ecoinformazioni 416/ Infedeli

L’editoriale di Gianpaolo Rosso del numero 416 del mensile ecoinformazioni.  Cambieranno molte cose a Como in conseguenza della vittoria del centrosinistra.  Anzi sono già cambiate, visto che si è verificata una clamorosa  rivoluzione politica: dalle maggioranze bulgare delle destre al 75 per cento  del sindaco del centrosinistra comasco. È ormai superato il luogo comune di un “genetico” moderatismo lariano,  smentito già negli anni scorsi dalla scelta di votare un centrodestra estremista, capace di incrinare i fondamenti della Repubblica, e perfino la Dichiarazione  universale dei diritti umani. E sarà bene rinunciare anche al  pregiudizio che vuole – per una visione fissista della vita pubblica – che  qui mai nulla cambi. A Erba, è vero, le destre ancora prevalgono, e a Cantù  la vittoria “zapatista” di Claudio Bizzozero si è realizzata con l’inserimento  nella maggioranza e il sostegno anche di settori della destra e senza che  fosse espressa l’identità politica di Lavori in Corso (oscillante tra l’amministrativismo  e una pericolosissima deriva verso il partito del Nord). Ma nel  capoluogo importanti settori della cittadinanza hanno dato forza a idee nettamente più a sinistra che nelle precedenti consultazioni elettorali e la  trasformazione positiva c’è stata.

Assumendo come bussole per comprendere le variazioni dell’orientamento  politico non i risultati delle diverse liste ma le idee che hanno animato  la campagna elettorale si può notare che nettissimo è stato nello schieramento  di Lucini il rifiuto dell’economicismo iperliberista, l’attenzione all’innovazione, alla democrazia partecipata, ai diritti, la scelta dell’accoglienza,  dell’onesta, della competenza. Questi sono i temi – tutti a sinistra – che hanno catalizzato il sostegno popolare che ha fatto la vittoria  del centrosinistra a Como.  Nelle pagine che seguono troverete analisi laicamente dissimili dell’esito  elettorale a Como, Erba, Cantù e negli altri comuni in cui si è votato.

Come sapete ecoinformazioni ritiene di essere stata parte del movimento  culturale e politico che ha reso possibile la trasformazione nel capoluogo, ma questo naturalmente non diminuirà la nostra attenzione critica verso  il governo della città. Siamo determinati a essere come sempre infedeli. E se plaudiamo alla rivoluzione determinata con l’equilibrio tra i generi della  nuova giunta riteniamo sbagliata la scelta “economicista” di molti sindaci,  compreso Lucini, che hanno voluto ridurre il numero degli assessori anche  al di là di leggi già restrittive. Amministrare una città è compito complesso  ed è interesse comune che venga svolto al meglio: se bastano otto assessori  benissimo, ma se non sono sufficienti l’interesse dei cittadini non  è il risparmio negli investimenti per la buona politica bensì il taglio totale  delle spese realmente inutili.  [Gianpaolo Rosso, ecoinformazioni]

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