Il neofascismo in Italia (e a Como)
Per rendersi conto che il discorso sul neofascismo non è un fatto accademico, bastava mettere la testa fuori dal cancello della circoscrizione sei di via Grandi, dove il coordinamento antifascista e antirazzista di Como aveva organizzato ieri sera 31 maggio un incontro di approfondimento, e gettare uno sguardo in direzione di un gruppetto di vocianti neofascisti appartenenti a Forza Nuova, a Militia e ad altre formazioni similari.
L’estrema destra italiana non è un fenomeno scomparso, anzi: è una galassia di gruppi in movimento, con aggregazioni e scissioni continue, ma soprattutto con un rapporto organico con la destra istituzionale, con quella destra al governo fino a pochi mesi fa e tuttora alla guida di alcune importanti città (prima fra tutte Roma). Da qui è partita l’analisi di Saverio Ferrari, dell’Osservatorio antifascista sulle nuove destre, considerato uno dei massimi esperti a livello nazionale del fenomeno neofascista.
La crisi della destra istituzionale, resa palese dai risultati delle ultime consultazioni amministrative, si rifletterà secondo Ferrari anche sulla destra estrema poiché tra i due schieramenti c’è qualcosa di più di una semplice contiguità. Di questa situazione si sono già avuti sintomi nei mesi scorsi, per esempio quando – il 7 gennaio – è fallita, per i veti incrociati di organizzazioni collegate a diversi “sponsor” politici nazionali, la manifestazione unitaria della destra estrema che doveva commemorare i fatti di Acca Larenzia.
Ma intanto tutte le realtà dell’estremismo neofascista sono in fermento, convinte come sono di poter sfruttare la crescente insofferenza verso gli effetti della crisi. Della fase attuale danno una lettura come crisi del sistema capitalistico, provocata dalle banche e dalle élite finanziarie, contro cui il “popolo” genericamente inteso dovrebbe rivoltarsi. Un altro aspetto assai preoccupante è determinato dal tentativo di saldatura con i movimenti neofascisti europei, come quelli ungheresi, in chiave razzista e xenofoba, e poi ancora dallo sforzo di penetrazione nel mondo giovanile (portato avanti soprattutto da Casa Pound, che si ammanta di una veste culturale, mettendo tra parentesi i connotati spietatamente razzisti dei suoi riferimenti) anche grazie a un uso spregiudicato di miti e figure ideali (da Che Guevara a Rino Gaetano).
Per questo, ha sottolineato Saverio Ferrari, nell’impegno antifascista devono essere esplicitati i connotati antirazzisti, per sottolineare gli elementi di attualità e di intervento sulla situazione sociale reale e non solo quelli di difesa della memoria della Resistenza.
I numerosi interventi del dibattito hanno sottolineato l’importanza di non abbassare il livello di attenzione nei confronti dei fenomeni neofascisti e di non rinunciare a una vigilanza continua e attenta sul territorio. [Fabio Cani, Ecoinformazioni]
LA GENTE MUORE DI FAME E VOI VIVETE NELL’ANTIFASCISMO NON VI VERGOGNATE???