Francuccio Gesualdi per Oltre lo sguardo

Quale è lo stato dell’informazione in Italia? Come informarsi e esprimersi sulla crisi economica in corso? Queste le domande a cui Francesco Gesualdi, coordinatore del centro Nuovo Modello di Sviluppo e allievo di Don Milani ha voluto dare una risposta, nell’incontro Sotto la notizia niente, della rassegna Oltre lo Sguardo Incontri. Un dibattito molto seguito, che ha suscitato numerosi  interventi del pubblico e ha sollevato numerose questioni anche riguardanti la crisi economica che stiamo vivendo.Francesco Gesualdi, meglio conosciuto come Francuccio, negli ultimi anni ha realizzato per il centro Nuovo Modello di sviluppo, che da tempo svolge lavori di ricerca sulle imprese e consumo critico, uno studio proprio dedicato al tema dell’informazione. Ha pubblicato infatti nel 2011 I mercanti della notizia. Guida al controllo dell’informazione in Italia, libro che contiene un’analisi delle più potenti famiglie italiane e delle istituzioni che hanno interessi sia nel campo dell’informazione, sia in economia e politica. Durante la serata infatti sono stati proiettati in sala grafici e diagrammi delle sue ricerche che hanno delineato il quadro complesso e drammatico della situazione. È stato mostrato, dati alla mano, che le famiglie italiane più importanti hanno ramificati intrecci di interessi nell’editoria, ma anche in  finanza, e che spesso questi interessi orientano scelte editoriali, condizionando quindi l’informazione. «Gli italiani che si informano tutti i giorni sono solo il ventotto per cento, coloro che si informano utilizzano prevalentemente la televisione e solo il tredici per cento degli Italiani vi affianca la lettura di almeno un quotidiano». Ma le emittenti televisive più viste o  sono gestite da imprese, da famiglie o sottostanno a un controllo amministrativo, come il caso della Rai. Anche le principali testate giornalistiche sono possedute da imprese private e da famiglie con interessi presenti anche nel settore industriale e bancario, e questo condiziona l’informazione. «Se, per esempio, si dovesse discutere in un giornale della liceità o meno della privatizzazione dell’acqua, le testate giornalistiche con interessi nel campo, per esempio, saranno restie a esprimere una posizione contraria». Anche la pubblicità interviene nel condizionamento dell’informazione. Gli introiti delle testate giornalistiche dipendono per il 66% dalla pubblicità, e quelli della Rai per il 33%. Questo si traduce spesso nella ritrosia a pronunciare critiche verso gli interessi degli inserzionisti. L’informazione oggettiva secondo Gesualdi è fondamentale perché «Ricordiamoci che l’informazione ha il potere di alimentare o di distruggere una democrazia, poiché senza una informazione oggettiva si può arrivare a manipolare il pensiero della gente». Cosa può quindi fare un cittadino per informarsi in maniera oggettiva e per far sentire la propria voce? Gesualdi ha dato alcuni suggerimenti, innanzitutto «selezionare le notizie senza perdere tempo con i pettegolezzi, informarsi da più fonti, informarsi sui proprietari e gestori della fonte d’informazione di cui si fruisce, privilegiare mezzi di informazione espressione della società civile, come Altraeconomia, Valori, Sbilanciamoci etc..». Questi sono alcune delle proposte che ogni singolo può fare. A conclusione dell’intervento è seguito un lungo dibattito, molto partecipato, che ha sollevato molti problemi, riguardanti sia l’informazione che lo stato economico dell’Italia e il pagamento del debito pubblico. Nel corso del dibattito dal pubblico è emerso che l’informazione via web potrebbe essere un canale importante per la libertà di informazione, proprio perché attraverso internet è possibile sia fruire di un’informazione critica che fare attivamente informazione. Riguardo al pagamento del debito, secondo Gesualdi «una riduzione di esso avviene o continuando a tagliare, oppure vendendo il patrimonio pubblico. È sbagliato però che per il pagamento del debito noi dobbiamo perdere i nostri beni comuni». «Oggi l’attenzione è concentrata nel pagamento degli interessi del debito pubblico, e il 5% del Pil viene impegnato per pagare gli interessi. Tuttavia solo il 5% del debito pubblico appartiene alle famiglie italiane». Per prendere posizione su questo è importante per Gesualdi fare un’analisi approfondita di come si sia formato il debito, e di fare una attenta analisi delle strategie valide per poterlo pagare. Il dibattito si è concluso dopo più di un ora di interventi. [Matilde Aliffi, ecoinformazioni]

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