Legambiente/ Quale futuro per il lungolago?
Il circolo Legambiente Angelo Vassallo di Como ha chiesto un incontro con l’assessore ai lavori pubblici Pierangelo Gervasoni per discutere in merito al futuro del lungolago.
(altro…)Il circolo Legambiente Angelo Vassallo di Como ha chiesto un incontro con l’assessore ai lavori pubblici Pierangelo Gervasoni per discutere in merito al futuro del lungolago.
(altro…)Un incarico al professor Guido Greco «per i profili giuridici della delibera Anac», mentre è stato avviato «il procedimento disciplinare nei confronti dei dirigenti coinvolti nell’inchiesta della Procura».
«La Giunta ha condiviso l’opportunità di affidare un incarico al professor Guido Greco, docente di diritto amministrativo all’Università statale di Milano, per assistere l’amministrazione nell’analisi dei profili giuridici legati alla delibera Anac – annuncia il Comune di Como –. A seguito del procedimento penale promosso dalla Procura di Como nei confronti di tre dirigenti comunali, nella giornata odierna, nel frattempo, è stato avviato il relativo procedimento disciplinare nei loro confronti e in conseguenza della complessità dell’accertamento dei fatti contestati, lo stesso procedimento è stato sospeso, a norma di legge, fino al termine di quello penale». [md, ecoinformazioni]
Il Movimento 5 stelle chiede le dimissioni del sindaco, mentre Maroni declina ogni responsabilità e minaccia di decidere lui cosa fare dei 12,5 milioni di euro promessi, a difesa del sindaco e dell’ultima variante interviene invece Como civica.
«Il sindaco di Como, Mario Lucini (Pd), e il suo predecessore, Stefano Bruni (Fi), risultano indagati per presunte irregolarità negli appalti per la realizzazione delle paratie di protezione sul lungolago. si legge in un comunicato del Movimento 5 stelle. «Il Pd dia per una volta il buon esempio e il sindaco faccia un passo indietro – afferma Stefano Buffagni, capogruppo del M5s Lombardia –. Le paratie rappresentano un vergognoso spreco di soldi pubblici e un intollerabile esempio di superficialità nella progettazione e nella pianificazione. Sono una ferita aperta per la città, una vera e propria Salerno-Reggio Calabria in salsa comasca. Abbiamo buttato anni e soldi in un progetto inutile, i lavori non sono conclusi e il sindaco risulta indagato». «Il sindaco si è preso sulle proprie spalle la responsabilità sul cantiere e da candidato aveva promesso che avrebbe risolto il problema delle paratie – aggiunge Luca Ceruti, consigliere comunale comasco del M5s –. Il progetto doveva essere cancellato a Como non serviva nessun muro. Tanto ha promesso e tanto non ha saputo mantenere. Questo sindaco, purtroppo per la città, evidentemente ha fallito, faccia un atto di responsabilità e si dimetta. Il nostro lago e la nostra città meritano di più». Per i due esponenti pentastellati: «Le paratie sono la dimostrazione che la politica di destra e sinistra ha fallito. Nemmeno un bambino che costruisce con i Lego riuscirebbe a dimostrare l’incapacità di cui hanno dato prova i politici comaschi. Sul progetto c’è stata un’approssimazione da dilettanti allo sbaraglio. Ora ci si mette pure Maroni a mettere l’opera sotto l’ala protettiva della regione. È la stessa Lega che era nella Giunta di Como quando si è dato il via a questo pasticcio imbarazzante. L’opera deve essere commissariata, e i cittadini devono decidere quale progetto possa mettere fine allo scempio per poi affidarla a professionisti seri. Stando ai fatti varrebbe poi la pena dare il coordinamento dei lavori e la loro supervisione a degli “umarells”, pensionati che sorvegliano volontariamente i lavori in corso, per non ricadere negli errori del passato. Avrebbero sicuramente più a cuore loro, piuttosto che i politici locali, le sorti del lungolago».
Da parte sua il presidente regionale lombardo Roberto Maroni declina ogni responsabilità: «Noi non abbiamo alcuna responsabilità, perché la stazione appaltante e tutte le iniziative sono state prese dal Comune di Como». «Vediamo la prosecuzione di queste indagini a cosa porterà – ha aggiunto il presidente regionale –. Noi abbiamo solo messo a disposizione le risorse».
«Se proseguiranno i lavori, bene, altrimenti le risorse le utilizzeremo per altre opere – ha minacciato in un primo tempo Maroni, che però poi a mente fredda ha aggiunto –. Ho dato incarico all’assessore Beccalossi e al sottosegretario Cioppa di fare tutte le verifiche per capire come procedere. Non voglio che i lavori si blocchino e che i cittadini di Como rimangano con un’opera incompiuta». «La questione paratie deve essere risolta, soprattutto perché Regione Lombardia ha messo 12,5 milioni di euro – ha proseguito –. Se il Comune non è in grado di fare, io devo decidere questi 12,5 milioni che fine fanno; io voglio utilizzarli per completare l’opera magari anche prendendola in carico noi direttamente come Regione». Una possibilità che verrà presa: «Alla fine della valutazione che faremo, sentendo in particolare Anac e il Ministero delle Infrastrutture».
Con il sindaco di Como si schierano invece totalmente i suoi sostenitori di Como civica: «Il progetto paratie nasce e i lavori per le paratie iniziano sotto le giunte precedenti di centro destra (Pdl-Lega) – ricordano –. Lucini era contrario sia all’esecuzione che al progetto specifico, come risulta dai numerosi interventi in consiglio comunale. E quando la giunta Lucini si insedia il cantiere è già fermo da tempo perché la prosecuzione dei lavori – come confermato dal’Anac – compromette la sicurezza degli edifici viciniori».
«Non è Lucini che ha inferto ai comaschi la ferita della chiusura del lungolago, Lucini è il medico che cerca di curarla – sottolineano gli esponenti della lista civica comasca –. E non è un medico che lavora da solo, nell’ombra; la nostra piena solidarietà deriva dall’assoluta condivisione della variante predisposta per la ripresa e la conclusione dei lavori; condivisione con le forze politiche, con quelle sociali, con artigiani e imprenditori, coi cittadini tutti negli affollati incontri pubblici. Con Regione Lombardia e con il suo presidente che ha siglato l’accordo (parentesi: se in politica la coerenza fosse necessaria chi oggi chiede le dimissioni del Sindaco dovrebbe chiedere anche quelle di Maroni)».
«La relazione dell’Anac mischia le carte in tavola – proseguono gli esponenti del centrosinistra –. Semplificando: critica bando e progetto originari, considera necessarie modifiche, non contesta le soluzioni tecniche individuate con l’elaborazione della terza perizia di variante, dice che le modifiche progettuali e il conseguente incremento dei costi renderebbero necessario il rifacimento del bando. Non prospetta soluzioni se non quella di recedere dal contratto con Sacaim. Probabilmente la soluzione più facile, ma anche quella che costringerebbe la città a un lungo periodo di immobilità legato tanto alla lunghezza dei tempi di gara connessi al rifacimento di un bando di questa portata, quanto a ricorsi, controricorsi, appelli e contrappelli che la società penalizzata sicuramente porterebbe avanti».
«Questo ad oggi – termina la nota di Como civica –. Sicuri di avere lavorato con impegno, competenza e trasparenza vogliamo continuare a farlo per uscire dal “cul de sac” dove altri e non noi hanno infilato la città. Senza polemiche né recriminazioni, senza altro scopo se non quello di ridare ai comaschi il loro lungolago». [md, ecoinformazioni]
Dopo i progettisti, il Comune di Como si rivale contro la società che ha validato il progetto delle paratie.
Mercoledì 16 dicembre la Giunta Lucini ha deciso: «Di agire in giudizio per responsabilità contrattuale nei confronti di Inarcheck, la società che aveva validato il progetto dei lavori di difesa e protezione dalle esondazioni».
«Così come è stata avviata la causa nei confronti dei progettisti per la non corretta progettazione delle opere, il Comune ritiene che anche Inarcheck sia responsabile nei confronti dell’amministrazione per omessa e/o errata valutazione del progetto – spiega una nota –. La causa nei confronti dei progettisti è pendente da ieri al Tribunale di Como e la richiesta presentata è di 3milioni e 200mila euro, somma pari all’aggravamento, a loro imputabile, delle spese sostenute e da sostenersi».
«Per quanto riguarda Inarcheck, posto che il Comune ritiene che la sua sia una responsabilità autonoma per inadempimento contrattuale, la quantificazione del danno sarà chiusa nei prossimi giorni – termina lo scritto –. La società era già stata costituita in mora dall’amministrazione comunale lo scorso 21 gennaio 2015, per interrompere il termine della prescrizione». [md, ecoinformazioni]
Palazzo Cernezzi ha risposto venerdì 4 dicembre alle nuove richieste dell’anticorruzione sul cantiere per le paratie.
«Le domande riguardavano sostanzialmente due aspetti: un eventuale conflitto di interessi in capo all’ingegner Pietro Gilardoni, dirigente del settore Strade e direttore del cantiere delle paratie e le cause dei cedimenti e del fenomeno della subsidenza che hanno interessato l’area dei lavori e in particolare le modalità di realizzazione della vasca B. Per quanto riguarda il conflitto di interessi, la risposta riguarda da un lato l’ipotesi di inconferibilità dell’incarico dirigenziale e dall’altro l’ipotesi di incompatibilità dell’incarico di direttore dei lavori – ricorda l’amministrazione comunale comasca –. Il Comune di Como ha rappresentato ad Anac i risultati dell’istruttoria condotta a suo tempo prima dell’assegnazione degli incarichi all’ingegner Gilardoni, istruttoria riconfermata nel 2014 con la risposta a due interrogazioni consiliari. A seguito dell’ultima nota inviata da Anac, l’argomento è stato nuovamente sottoposto ad istruttoria da parte della segreteria generale e dell’avvocatura comunale che hanno riscontrato l’esattezza delle valutazioni a suo tempo espresse. In particolare, rispetto all’ipotizzata incompatibilità, il Comune ha rappresentato i seguenti aspetti: l’attività professionale svolta riguardava la verifica dello stato di consistenza dei fabbricati di proprietà privata di fronte al lungolago; tale verifica era estranea ai lavori oggetto di appalto; tale verifica iniziava nel giugno 2007, prima dell’avvio del cantiere (partito nel gennaio 2008); la sovrapposizione temporale tra i lavori in corso e le verifiche di Gilardoni ha riguardato il fronte ovest, sul fronte opposto all’area di avvio del cantiere; i pagamenti delle prestazioni, posto che la verifica si esauriva nel settembre 2008 e che l’attività si era conclusa nel dicembre 2008 con la consegna degli ultimi elaborati sottoscritti dalle parti, sono avvenuti in tempi diversi, con un saldo finale datato 14 luglio 2010; l’incarico era stato conferito da Sacaim Cementi Armati ing. Mantelli (la società è stata poi acquisita dalla Sacaim spa, la cui compagine sociale e i cui organi amministrativi sono costituiti da persone fisiche diverse dal socio unico precedente)».
«Sulla base di questi elementi – ribadisce quindi la nota sul direttore ai lavori – non emerge, pertanto, alcun conflitto di interessi né sotto il profilo temporale (Gilardoni è stato nominato dirigente il 29 luglio del 2013 e il 5 agosto direttore dei lavori; le disposizioni giuridiche attuali per scongiurare possibili conflitti di interesse fanno riferimento ad archi temporali di tre anni), né sotto il profilo oggettivo (l’attività libero-professionale svolta era estranea ai lavori oggetto di appalto) né sotto il profilo soggettivo (non c’è identità giuridica tra il committente che aveva conferito l’incarico e l’impresa esecutrice dei lavori all’atto della nomina a dirigente/direttore dei lavori). Per quanto riguarda, gli incarichi del Comune all’ingegner Gilardoni nel 2012 e relativi al collaudo statico dei lavori di ampliamento dl cimitero di Monte Olimpino e alla verifica di idoneità statica della copertura della tribuna d’onore dello stadio, non determinano alcuna condizione di inconferibilità (così come prevista dall’articolo 4 del Decreto Legislativo N.39/2013). Per espressa dicitura di legge per incarichi si intende la carica di presidente, amministratore delegato, posizione di dirigente, svolgimento di attività stabile di consulente. La dirigenza assunta, infine, non si riferisce ai settori per i quali Gilardoni aveva svolto la propria attività professionale ed è quindi esclusa la possibilità che si potesse trovare ad assumere provvedimenti o decisioni negli ambiti in cui aveva impersonato un ruolo contrapposto».
«Per quanto riguarda le lavorazioni di realizzazione della vasca B, la risposta evidenzia tre aspetti, così sintetizzabili – prosegue lo scritto –: non è mai stato escluso che le modalità esecutive possano aver contribuito a provocare i movimenti verticali del suolo registrati; non corrisponde al vero che il progetto originario prevedeva il getto in acqua del solettone di fondo e l’isolamento idraulico della falda di monte; i cedimenti rilevatisi nelle adiacenze della vasca B non hanno avuto incidenza sui contenuti della terza perizia di variante e non sono stati oggetto di contestazione da parte del Comune nei confronti dei progettisti. I contenuti della terza perizia di variante sono stati definiti in base ai risultati della campagna geognostica eseguita durante la redazione dello studio di fattibilità e della stessa perizia, a seguito dei cedimenti verificatisi al contorno della vasca B. Tali cedimenti, emersi dal monitoraggio in fase esecutiva e ulteriormente evidenziati dalle rilevazioni topografiche e satellitari eseguite nell’ambito degli approfondimenti eseguiti dagli atenei comaschi a partire dal 2012, hanno suscitato preoccupazione per il prosieguo delle opere e in particolare rispetto al più delicato contesto dove deve essere realizzata la vasca A, tenuto conto della sua maggiore vicinanza ai fabbricati che si affacciano sul lungolago (ndr, edificio dell’ex bar Monti)». [md, ecoinformazioni]
Una nuova richiesta di chiarimenti sul procedimento del Lungolago.
«Si tratta della prima comunicazione formale ricevuta a Palazzo Cernezzi, dopo l’invio della nota dello scorso 5 ottobre, in cui l’Ente si conformava alle indicazioni poste dall’Anac – annuncia una nota dell’Amministrazione comunale comasca –. Le domande riguardano: 1) l’eventuale incompatibilità tra la direzione lavori e l’attività svolta da parte dell’Ing. Pietro Gilardoni, nel periodo precedente il suo incarico pubblico, quando operava in qualità di libero professionista; 2) le modalità esecutive della vasca già realizzata [la B]. L’Amministrazione sta elaborando la risposta, che dovrà essere inviata entro 10 giorni».
«Mi aspettavo una risposta non altre domande, alcune mi hanno sorpreso» ha affermato il sindaco di Como Mario Lucini nelle preliminari al Consiglio comunale di lunedì 30 novembre. [md, ecoinformazioni]
Gerosa: «Giusto aprire un confronto, senza preclusioni».
Il Comune di Como ha commissionato a Polinomia Srl uno studio del traffico per: «Valutare una riorganizzazione della circolazione nel centro città per limitare nelle giornate festive il traffico sul lungolago e verificare la possibilità di istituire una zona a traffico limitato, escludendo gli orari di punta, anche nei giorni feriali».
«La società ha effettuato indagini, simulazioni, verificato la fattibilità dei possibili schemi di circolazione alternativi e li ha valutati con analisi quantitative utilizzando il modello di simulazione del traffico a scala urbana e i modelli di microsimulazione dei nodi viari cittadini potenzialmente critici – spiegano da via Vittorio Emanuele II –. Sul tavolo sono così arrivate cinque proposte, la prima delle quali non ipotizza l’istituzione di una Ztl che è invece demandata alle altre 5 ipotesi».
Le cinque proposte sono: «Soluzione 0 Una corsia riservata ai bus, una corsia per le auto, si viaggia 30 km/h, si aumenta lo spazio a disposizione di pedoni e ciclisti, nuova regolamentazione semaforica e posa di nuovi semafori (costo preventivato 140mila euro); Soluzione 1 Istituzione del doppio senso di circolazione in viale Lecco con l’apertura di via Nazario Sauro, doppio senso di circolazione in viale Battisti, Cattaneo, Varese e Cavallotti, realizzazione di rotatoria in piazza del Popolo (costo stimato 750mila euro) e in via Grandi (costo stimato 750mila euro); Soluzione 2 Istituzione del doppio senso di circolazione in viale Lecco con l’apertura di via Nazario Sauro, doppio senso di circolazione in viale Battisti, Cattaneo, Varese e Cavallotti, realizzazione delle rotatorie in piazza del Popolo e in via Grandi, uscite anche da via Auguadri e via Lucini; Soluzione 3 Istituzione del doppio senso di circolazione in viale Lecco con l’apertura di via Nazario Sauro, doppio senso di circolazione in viale Battisti, Cattaneo, Varese e Cavallotti, realizzazione delle rotatorie in piazza del Popolo, in via Grandi e in viale Cavallotti, uscite anche da via Auguadri, via Lucini e via Gallio; Soluzione 4 Istituzione del doppio senso di circolazione in viale Lecco con l’apertura di via Nazario Sauro, doppio senso di circolazione in viale Battisti, Cattaneo, Varese e Cavallotti, realizzazione delle rotatorie in piazza del Popolo, in via Grandi e in viale Cavallotti, uscite anche da via Auguadri, via Lucini, via Gallio e via Italia Libera».
«In vista della riqualificazione del lungolago e la cresciuta attrattività turistica della città credo sia giusto interrogarsi sulle potenzialità e criticità di uno spazio importante, il più panoramico e scenografico di Como – precisa l’assessora alla Mobilità Daniela Gerosa –. Non ci sono decisioni già prese, c’è una riflessione, serena, da aprire con tutti, con l’aiuto di dati che sono stati raccolti su base scientifica. Nessuno ci obbliga a prendere una strada piuttosto che un’altra. È una possibilità che abbiamo e che riguarda uno spazio simbolo che racconta l’immagine della nostra città nel mondo».
«Nessuno scenario prevede una chiusura del lungolago dalle 7 alle 9 – prosegue Gerosa –. Al di là di questa limitazione, abbiamo però la possibilità di immaginare giorni e ore in cui il lungolago potrebbe essere senz’auto. È altresì vero che tutte le ipotesi di Ztl presentate prevedono anche un ridisegno delle corsie preferenziali. I costi e i benefici di tale operazione andranno soppesati e valutati. Non dimentichiamo, inoltre, che tutti gli interventi infrastrutturali previsti, potranno difficilmente essere sostenuti dal solo Comune, per lo meno nei prossimi anni, visti i bilanci di cui disponiamo» (lo studio). [md, ecoinformazioni]
Lucini: «Ci siamo conformati alle indicazioni di Anac e abbiamo approvato una proposta per rimodulare la terza perizia di variante. Gli uffici dovranno rielaborarne il progetto tenendo presente le indicazioni avute». Ridimensionati quello che non è opera idraulica e la sorpresa geologica.
Il Comune di Como ha inviato ulteriori comunicazioni all’Autorità nazionale anticorruzione da cui ora ci si aspetta una nuova risposta. «L’ente, a conclusione dell’attività istruttoria avviata sul cantiere del lungolago, ha trasmesso lo scorso luglio a Palazzo Cernezzi le risultanze dell’indagine, muovendo rilievi critici sulla progettazione originaria e sulle conseguenti soluzioni giuridico-amministrative prospettate dalla perizia di variante – ricorda Palazzo Cernezzi –. I termini per presentare le controdeduzioni scadevano ieri 5 ottobre. E ieri il Comune ha trasmesso la propria documentazione, scegliendo, appunto, di “conformarsi” alla linea indicata».
«I tempi? Stiamo facendo in modo che i tempi siano stretti ma non posso fare previsioni – dichiara il primo cittadino Mario Lucini –. Dal primo giorno del mio mandato, ogni giorno il lungolago è il primo pensiero e quello che ho messo davanti a tutto è sempre stato l’interesse collettivo e pubblico».
Entrando nei particolari: «Il percorso di adeguamento prevede da un lato uno stralcio più cospicuo delle lavorazioni non direttamente inerenti gli aspetti idraulici e strutturali da appaltare a parte (per un ammontare di circa tre milioni di euro) e una diversa allocazione delle voci di variante con un significativo ridimensionamento di quelle originariamente attribuite alla “sorpresa geologica”». «Con le modifiche previste intendiamo recepire le indicazioni volte a rispettare i limiti quantitativi e qualitativi previsti dalle norme per le perizie di variante» precisa Lucini.
Gli errori progettuali sono sempre un punto centrale e la loro entità «sarà meglio definita nel percorso di rielaborazione della perizia». «Nei confronti della società che aveva validato il progetto sono già state intraprese le debite iniziative – precisa Lucini –. Per i progettisti ed eventuali altri soggetti, l’attivazione di azioni di responsabilità è rinviata a successivi e separati provvedimenti dopo l’approvazione della variante».
Per il futuro: «Per poter ripartire dovremo aspettare la chiusura dell’istruttoria. Gli uffici da oggi possono cominciare ad apportare le modifiche prospettate ad Anac ma è evidente che prima di approvare la perizia di variante dovremo aspettare le loro indicazioni – aggiunge il sindaco comasco –. È importante distinguere due aspetti: il primo è legato alla risoluzione del problema e al riavvio dei lavori, l’altro è legato alla questione giuridica su quanto è avvenuto nel passato. Meno si sovrappongono le due cose meglio è. La fondatezza, correttezza e necessità dei contenuti tecnici da noi apportati è riconosciuta da Anac. Azzerare tutto e ripartire da zero era meglio? Nell’interesse della città non sarebbe stata la scelta giusta. Azzerare tutto avrebbe, infatti, comportato un aumento di costi e tempi. A parità di scelte, legittime, era ed è nell’interesse pubblico individuare un percorso per chiudere quanto prima i lavori». [md, ecoinformazioni]
Lucini afferma: «Non mi interessano le medaglie politiche e poco mi interessa tutelare la mia immagine di sindaco. Ho la responsabilità di risolvere il problema e non di buttare a mare tutto quanto». Il Comune ha 40 giorni per le controdeduzioni.
«Il primo dato consolidato è che nel 2012 non si poteva girare la chiave e far ripartire i lavori. Il progetto aveva delle lacune e dal punto di vista tecnico la strada da noi intrapresa è giusta tant’è che è confermata la fondatezza, correttezza e necessità dei contenuti tecnici da noi apportati» dichiara il sindaco di Como Mario Lucini dopo l’arrivo della relazione dell’Anac a conclusione dell’attività istruttoria sul cantiere del lungolago. Un documento che, ammette Palazzo Cernezzi: «Muove rilievi critici sulla progettazione originaria e sulle conseguenti soluzioni giuridico-amministrative prospettate dalla perizia di variante».
«Politicamente sarebbe stato forse più facile azzerare tutto e ripartire da zero ma nell’interesse della città non sarebbe stata la scelta giusta. Azzerare tutto avrebbe, infatti, comportato un aumento di costi e tempi. A parità di scelte, legittime, era ed è nell’interesse pubblico individuare un percorso per proseguire – prosegue Lucini –. Con i “se” e i “ma” è sempre facile fare tutto. Il lungolago è il mio primo pensiero, ogni giorno e quello che ho messo davanti a tutto è sempre stato l’interesse collettivo e pubblico. Non mi scoraggia questo ulteriore scoglio. A me interessa risolvere la questione per la città; non mi interessano le medaglie politiche e poco mi interessa tutelare la mia immagine di sindaco. Ho la responsabilità di risolvere il problema e non di buttare a mare tutto quanto. Non sarei mai partito con questo cantiere ma sento la responsabilità di arrivare ad una soluzione».
Per questo è escluso l’azzeramento dei rapporti con la ditta appaltatrice: «Mandare a casa Sacaim voleva e vuol dire, bandire una nuova gara con prezzi tutti da aggiornare, aprire contenziosi con l’impresa ma anche con la Corte dei Conti e la stessa Anac».
Ora il Comune di Como può presentare istanza di audizione di fronte al Consiglio dell’Anac, con 40 giorni per la presentazione di controdeduzioni.
«La perizia di variante è stata inviata prima della sua approvazione e quindi ci sono i margini per correggere il provvedimento e legittimarlo» precisa il sindaco, che sottolinea come l’averla mandata prima dell’approvazione sia servito anche per rilevare eventuali criticità, normalmente all’Anac viene mandata a perizia approvata.
«Incontreremo a breve la Regione e insieme si valuterà il percorso giusto per arrivare ad approvare una perizia di variante legittima», infatti il primo cittadino comasco ha contatto il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni: «Ci siamo sentiti per telefono e abbiamo condiviso l’esigenza di continuare a lavorare per trovare una soluzione. Purtroppo raddrizzare una cosa storta è complicato, da noi, in Italia, ancora di più». [md, ecoinformazioni]