Mario Colombo perde il posto ma non il vizio

L’ex assessore alla cultura e all’istruzione provinciale comasco saluta i collaboratori con una lettera di commiato in puro spirito leghista: razzismo e rivendicazione dell’ignoranza della lingua italiana. Per lui è tutta colpa degli insegnanti meridionali.

Mario Colombo, l’ex assessore con delega alla Cultura, politiche per la tutela e valorizzazione dei beni architettonici ed artistici, caccia, grandi eventi e istruzione, salito agli onori delle cronache nei mesi scorsi per aver dato la licenza di uccidere i piccioni, ha mandato una lettera di commiato ai propri collaboratori in amministrazione provinciale.

Uno scritto con un italiano affaticato, una rimostranza nei confronti del Governo che ha tagliato le Province. L’ex assessore esprime infatti: «Amarezza nel lasciare senza una collocazione ben definita le competenze provinciali, nell’oblio il nostro territorio e i dipendenti nell’incertezza del loro destino».

Per l’esponente leghista, laureato in Scienze agrarie e docente di Apidologia e lotta integrata biologica all’Università statale di Milano ogni male promana dalla Repubblica: «La mancata attuazione del federalismo, [sic] è la riprova più palese di uno (S)stato [sic] che non intende procedere verso un rispetto equanime nei confronti dei propri cittadini, sacrificandone una parte a vantaggio dell’altra». Ai lettori l’identificazione della parte avvantaggiata e di quella svantaggiata.

Il docente cambia quindi registro e abbandona la lingua di Dante per passare a quella di Porta con un ringraziamenti ai dipendenti dell’Amministrazione: «Ve ringrazi de la Vostra uperosità, de la pasiensa, del’attenziun e de la pasiun che ghì metù a fa andà un cicin mei i ropp» [Vi ringrazio per la vostra operosità, per la pazienza, l’attenzione e la passione che avete messo per far andare un poco meglio le cose].

«Se po’ a scriff ne la nostra lengua questa frass u fa un quai erur, ve preghi de scusam» [Se poi a scrivere nella nostra lingua questa frase ho fatto degli errori vi prego di scusarmi], si giustifica per l’ignoranza della propria supposta lingua, ma la colpa è ovviamente degli insegnanti meridionali, che per il nostro povero ex assessore, oltre a non insegnargli il dialetto, non sapevano parlare italiano, ed erano interessati solo alla natura, alla pasta e al mare, disinteressandosi dei piatti locali: «Ma l’è minga culpa mia se a scòla u truvà un quai maester che me diseva “abbete”, “ammo magnato u maccaroni” e “quanto stabbello u mare”, inveci de dim n’demm a mangià pulenta e gaina fregia» [Ma non è colpa mia se a scuola ho trovato qualche maestro che mi diceva “abbete”, “ammo magnato u maccaroni” e “quanto stabbello u mare”, invece di dirmi andiamo a mangiare polenta e gallina fredda].

Un triste caso sulle difficoltà dei bambini di una volta di fronte al trilinguismo imposto dallo Stato italiano con italiano, dialetto comasco e un inventato dialetto meridionale. (la lettera ai dipendenti). [md, ecoinformazioni]

4 thoughts on “Mario Colombo perde il posto ma non il vizio

  1. Speriamo che l’imbarbarimento si affievolisca. Dopo il voto amministrativo si può girare pagina. Nel nostro piccolo ci saremo.
    GG

    1. La cosa che invidio dei meridionali è l’orgoglio dell’appartenenza al loro territorio e alla loro cultura. Cosa che evidentemente non è per l’autore delle misere righe sopra scritte. Non escludere che si trattasse di un antiglobal, il quale, nel contempo cancella ogni segno identitario locale, aprendo quindi le porte a quella integrazione -razista- che porta ad una indotta globalizzazione. Grave è anche il fatto che chi dovrebbe divulgare la lingua itaiana, di fatto non sia in grado di farlo!

  2. C’è poco da commentare, visto che il discorso si commenta da solo.
    Mi pare fatto da un docente con laurea in chissà quale Paese estero, se invece la laurea è vera, peccato per lui che vola raso terra come i piccioni.
    La Cultura è altra cosa, è condivisione di una storia millenaria, una storia da conoscere in modo da non ritrovarci ignoranti.
    Orecchio di Dioniso

  3. LETTERA DAL CONTENUTO COLMO DI ACREDINE E IL DIALETTO NON SO DI CHE PARTE POSSA ESSERE …PROBABILMENTE MENTRE IMPARAVA MALE LA LINGUA ITALIANA NON ASCOLTAVA NEANCHE LA SAGGEZZA DEI VECCHI LOMBARDI O COMASCHI CHE CON IL LORO DIALETTO HANNO SEMPRE ACCOLTO TUTTI.

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