 20 maggio) la mostra sarà ulteriormente arricchita  con un repertorio di immagini che testimoniano in quanti e quali modi la  popolarità di Gandhi continua ad essere viva anche oggi, non solo in India: nelle locandine, nei francobolli commemorativi, nell’arte contemporanea e nella cosiddetta street art, la silhouette, il profilo, gli  occhialini pensosi o il disarmante sorriso del Mahatma vengono riproposti come un’icona davvero intramontabile, come i visitatori potranno vedere nelle proiezioni di slides a ciclo continuo.

Completeranno la mostra  quattro opere che l’artista Tarshito Nicola Strippoli, noto a livello internazionale per l’inesauribile collaborazione creativa con le tradizioni artigianali dell’India dei villaggi, ha creato appositamente per  l’occasione. 

A Como la manifestazione prevede una Tavola Rotonda il 17 maggio sul tema “Attualità di Gandhi: l’attivismo della satyagraha”, presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli , Via Petrarca 9. Curata dalla giornalista Daniela Bezzi essa metterà a confronto alcune esperienze di resistenza nonviolenta in casi di conflitto a noi lontani, o molto vicini.

Dalla  conciliazione in progress in Birmania di cui parlerà Cecilia Brighi che, a capo del Dipartimento Politiche internazionali della Cisl è da lungo  tempo impegnata in prima persona anche in progetti di welfare in favore  dei profughi birmani, ai tentativi di conciliazione nelle aree tribali dell’India, solo di recente rese visibili dal rapimento dei nostri due connazionali italiani in Orissa. Dalla fortissima e storica presenza  nonviolenta in Valle di Susa di cui parlerà il filosofo Gigi Richetto, al laboratorio permanente di formazione alla nonviolenza nella  trentennale esperienza del Centro Studi Sereno Regis di Torino, nella testimonianza del suo più instancabile animatore, Nanni Salio.

Info: 031.301430, 329.2297493, 335.779488.

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