Le parole sono importanti! Intervista sull’informazione a Mario Lucini

Anticipiamo dal tema del prossimo numero del mensile ecoinformazioni dedicato all’analisi del voto amministrativo Le parole sono importanti! Intervista sull’informazione a Mario Lucini di Fabio Cani. Alla vigilia del ballottaggio, ho strappato (si fa per dire…) a Mario Lucini la promessa che la sua prima intervista sarebbe stata sull’informazione; la promessa è stata riconfermata all’indomani della vittoria, ed è ora onorata, a nemmeno una settimana dalla presentazione della nuova giunta. Perché partire dall’informazione? Perché non dalle paratie, o dalla Ticosa, o dal bilancio? Non per un delirio di autoreferenzialità: da piccoli – anzi, piccolissimi – organi di informazione quali siamo non pensiamo certo che il mondo giri intorno a noi. Ma restiamo convinti che tutte le partite che la nuova giunta deve giocare (alcune delle quali davvero pesantissime) trovano nell’informazione un versante fondamentale.

Riflettiamo per un momento sul fatto che la partita della paratie è stata vinta dall’ex sindaco Bruni in prima battuta grazie a una incapacità da parte delle giuste osservazioni contro il progetto di farsi patrimonio comune (e quindi per una incapacità comunicativa) ed è stata poi persa clamorosamente in seconda battuta proprio sul terreno dell’informazione, quando la questione del “muro” è diventata (dal mio punto di vista persino in modo paradossale) una questione centrale proprio dal punto di vista dei media. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

Se ne può dedurre, in prima approssimazione, che la questione informazione/comunicazione non è solo un problema di “immagine”, ma è affare di “sostanza”, soprattutto se si vuole instaurare con la città un rapporto dialettico vero, un gioco di domande/risposte che non sia solo un teatrino di apparente democrazia ma uno strumento grazie a cui crescere da una parte e dall’altra. È questo che auspichiamo per la nuova giunta, ed è per questo che da qui proviamo a partire. Ed ecco, se vi va, l’intervista.

Caro (nuovo) sindaco, la sera della tua vittoria, in un salone Don Guanella gremito di gente, a chi ti gridava (affettuosamente) di «dire una cosa di sinistra», hai risposto «le parole sono importanti». Al di là della doppia citazione da Nanni Moretti, ho letto in questa affermazione un’ulteriore sottolineatura di stile, di attenzione ai contenuti e alla loro espressione in forme corrette e ponderate. Secondo te quanto ha giocato nella vittoria tua e della coalizione che ti sostiene questo modello di comunicazione?

Sarà certo un “modello di comunicazione”, ma ai miei occhi è stato ed è innanzi tutto un modo di essere. Non posso negare le attestazioni di stima che mi sono pervenute, in proposito, anche prima della vittoria elettorale, perciò mi limito a dire che, almeno in questa occasione, l’impegno e la serietà hanno pagato. Non solo per quanto riguarda la mia persona, ma anche l’intera coalizione.

È una prima vittoria di tutti noi l’avere, all’indomani delle primarie, saputo fare un piccolo passo indietro sul piano dei personalismi; questo ha consentito i grandi passi successivi di un’elaborazione fortemente condivisa del programma, di un impegno diffuso sul territorio nel contatto con le persone, e ora della formazione di una squadra capace di lavorare al servizio della città che, ne sono sicuro, manterrà questa coesione. Utile al lavoro comune, ma utile anche alla crescita della fiducia e della stima tra i suoi componenti.

Si è molto parlato prima durante e dopo la tornata elettorale del ruolo dell’informazione e dei media nella competizione politica. Secondo te qual è stato il “vero” ruolo dei mezzi di informazione locale in questa fase?

Non sono certo un grande esperto di comunicazione o di semiologia. Posso solo dire che ciascuno ha fatto la sua parte come ha saputo o potuto. Col rischio, a volte, di scambiare i propri desideri per la realtà dei fatti… Se non altro, si è dimostrato una volta di più che si possono vincere le elezioni anche se non si è supportati da “corazzate mediatiche”. Mi sembra un ottimo segnale per la democrazia.

 E il ruolo dell’informazione dal basso e dei social network? Hanno davvero fatto la differenza anche a Como?

Non saprei quantificare se abbiano “fatto la differenza” in termini di risultato. Ma certamente sono stati un fattore essenziale di partecipazione ulteriore, un ottimo modo per essere coinvolti e creare legami, come pure il senso della condivisione di un’avventura comune, che in tanti hanno voluto utilizzare, giovani e meno giovani.

Grazie a questo spirito si è potuta favorire la conoscenza del progetto politico e, mi ripeto, anche la condivisione tra le persone, che ha una grande importanza anche per il lavoro futuro che attende tutti noi, eletti e non eletti.

 Ti attende un compito tutt’altro che facile e uno dei terreni su cui la nuova giunta si giocherà le proprie possibilità credo che sarà quello della capacità di instaurare e coltivare un rapporto con la città. Avete già cominciato a ragionare su come impostare questo lavoro? Ci sarà un’attenzione particolare agli aspetti di comunicazione?

È un tema che merita la massima attenzione, pur di fronte alle altre urgenze drammatiche che ci attendono fin dal primo giorno di lavoro amministrativo. Ma è chiaro che spezzarsi (metaforicamente) la schiena per rimettere a posto le piccole e, speriamo, anche le grandi cose, senza che la città comprenda le difficoltà e la portata del nostro impegno sarebbe assurdo. Tuttavia, come abbiamo detto sin dalla presentazione del programma, non abbiamo ricette definitive, non ci consideriamo portatori di verità assolute, non abbiamo già deciso tutto. Il metodo dell’ascolto e del confronto costante con i cittadini dovrà essere riconoscibile come il tratto caratterizzante di questa amministrazione. Le decisioni di chi governa sono comunque da condividere, all’insegna di un sano realismo: da un lato non promettere di fare miracoli, dall’altro non avere aspettative sproporzionate alle condizioni di partenza e ai mezzi a disposizione.

E pazienza se qualche raffinato analista politico ci contesterà la mancanza di “visione” e di “grandi idee”, naturalmente senza aver mai preso in considerazione quanto abbiamo insieme discusso, elaborato e condensato nel programma. Delle grandi chiacchiere a vanvera la città ha già subìto gli effetti, anche se mi ricordo che all’epoca in tanti sembravano applaudire. Sarà stato l’effetto dei fuochi d’artificio?

 Infine, so bene che l’amministrazione locale non ha (non può né deve avere) possibilità di intervenire sulla situazione dell’informazione cittadina, ma qual è il tuo giudizio sulla situazione attuale? E hai qualche richiesta da fare e anche qualche consiglio da dare a chi, come ecoinformazioni, cerca di rendere conto della multiforme realtà cittadina, standoci dentro?

Premessa: ognuno è libero di compiere le scelte che ritiene più opportune, democraticamente. E avrò sempre il massimo rispetto per tutte le posizioni, anche quelle che interpretano i fatti in maniera non condivisibile. Però la responsabilità di farsi valutare per la qualità del servizio che si offre vale tanto per i politici che per i giornalisti: entrambi dovrebbero rispondere alla loro coscienza e agli interessi comuni (dei cittadini, dei lettori). La deontologia professionale non dovrebbe  mai essere sottomessa agli interessi di bottega, ai condizionamenti economici, né tantomeno essere accecata da paraocchi politici.

Sinceramente, mi spiace constatare che la condizione in cui versa l’informazione in Italia sia sovente distante da questi principi. Se è malata la politica, non è che il giornalismo se la passi proprio bene, anche se con eccezioni significative: a volte scoperchia utilmente situazioni illegali che devono essere denunciate, ma in altri casi si presta a scoperte azioni di killeraggio, contribuendo ad aggravare il malessere collettivo

La sensazione, che in molti mi hanno manifestato in campagna elettorale, che l’informazione degli organi cittadini fosse in parte schierata, va probabilmente ridimensionata e vanno operati dei distinguo. C’è chi ha cercato di illustrare la situazione, sia pure da una prospettiva parziale e legata a schemi discutibili, chi si è messo al servizio di una causa anche in modo molto ingenuo e supponente, chi ha cercato di ragionare con la propria testa.

L’auspicio che posso formulare è che si apra una nuova stagione anche per l’informazione cittadina, meno preoccupata di sostituirsi alla politica (per far questo, più correttamente, ci si dovrebbe candidare), per essere invece l’indispensabile supporto di cui i cittadini hanno bisogno per formarsi un’opinione libera e spassionata su quanto avviene a Como. Informare correttamente sull’azione dell’amministrazione comunale non vuol certo dire rinunciare ad evidenziare possibili difetti e ad esercitare una legittima funzione di critica.

Invece si può: rinunciare al gossip, alle illazioni, alle dietrologie, cercare di essere precisi e non approssimativi, riportare con fedeltà le dichiarazioni dei diretti interessati (magari senza titoli fuorvianti che dicono l’esatto contrario), separare la notizia dal commento, in una parola essere rigorosi. Questo è  per me  il miglior servizio che l’informazione può rendere alla città. Qualcosa si è già visto in questa campagna elettorale e ho molta fiducia che una nuova stagione possa cominciare anche in questo ambito. [Fabio Cani, ecoinformazioni]

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