Ripensare le paratie e il lungolago di Como è un’esigenza dell’intera città
Conferenza stampa del sindaco di Como, Mario Lucini, sabato mattina per fare il punto della situazione della vicenda delle paratie e della sistemazione del lungolago. “Nessuna novità eclatante” ha tenuto a precisare in apertura il sindaco per non ingenerare false speranze, ma alcuni passaggi importanti che fanno ben sperare per un ragionevole riesame dell’intera questione.
In primo luogo, lunedì si è svolta la riunione del tavolo della competitività, nell’ambito della quale è emersa chiaramente la volontà di affrontare il problema tutti insieme; l’esigenza di riconsiderare tutto il complesso di problematiche relative al rapporto tra lago e città è oggi patrimonio dell’intera città, delle diverse categorie economiche, dei sindacati, della società civile; questo fatto toglie qualsiasi connotazione “partitica” alla critica alla vicenda delle paratie.
In secondo luogo, martedì mattina si è tenuto in Regione Lombardia un incontro che, pur prioritariamente rivolto alla valutazione del percorso del PGT, è stato poi dedicato anche all’analisi della questione del lungolago; in quest’occasione si è chiaramente percepito che il “segnale” della riunione di lunedì era arrivato anche a Milano; il che, comunque, non significa che la strada per una revisione del progetto sia sgombra; ci sono infatti ancora rilevanti problemi giuridico-amministrativi e tecnici da affrontare. Di fatto all’intransigenza sostanziale da parte degli uffici della Regione si viene sostituendo una disponibilità alla discussione e alla verifica.
Da ultimo, ieri, c’è stato l’incontro con il presidente della Regione Lombardia Formigoni, a cui è stata spiegata la situazione e ribadita l’esigenza della città di riaffrontare l’intera questione; è stato evidenziato come le carenze progettuali e le emergenze a cui il cantiere è stato esposto non possono essere considerate un buon viatico per continuare sulla strada intrapresa negli anni passati; a fronte di queste esigenze, Formigoni si è detto disponibile ad ascoltare le esigenze del territorio e, eventualmente, a cambiare idea.
Si tratta adesso – ha continuato il sindaco – di ragionare su soluzioni alternative pur rispettando i vincoli giuridico-amministrativi ineludibili e gli obiettivi tecnici. Il primo passo è quello di mettere a punto un documento scientificamente fondato (al di là anche del comune sentire e delle fondate convinzioni di molti, compreso il sindaco, che – non va dimenticato – è un geologo) che analizzi i problemi e le carenze tecniche del progetto e del cantiere, nonché le esigenze e le emergenze della città (come, per esempio, le ripercussioni degli interventi del lungolago sulla rete fognaria della città murata), un documento che non può che essere costruito insieme a tutte quelle voci che all’interno del tavolo della competitività hanno espresso l’intenzione di riconsiderare il “progetto paratie”. Subito dopo, si dovrà mettere mano a un’idea di percorso progettuale alternativo su cui confrontarsi con gli uffici della Regione. A questo proposito – ha ribadito Mario Lucini – la disponibilità politica messa avanti da Formigoni deve riflettersi sull’operatività degli uffici.
La questione – non se lo nasconde nessuno – è tutt’altro che semplice: sullo sfondo ci sono i rapporti con la ditta SACAIM e la questione dell’arbitrato (per un importo di 2.800.000 euro) nei confronti del quale la Regione Lombardia sembra avanzare una disponibilità a venire incontro al Comune sul piano finanziario, ma cercando di chiamarsi fuori dal punto di vista sostanziale e politico; c’è la questione del cantiere, attualmente formalmente aperto ma di fatto non funzionante; c’è poi anche la questione dei tempi e dei costi.
L’auspicio della giunta di Como è quella di arrivare in poche settimane (facendo conto anche della pausa agostana) a un percorso condiviso, a un documento sviluppato insieme con i soggetti del tavolo della competitività, in modo da passare poi a una riconsiderazione progettuale complessiva.
Sui tempi di tutta l’operazione il sindaco è stato molto cauto: troppe sono ancora le variabili e le alternative in gioco. In prospettiva c’è ancora la possibilità di tornare a sondare l’ipotesi, già da molti anni avanzata, di un ruolo sostanziale nella gestione idrica del lago di Como non solo delle chiuse di Olginate e del Consorzio dell’Adda, che operano a valle, ma anche dei bacini idroelettrici, che operano a monte, magari con una revisione sostanziale delle condizioni di concessione. Ma questo, almeno per il momento, è un percorso ancora tutto da costruire.
[Fabio Cani, ecoinformazioni]
Secondo un rapido ragionamento il fatto dovrebbe interessare chi trae profitto dalla vendita dell’ acqua del lago.In tutta questa faccenda il capo primo era tenere il livello 40-50 cm. sopra il livello massimo per creare una riserva.Il resto dovrebbe essere solo un’omaggio alla citta’ che in passato e’ stata danneggiata dalle esondazioni.Altro discorso invece che grava maggiormente ma i comaschi non lo sanno e’ l’apparato fognario obsoleto che nel progetto e’ camuffato dalle vasche di laminazione ma che invece e’ la parte piu’ ostica perche’ interessa una grossa spesa e disagio per la mole di lavoro che comporta.Ma quello che fa piu’ torto alla buona fede del cittadino e’ che chi dovrebbe pagare non paga e adesso e’ stato chiamato nel CDA delle ferrovie Nord.
La partenza sembra buona , l’unica cosa che non riesco a digerire è che le persone che hanno combinato questo macello NON PAGHINO per le proprie responsabilità